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Traffico illecito sullo smaltimento dei rifiuti: 166 indagati |
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Smantellata in Calabria un’organizzazione dedita alla raccolta illegale e successivo recupero e smaltimento di rifiuti speciali anche pericolosi costituiti da rottami ferrosi. L’operazione condotta questa mattina dai carabinieri del Nucleo operativo ecologico (Noe), in collaborazione con i militari della Compagnia di Lamezia Terme, è stata denominata ’Acciaio sporco’. Le persone indagate sono complessivamente 166 e i reati contestati vanno dall’attività organizzata per il traffico illecito di rifiuti alla gestione non autorizzata di rifiuti e altri reati ambientali. Inoltre, sono stati posti sotto sequestro un’azienda e numerosi veicoli (trattori stradali e semirimorchi). Dalle indagini è emerso che attorno all’impresa ’’Palmieri Francesco’’, che ha sede nel centro del catanzarese, ruotava una fitta rete di conferitori di rifiuti speciali pericolosi e non, ramificata a livello regionale. In tutto 96 aziende, tra cui sette enti pubblici e 21 soggetti privati. La ditta del lametino è autorizzata alla ’’raccolta e trasporto di rifiuti speciali non pericolosi prodotti da terzi’’ ma in realtà, secondo gli investigatori, era a capo di una vera e propria organizzazione finalizzata al traffico illecito di rifiuti speciali, in particolare dedita alla commercializzazione all’ingrosso di rottami ferrosi. Lo stesso titolare della ditta, Francesco Palmieri, risulta amministratore unico della società ’’Ecofuturo srl’’ con sede a Lamezia Terme e operante nel campo del commercio all’ingrosso di rottami ferrosi. Secondo i militari del Noe veniva utilizzata di fatto unicamente come ditta trasportatrice della materia prima seconda (Mps) illecitamente prodotta. I materiali ferrosi venivano attestati come Mps metre in realtà non hanno tale qualifica. Gli indagati hanno raggiunto il duplice profitto di evitare gli oneri dovuti per legge sul recupero o smaltimento dei rifiuti prodotti o raccolti, oltre al guadagno cospicuo della successiva vendita dei rifiuti qualificati come Mps per l’industria siderurgica. Nello specifico, secondo gli investigatori, accadeva che i macroconferitori, indicati quali produttori/detentori iniziali dei rifiuti, provvedevano in proprio alla raccolta ed al primo trattamento di ingenti quantitativi di rottami ferrosi. Questi rifiuti speciali pericolosi e non, classificati con codici Cer (Codice Europeo Rifiuti) di comodo venivano successivamente avviati, accompagnati da formulari di identificazione rifiuti (Fir), alla ’’Palmieri Francesco’’ (nella maggior parte dei casi con vettori di proprietà della stessa società) per il loro successivo ulteriore trattamento, operazione per la quale è stato falsamente attestato il possesso delle necessarie autorizzazioni. La ’’Palmieri Francesco’’, difatti, nonostante la totale mancanza dei necessari titoli autorizzativi e la carenza delle specifiche tecnologie/capacità richieste, ha realizzato presso la propria sede legale un vero e proprio impianto adibito al trattamento (consistente nella mera riduzione/adeguamento volumetrico e soprattutto miscelazione) di ingenti quantitativi di rifiuti speciali pericolosi e non (costituiti per lo più da veicoli fuori uso, parti di veicoli, Raee, rottami ferrosi in genere, e altro). La stessa ditta, successivamente, attestando la illegittima produzione di Mps provvedeva alla sua commercializzazione (verso imprese compiacenti individuate in Sicilia, Puglia, Basilicata e Campania), con il conseguimento di ingenti ed ingiusti profitti. Il Tribunale di Lamezia Terme ha disposto gli arresti domiciliari per Francesco Palmieri, l’obbligo di dimora per 7 dipendenti della ditta omonima, la misura dell’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria per 10 persone, il sequestro dell’impresa ’’Palmieri Francesco’’ e di 39 veicoli per un valore di 15 milioni di euro. Adnkronos |
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