Concerti in ritardo, una questione di stile
 







di Rosario Ruggiero




Sono vari gli elementi che entrano in gioco nella fruizione di un concerto musicale, avvilendolo o impreziosendolo. Alcuni sono strettamente personali, come la stanchezza, lo stato di salute più generale o preoccupazioni di ogni tipo, che possono ridurre o addirittura privare lo spettatore della migliore condizione di spirito per godere della musica; altri sono più oggettivi, come l’acustica della sala, la comodità del sedile, la bellezza architettonica e decorativa del luogo, che possono conferire talvolta anche una particolare magia all’evento musicale. Chiese monumentali, per la percezione, ad esempio, della musica sacra, che riesce anche ad essere esaltata dal riverbero delle mura, il quale ispessisce, prolunga i suoni ed amalgama più corposamente i timbri dei vari strumenti, possono rivelarsi scrigni sonori di suggestioni musicali intense ed indimenticabili, mentre lo sguardo è avvinto da un’arte ovunque intorno, ispirata e coinvolgente, e dall’atmosfera di misticismo che aleggia e penetra nel più profondo dell’animo. Gli stessi teatri, hanno poltrone comode, il palcoscenico collocato perché l’osservazione non sia impedita a nessuno, la sala al buio durante le esibizioni affinché l’attenzione del pubblico non venga disturbata ed un’acustica opportunamente studiata. A tutto ciò un attento organizzatore di concerti bada, e deve badare, per quanto gli è possibile. Ma proprio perché l’evento concertistico, checché superficialmente sembri, non è goduto grazie solo al senso dell’udito, ma pure a quello della vista e di tutti gli altri, graveolenze e profumi, maggiore o minore comodità della poltrona, temperatura ambientale e quanto più incidendo in maniera non sempre trascurabile, non va tralasciata una importante modalità di svolgimento: l’inizio dello spettacolo, puntuale o, come succede, anche in sensibile ritardo.
Personalmente ho avuto numerose esperienze di concerti, come protagonista o come semplice spettatore, nei
contesti più svariati e per i pubblici più diversi. Ebbene, un fenomeno che mi ha colpito particolarmente è l’atteggiamento di alcuni pubblici che ho visto arrivare disordinatamente, poche persone in buon anticipo sull’orario di inizio, alcune puntuali, altre, talvolta non poche, in ritardo. Da qui l’uso di differire l’inizio dello spettacolo per dar modo anche ai ritardatari (quanto volontari o meno e poi cosa da vedere) di assistere sin dall’inizio. Se il pubblico in ritardo è assai poco, è facilmente pensabile che abbia subito qualche inconveniente, in tal caso, per una valutazione di quantità in gioco, sarebbe buona cosa che il concerto iniziasse puntualmente, perché il danno cadesse sul minor numero di persone. Se, diversamente, il pubblico in ritardo è numeroso, è più facilmente pensabile che una buona parte di esso sia così abituata ad intendere la puntualità e quindi ancora, ma stavolta per una questione di giustizia, sarebbe buona cosa che il concerto iniziasse come stabilito, perché non venga incoraggiato un atteggiamento scorretto per la collettività e non vengano penalizzate le persone più rispettose.
Ma, al di là di ragionamenti etici o funzionali, l’inizio in ritardo dei concerti ha una reale ripercussione sul migliore godimento di essi. L’uomo è, infatti, spiritualità vincolata dalla materia e l’indole più serena e tollerante avrà pur qualche fatica e difficoltà a mantenere il suo atteggiamento olimpico se particolarmente affamata, assetata o privata del sonno. Chi è che, non bevendo da giorni, per un piccolo bicchiere d’acqua non inclina ai comportamenti in altri momenti anche più ingiustificabili? In simili frangenti questo valiamo: un semplice bicchiere d’acqua. Così, una cosa è ascoltare musica comodamente seduti su di un’ottima poltrona, nel gradevole tepore di una bella sala accogliente, ed un’altra è ascoltare gli stessi suoni assisi su cocci di bottiglia, battendo i denti per il gelo e continuamente importunati. Sono certo due casi estremi,
ma anche le vie intermedie influiscono sulla nostra disposizione, ed il fatto che non ce ne avvediamo coscientemente non significa che non avvenga.
Gli psicologi usano il termine subliminale per intendere incidenze sul nostro stato d’animo che avvengono impercettibilmente, poco alla volta, senza che quasi ce ne accorgiamo. Sì, oggi siamo avvezzi alle violente emozioni propinate dai mezzi di comunicazione di massa, ma non significa che siano le più forti e profonde. L’incontestabile bellezza della natura sovente agisce su di noi in maniera subliminale e, uscendo da una caotica metropoli e conquistando sereni spazi agresti, l’animo nostro muta disposizione, ma pian piano, sì che talvolta ne prendiamo coscienza piena solo dopo un bel po’. Similmente la migliore arte talvolta entra dentro di noi, conciliandoci con la vita e con il mondo, senza che quasi ce ne accorgiamo. Al contrario, la scomodità, il disagio, le lunghe attese dalla fine imprevedibile, ci rendono via via insofferenti,
mal disposti ed incattiviti. Dopo una lunga attesa che troviamo difficile da comprendere e giustificare, il concerto, con le sue finalità di addolcirci l’anima, inizierà ad agire con più fatica. Se si pensa che mediamente uno spettacolo musicale dura circa due ore, ma dopo quasi un’ora dall’inizio è previsto un intervallo perché il pubblico possa muoversi liberamente e un po’ si riposi, mezz’ora in ritardo dell’inizio fa sì che dopo solo mezz’ora di spettacolo la gente che sta lì seduta già da un’ora, e per metà di quel tempo senza nulla di particolarmente interessante da dire o da fare, sia già in qualche misura stanca e più incline all’insofferenza. Provate a mettere una persona seduta in una stanza per mezz’ora senza aver nulla di particolare da fare e senza che sappia con precisione quando quella mezz’ora terminerà, a dispetto delle sue aspettative, e ditemi poi come la troverete.
Un tempo nei teatri forse la fruizione dello spettacolo era più vivace e disimpegnata di oggi, ma
ora che durante i concerti di musica classica è preteso il più religioso dei silenzi, che l’ascolto di una composizione in più brani, come una sinfonia, non venga interrotta dagli applausi, trascurare di considerare il nocumento di una forzata attesa e di un patto, l’ora di inizio dello spettacolo, non rispettato, mentre semmai sono estremamente curati tanti altri dettagli dell’accoglienza in sala, è indubbiamente una superficialità di comportamento deludente.
L’arte è armonia, precisione, accuratezza, che sprigionano un fortissimo senso di felice utilità e funzionamento di ogni cosa. Anche un buon concerto, si voglia bene osservare, nell’insieme di ogni suo momento, è sicuramente un’opera d’arte.