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-Processo del lavoro e staff leasing,così il governo calpesta i diritti-
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Roberto Farneti
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Dalle deroghe ai contratti nazionali, previste dal nuovo modello contrattuale su base aziendale o territoriale, alle deroghe individuali imposte dai datori di lavoro con il ricatto dell’assunzione, precludendo al lavoratore la possibilità di dimostrare ciò davanti a un giudice. E’ questa l’ultima terrificante arma che il governo si appresta a consegnare nelle mani delle imprese. Da ieri infatti, nel silenzio dell’Aula del Senato, è iniziato l’esame del disegno di legge delega 1167, che - in mezzo ad un mucchio di altre cose, compresa la riorganizzazione di alcuni enti come la Croce Rossa - contiene anche importanti modifiche al processo del lavoro. Novità che hanno suscitato l’ira della Cgil. Ne parliamo con Fulvio Fammoni, segretario confederale e responsabile per le politiche del lavoro. Qual è l’aspetto più preoccupante di questo ddl 1167? Perché la Cgil ne dà un giudizio così duro? Il nostro giudizio per ora è limitato alle norme relative al mercato del lavoro, sapendo che in questo testo, lasciato per lunghi mesi a dormire in Parlamento, era presente un punto che avevamo già discusso e che avevamo giudicato particolarmente grave, ossia le norme di modifica del processo del lavoro. Abbiamo poi scoperto che, nel corso della discussione parlamentare, non ci si è fermati lì e si è inserito nel provvedimento anche la riesumazione dello "staff leasing", una delle tante tipologie di lavoro previste dalla leggge 30 e che nel 2008 erano state cancellate. Con il ddl 1167 sono state inoltre riportate in vita alcune deleghe di quel periodo che il governo aveva fatto scadere. Una decisione che ci preoccupa, poi spiegherò il perché. Ci allarma anche il fatto che verosimilmente l’iter al Senato avrà tempi ristretti, perché alla porte dell’Aula preme il processo breve. Ora analizziamo i punti di merito. Partiamo dallo staff leasing. Puoi spiegarci di che si tratta e perché siete contrari? Lo "staff leasing" è un meccanismo per cui un lavoratore dipendente di una agenzia interinale, o anche un gruppo di lavoratori, possono rimanere "in affitto" presso un’altra azienda anche per tutta la vita, finché dura quel rapporto commerciale, senza mai diventare dipendenti dell’azienda presso cui svolgono la loro opera. Con i problemi che questo comporta dal punto di vista del mancato accesso a premi di produzione o ai benefit di carattere aziendale. Senza contare che, quando il padrone non è quello per cui si lavora, viene meno anche la stessa possibilità di agire con i propri compagni per rivendicare diritti... Questo noi della Cgil cerchiamo di farlo lo stesso, certo per chi si trova in questa condizione è più difficile. Lo scarso utilizzo dello staff leasing dal 2003 al 2008 dimostra che le stesse imprese non lo considerano utile. Sembra una norma rispolverata più per ragioni ideologiche... Come molti dei provvedimenti di questo governo. Ma il punto più politicamente rilevante del ddl 1167 - e anche il più grave - è quello delle modifiche al processo sul lavoro. Perché? Sono modifiche che fanno parte di un progetto, annunciato a inizio di legislatura, di deregolamentazione delle norme del lavoro in Italia, progetto che ha avuto varie tappe. Prima si sono reintrodotte tutte le norme di lavoro più precarizzanti - alla faccia della discussione sull’importanza del posto fisso, che è durata 48 ore all’interno della maggioranza di governo - poi si è tentato di inserire la deregolamentazione dei contratti nazionali di lavoro. Adesso si arriva alle norme sul processo del lavoro, cercando sostanzialmente di far pronunciare il giudice unicamente sulla legittimità degli atti formali, sottraendo al dibattito il merito delle singole questioni. In questo modo il governo tenta di rendere operativo un istituto della legge 30, fin qui pochissimo usato, che consente a una commissione di certificare norme contrattuali diverse dal contratto nazionale di lavoro sulla base di quello che viene presentato come un "libero accordo" tra il datore di lavoro e un suo dipendente. Facciamo un esempio concreto di quello che potrebbe accadere. Un datore di lavoro, in cambio dell’assunzione, potrebbe costringere un lavoratore - che tra i due, non dimentichiamolo, è la parte debole - a sottoscrivere clausole capestro, del tipo "se c’è un certo numero di assenze scatta il licenziamento"; oppure fargli dichiarare di avere scelto lui di essere assunto con partita Iva o con contratto di collaborazione perché non vuole essere dipendente. Prima il giudice poteva contestare queste norme, se le considerava illegittime. Adesso dovrà prenderne atto. Su questo Cisl e Uil non hanno niente da dire? Chiedilo a loro. Ci sono altri aspetti di questo ddl che contestate? La riapertura delle deleghe per 24 mesi, compresa quella sugli ammortizzatori sociali. Temiamo si voglia utilizzare la scorciatoia di un decreto legislativo già approvato, e quindi sottratto alla discussione parlamentare, per inserire le norme del Libro Bianco. Per sostituire cioè un meccanismo universale, con ammortizzatori differenziati per settori di attività e collocazione geografica delle persone.
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