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Re Silvio usa le tessere del Pdl come biglietti di auguri di buone feste. Felice Natale, e anche tu fai parte del grande Popolo delle libertà. La cosa - va da sé - fa discutere. Ma a caval donato non si guarda in bocca, le tessere regalo arriveranno, con buona pace di chi ancora si scandalizza di fronte all’ennesima operazione di marketing. Di più: dall’autore dell’ormai celeberrimo "meno male che Silvio c’è", arriva l’annuncio di una nuova canzone natalizia in onore del re. Il musicista veronese Andrea Vantini ha già pronta una bozza di testo: «Se è un desiderio del presidente del Consiglio, non si può che realizzarlo». La metrica è ancora zoppicante, ma Vantini assicura che rimedierà. Il Pdl è bello e grande perché è vario. Tutti per uno e Berlusconi per tutti. Ma «il partito non è una caserma», assicurava qualche tempo fa Gianfranco Fini. Sono le stesse parole che usa oggi Pierluigi Bersani, costretto ad alzare la voce di fronte alla vivace discussione interna che si è aperta nel Partito democratico dopo le ultime uscite di Massimo D’Alema. Il deputato di Gallipoli - per chi non lo sapesse - ha fatto capire che con Berlusconi si deve trattare. D’Alema continua a rivendicare la giustezza politica della bicamerale del 1997, usa il termine «inciucio» con la stessa naturalezza con cui si parla del tempo o del campionato di serie A prendendo un caffè al bar. La polemica nel Pd raggiunge subito livelli di guardia, così il neo-segretario Pierluigi Bersani si sente in dovere di dire la sua. E’ o non è il segretario eletto dalla maggioranza degli iscritti e poi dalla maggioranza del popolo delle primarie? «Secondo le sensibilità - spiega Bersani - ci sono variazioni sul tema. Ma la linea è questa: niente leggi ad personam, confronto trasparente in Parlamento e nelle commissioni». Sarà, certo è che nel gran partito democratico la franca discussione in corso da almeno vent’anni fra i sostenitori dell’onorevole di Gallipoli e i fan dell’ex sindaco di Roma Walter Veltroni continua. Il Pd non è bello se non è litigarello, peccato solo che da queste parti non ci siano cantautori pronti a raccogliere la sfida di Vantini. Tant’è. Nel Pd si discute, per forza di cose anche delle vicine elezioni regionali, soprattutto di quanto sta accadendo in Puglia. Sul tacco dello stivale una parte del partito democratico sostiene l’autocandidatura che il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola (Sinistra, ecologia e libertà), ha annunciato alcune settimane fa, e un’altra vuole lavorare per l’allargamento della coalizione a Udc e Idv, partiti che sul nome di Vendola hanno posto il veto. L’allargamento della coalizione viene sostenuto e auspicato, tra gli altri, da D’Alema, a sostegno della candidatura di Vendola si sono apertamente schierati quasi tutti gli attuali assessori regionali del Pd. Da giorni si fa il nome del sindaco di Bari e presidente regionale del Pd, Michele Emiliano, come possibile candidato governatore in grado di avere il gradimento sia dell’Udc che dell’Idv. Il problema è che la partita sembra congelata a centrocampo. L’unica notizia delle ultime settantadue ore è che non ci dovrebbero essere le primarie. Per il resto, arrivederci a Natale e alla novella che potrà essere buona o cattiva, a seconda dei punti di vista. Dalla Puglia a Roma, per un argomento sempre scottante come quello delle riforme. Si fa sentire Giorgio Napolitano, ancora una volta. Il capo dello Stato rilancia il suo appello a una «larga condivisione», invoca un «ripensamento» dopo l’aggressione al premier, denuncia la mancanza di un «clima propizio» tra maggioranza e opposizione. E ribadisce la necessità di un maggior «rispetto delle istituzioni». Il presidente della Repubblica rivolgendo gli auguri alle alte magistrature dello Stato, fa il punto della situazione politica nel nostro paese. Bravo Napolitano, bene Napolitano, viva Napolitano: il coro del mondo politico è fotografia nitida del teatro del potere. |
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