Gargano disastrato
 







di Pullo M. Rosaria




Nove capodogli  sono spiaggiati lungo il litorale della Foce Varano, tra i comuni di Cagnano Varano e Ischitella. 
La prima segnalazione è stata lanciata dagli uomini della Capitaneria di Porto di Vieste che hanno allertato il Centro Nazionale Studi Cetacei e il servizio Veterinario.
Nal frattempo, continuano le indagini dell’unità operativa dell’Università di Padova, per prelevare dagli animali dei campioni di tessuto da analizzare per capire quale sia stata la vera causa dello spiaggiamento.
In base alle prime analisi, si tratterebbe di capodogli Physeter macrocephalus e non sembra si tratti di soggetti malati. Varie le ipotesi avanzate sulle cause che hanno portato i 9 capodogli ad arenarsi sul litorale del gargano. Tra le più probabili qualche forma di avvelenamento, un trauma legato all’attività dell’uomo.
L’episodio dello sversamento di liquami nel mare è la metafora di tutte le violenze ambientali, compresi l’abuso
nelle costruzioni abusive. Lo sversamento di liquami  è stato riconosciuto anche come reato di "deturpamento di bellezze naturali". E’ tutta questione di "bellezza" ? Quando è sbarcata anche in Italia la contestazione ecologica, quarant’anni fa, la difesa dell’ambiente è stata praticata dai "pretori d’assalto" che sono riusciti a trovare, nelle pieghe delle leggi allora esistenti i motivi per colpire gli inquinatori. Per anni si è dibattuta la necessità di leggi per la difesa dell’ambiente e sono state formulate, o ereditate dalla Comunità europea, norme, ma sempre nel rispetto degli interessi privati ed economici, leggi che comunque mostravano la massima delicatezza verso ogni persona; leggi poi lentamente svuotate mediante deroghe, testi unici, condoni, le uniche con cui anche la parte attenta della magistratura può operare. L’inquinamento del mare, al di là della formulazione del reato, è un crimine perché tocca un delicato e fragile insieme di rapporti ecologici che coinvolgono le catene di esseri viventi presenti nel mare  e le alterazioni di tali equilibri ricadono, in forma diretta, sulla vita umana, di chi fa il bagno nelle acque inquinate, di chi consuma il pesce avvelenato dagli agenti inquinanti, dal carico di batteri e virus delle merde, dai prodotti petroliferi, dalle sostanze chimiche di rifiuto agricole e industriali, eccetera.
Un secondo punto riguarda i soldi. I reflui domestici o qualsiasi altro flusso di sostanze inquinanti che finiscono nel mare potrebbero essere trattati con adatte tecniche che fanno diminuire le sostanze inquinanti per renderle meno offensive per il mare, ma questa operazione costa dei soldi e, se venisse praticata, renderebbe più costose le merci e i servizi.
GLi  inquinatori e tutti quelli come loro che  scaricando i reflui in uno spazio che, secondo la mentalità corrente, è considerato "di nessuno", sono benemeriti difensori dell’economia, del turismo o quel che è.
Un terzo punto
riguarda la proprietà; alcuni privati offendono e si appropriano di "beni" - il mare, i fiumi, l’aria, il suolo - che sono non "di nessuno", ma che sono miei e vostri, di ciascun lettore e cittadino italiano. Non usciremo mai dalle trappole ecologiche fino a quando la normativa ambientale non riconoscerà il mare - la "bellezza" di quello del Gargano e la vita di qualsiasi mare - e tutti i beni ambientali come proprietà privata di tutti coloro che hanno il diritto di fruirne in forma pulita e non dannosa.
Questi discorsi erano abbastanza comuni e accettati quarant’anni fa, quando l’ecologia è stata scoperta come nuova forma di violazione di diritti; allora i giuristi discussero con passione sulla classificazione dei beni ambientali: come "res nullius", di nessuno, o "res omnium" e molti conclusero giustamente che proprio "res omnium", proprietà privata di tutti, erano da considerare; col passare del tempo, a furia di furbizie e compromessi, siamo arrivati al mare del Gargano 
di ieri l’altro .
Un ultimo punto, le costruzione di edifici abusivi o fuori norma, Torre Mileto, inquinano il mare.. Per farla breve, le violazioni ambientali sono inevitabili figlie della violenza del profitto e dell’interesse privato, la quale colpisce non solo i pesci che guizzano nel mare o gli uccelli che ci rallegrano col loro canto, ma colpisce gli altri esseri umani.