|
|
Roma, contro il piano casa occupato l’assessorato |
|
|
|
|
Daniele Nalbone
|
|
|
|
Occupato l’assessorato alla Casa del Comune di Roma. Ieri mattina oltre trecento persone, sfrattati, senza casa, assegnatari di alloggio popolare in perenne attesa e attivisti dei movimenti di lotta per la casa hanno preso possesso degli uffici dell’assessore, nonché europarlamentare, Alfredo Antoniozzi. -Non è un’occupazione simbolica- spiegano i portavoce della Rete romana per il diritto all’abitare -e, soprattutto, è un’occupazione ad oltranza-. Mentre Liberazione va in stampa, infatti, decine di persone sono ancora all’interno dell’edificio mentre in strada, dove dal 23 dicembre è stata allestita una tendopoli per denunciare il lassismo politico in tema di emergenza abitativa, oltre duecento persone sono a presidio dell’assessorato. Dal tetto degli uffici di Lungotevere dè Cenci, dove dalle 10 di ieri mattina stazionano diversi attivisti, sono stati calati quattro striscioni. Il più significativo: "A Roma per avere casa serve un miracolo". La protesta che da ieri mattina sta paralizzando il traffico sul Lungotevere ha intanto portato i primi frutti: dopo poche ore è infatti arrivata notizia che la Giunta comunale ha annullato il consiglio straordinario di lunedì prossimo in cui si sarebbe dovuto approvare, -ma sarebbe meglio dire imporre- precisano dalla Rete per il diritto all’abitare, il Piano Casa di Alemanno. «Hanno tentato in tutti modi di far approvare un piano casa non discusso e non condiviso con la città» spiegano Paolo Di Vetta di Asia Rdb e Luca Fagiano del Coordinamento -e siamo riusciti a fermare la forzatura rappresentata dal consiglio comunale straordinario, ma nonostante questo continueremo ad aspettare il sindaco Alemanno e l’assessore Antoniozzi all’interno dell’assessorato, presidiandone il tetto-. -Siamo con i movimenti che lottano contro l’emergenza abitativa nella nostra città e che hanno deciso di occupare l’assessorato alla Casa- spiega Fabio Nobile, portavoce della Federazione della Sinistra di Roma: -il Sindaco e la sua Giunta, che ricordo aver sbandierato in campagna elettorale numeri come 40mila case popolari, continuano a non prendere in considerazione la gravità della crisi che coinvolge Roma. Per questo è giunto il momento di alzare il livello della lotta-. Così, durante l’assemblea che nel primo pomeriggio di ieri si è tenuta dentro l’assessorato si è lanciata una mobilitazione per il prossimo 10 febbraio sotto la Prefettura mentre, all’interno di palazzo Valentini Comune e Provincia di Roma, Regione Lazio, Governo, sindacati e parti sociali si riuniranno per trovare una soluzione alla crisi nel mondo del lavoro. -"Roma si ribella alla crisi" sarà invece in piazza SS Apostoli- si legge nell’appello della Rete romana per il diritto all’abitare, dei sindacati di base, della Federazione della Sinistra e di altre realtà "in lotta", da Eutelia ai precari della scuola, -per rompere con l’idea di città che ci vogliono propinare, dove la strada maestra immaginata dalla rendita ci condanna all’emergenza permanente-. Emergenza che, quando si parla di "casa" a Roma, marcia sempre più spedita verso una vera e propria privatizzazione. La dimostrazione di questo si sta avendo proprio in relazione al Piano Casa presentato alla stampa, prima ancora che discusso in Consiglio e con la città, già lo scorso 18 novembre. Ben quattro mesi fa. -Quel giorno, in pompa magna, il sindaco in persona, affiancato da tutta la parte di giunta competente in materia, ha presentato alla stampa qualcosa che, ad oggi, non è altro che una bozza che hanno tentato di far piovere sulla testa dei cittadini per favorire i soliti costruttori- commentano dalla Rete. Solo la dura reazione delle realtà politiche e sociali "resistenti" della città ha impedito che ciò avvenisse già lunedì prossimo. Bloccata quindi, «almeno per ora» commenta Mario Fontana del Comitato Obiettivo Casa, quella che è ormai stata ribattezzata la "delibera della vergogna" secondo la quale il Comune dovrebbe cedere alla società Cam srl ben quattro edifici tra parcheggi e servizi commerciali per un valore di 26 milioni e 827mila euro in cambio di 88 appartamenti da 50 mq da costruire (!) nella zona di Casal Bertone - Ponte Mammolo. Peccato che questi 88 appartamenti verrebbero comunque acquistati, "su carta", dal Comune per la (poco) modica cifra di 300mila euro l’uno. Eccolo il classico esempio di "privatizzazione dell’emergenza alla romana" che parla di 52.700 richieste di sfratto nell’ultimo anno (aumentate del 172% rispetto al 2007) che è passato ormai alla storia per l’aumento del 113% degli sfratti per morosità. -Ecco, quindi, che occupare l’assessorato è l’unico modo per far sì che "qualcuno" si ponga il problema dell’emergenza abitativa in questa città- commentano i portavoce dei movimenti: «Non ce ne andremo finché questa Giunta non mostrerà un impegno reale verso un piano di edilizia residenziale pubblica calendarizzando dei tavoli di discussioni veri». Il senso della protesta è chiaro: -Non accetteremo generiche buone intenzioni di incontro-. |
|