|
|
COP15: Tutto il mondo è qui e vi guarda!
|
|
|
|
|
|
|
|
|
La resistenza che da questa mattina i Paesi Africa e del G77 hanno messo in atto, rifiutandosi di partecipare ai gruppi di lavoro e alla Plenaria della COP15, per protestare contro le pressioni subite per chiudere un cattivo accordo sul clima, dimostrano che questi negoziati tanto preziosi per la sopravvivenza del pianeta sono appesi... ad un filo di saggezza! I Paesi più ricchi vogliono chiudere con il protocollo di Kyoto e disattendere gli impegni internazionali assunti con il Bali Action plan e questo è un oltraggio per i loro cittadini, oltre che per l’intelligenza di chi li guarda con speranza e fiducia nella responsabilità che i loro incarichi dovrebbero portare con se’. Dobbiamo spingerli a rispettare i loro impegni. E’ per questo che la rete ampia che vede insieme a Copenhagen la Coalizione Climate justice now! e la Climate Justice Network - rapresentative di realtà diverse come contadini, produttori, lavoratori, ong, organizzazioni ambientaliste e movimenti sociali di tutto il mondo - e che ha dato vita alla grande manifestazione pacifica di sabato convoca una giornata di mobilitazione per il 16 dicembre prossimo, perché a Copenhagen, come in tutto il pianeta, si raggiunga un buon accordo vincolante e impegnativo per dare anche a se stessi una possibilità concreta di futuro. "Per la prima volta - afferma Maurizio Gubbiotti di Legambiente - un appuntamento della Conferenza delle Nazioni Unite sul clima, vede insieme tante persone diverse, di Paesi e con responsabilità diverse, a chiedere di partecipare con responsabilità e attenzione a questo processo decisionale sul futuro del pianeta e a chiedere che la propria voce venga ascoltata. E’ il segno che questo non è un appuntamento come gli altri, e che la loro preoccupazione, raccolta e condivisa da tanti leader internazionali del Sud, non può rimanere senza una risposta adeguata. I nostri Governi devono rispondere, con più fondi e con una capacità di leadership adeguata a questi problemi". "Sono anni - sottolinea Alberto Zoratti dell’organizzazione equosolidale Fair - che nel rapporto quotidiano con le organizzazioni di tutto il mondo realtà e comunità anche piccole si trovano a doversi soccorrere a vicenda perché colpite da uragani oppure da siccità improvvise. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono davanti ai nostri occhi, nelle mail che ci scambiamo, nei progetti che costruiamo insieme. Eppure i Governi di tanti dei Paesi colpiti oggi denunciano che non c’è posto, nei negoziati ufficiali, per le loro preoccupazioni, per le loro richieste. Non c’è posto per queste testimonianze che qui a Copenhagen stanno facendo aprire gli occhi a tutti sul nostro clima che cambia". La giornata del 16 e l’Assemblea dei Popoli convocata per quel giorno ci vedrà protagonisti: testimoni, storie, esperienze, che nelle istituzioni e fuori, a Nord e a Sud, stanno lottando per mettere i diritti prima dei profitti, con esperienze concrete di gestione del territorio e di condivisione dei beni comuni.·
|
|