Art. 18 e Napolitano:il Colle -studia le carte-
 







Fabio Sebastiani




-Nessun orientamento già assunto-. Sull’articolo 18, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sceglie la linea della prudenza e della cautela. E ieri, subito dopo aver letto l’articolo di "Repubblica", firmato da Massimo Giannini, su un possibile rinvio alle Camere della norma, ecco una immediata nota di smentita: non c’è ancora alcun orientamento della prima carica dello Stato. -Nel rigoroso esercizio delle sue prerogative costituzionali - si legge nel testo - il Presidente esamina il merito di questo come di ogni altro provvedimento legislativo con scrupolosa attenzione e nei tempi dovuti; e respinge ogni condizionamento che si tenda a esercitare nei suoi confronti o anche attraverso scoop giornalistici-. Il messaggio è chiaro: "attenersi alle regole è la prima regola". Di questi tempi non si scherza. Napolitano intende prima sentire il parere degli esperti e poi pronunciarsi.
E se il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi aveva giocato d’anticipo
architettando con il segretario della Cisl Raffaele Bonanni la firma in calce a un documento che "escludeva" il licenziamento tra le competenze dell’arbitrato nel tentativo di ammorbidire l’impatto del ddl, il Quirinale intende evitare ogni appiglio che metta in discussione l’autorevolezza del pronunciamento.
Non a caso, ieri, tra i primi ad intervenire è stato il ministro Sacconi, di concerto con l’immancabile Cisl, che ha «sinceramente apprezzato» la nota del Quirinale. Il tentativo, questo sì, di tirare per la giacchetta Napolitano è evidente.
Sulla vicenda è tornato il portavoce della Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero, che nei giorni scorsi aveva messo in atto uno sciopero della fame (insieme alla responsabile Lavoro del Prc Roberta Fantozzi) contro il disegno di legge del Governo. «Una legge che svuota, sostituendolo con
l’arbitrato e rendendolo di fatto inesigibile, l’articolo 18 della legge 300, posto a tutela dei diritti dei lavoratori», ha detto Ferrero. -Di
fronte alla palese incostituzionalità di quel disegno di legge, ho già fatto sei giorni di sciopero della fame - ha aggiunto Ferrero - interrotto solo di fronte all’impegno preso proprio dallo stesso Napolitano in un colloquio avuto con una delegazione della Federazione della Sinistra di valutare con estrema attenzione la costituzionalità di quel testo-. -Ci appelliamo quindi di nuovo al Presidente della Repubblica - ha concluso - affinché non firmi questo disegno di legge e ristabilisca il valore delle leggi e della Costituzione che sono poste a tutela dei diritti dei lavoratori-.
Per Massimo Giannini non c’è stata nessuna «falsità». La sua, come scrive in una nota di precisazione, è stata una operazione giornalistica con tanto di approfondimento e verifica presso alcune fonti «autorevoli» all’interno del Quirinale. Anzi, da quanto si capisce, sempre dalla nota, sono state queste stesse fonti ad allertare il vicedirettore di Repubblica sulla ’contrarietà’ di Giorgio Napolitano.
Qualcuno dentro il Colle ha voluto far filtrare le indiscrezioni per mettere in difficoltà il presidente della Repubblica?