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Congo, 300 uccisi a colpi di machete
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Francesca Marretta
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Oltre trecento civili brutalmente uccisi, duecentocinquanta persone rapite, tra cui 80 bambini. E’ accaduto a dicembre a nord-est della Rdc, ma nessuno si è accorto di nulla. Ne dà conto in dettaglio Human Rights Watch (Hrw) nel rapporto "Scia di morte: le atrocità della LRA nel nord est del Congo", presentato domenica scorsa a Kampala, in Uganda. Secondo le 67 pagine dell’inchiesta di Hrw, tra il 14 e il 18 dicembre 2009, nella zona di Makombo, le popolazioni di una decina di villaggi e di campi per sfollati interni (Idp) sono rimaste alla mercè di gruppi di Lra, il famigerato Esercito di Resistenza del Signore, che per oltre vent’anni ha provocato instabilità a nord dell’Uganda, attivo ora, ma in gruppi sparsi e poco coordinati tra loro, in una vasta area che va dall’est della Rdc, a sacche di territorio in Sud Sudan, a sud-est della Repubblica Centroafricana, fino a zone a sud del Darfur, in Sudan. Qui, secondo rilevamenti dell’Ong statunitense Enough, avallati da dichiarazioni del Presidente ugandese Yoweri Museveni in questi giorni, si troverebbe, protetto dal governo di Khartoum, il leader del movimento, Joseph Kony, ricercato per crimini di guerra e contro l’umanità, come lo stesso presidente sudanese, Omar al-Bashir. Il governo di Kampala ha messo in dubbio i contenuti del rapporto di Hrw, confermati invece dalla Bbc e indirettamente dai responsabili della missione Onu in Rdc, la Monuc, che ammettono la necessità di un cambio di strategia per fermare la guerriglia di Kony. Museveni ha dichiarato che l’intelligence ugandese esclude che l’Lra abbia oggi la capacità militare di compiere stragi di tale portata, com’era in grado invece di fare fino a pochi anni fa. Una delle ragioni per cui Kampala sostiene tale posizione è che ai propri militari sono stati affidate risorse e armi, per compiere operazioni congiunte con l’esercito della Rdc (Rudia I nel settembre 2009 e Rudia II nel maggio 2009), finanziate dalla comunità internazionale, per mettere fine alle mattanze Lra, che invece, secondo le organizzazioni umanitarie continuano. Secondo i raccapriccianti dettagli nel rapporto di Hrw, in quei giorni di dicembre scorso, mentre l’esercito della Rdc (Fardc) e la Monuc erano altrove, i civili uccisi nell’area di Makombo avrebbero subito indicibili sevizie. Sarebbero per esempio stati finiti a colpi di machete mentre erano legati ad alberi. Sono morti così anche bambini, la più piccola aveva tre anni. Secondo i sopravvissuti, come tipico nel macabro cerimoniale dell’Lra, minori sono stati costretti a uccidere altri bambini a bastonate o con il panga, in un rituale di gruppo. Una sorta di iniziazione alla vita nel "bush" come soldato Lra. Secondo tale "tradizione" le ragazzine diventano "mogli", ovvero schiave anche dal punto di vista sessuale, dei ribelli adulti, a loro volta ex bambini soldato, in molti casi vittime di rapimenti in giovane età. "L’eccidio compiuto dimostra che l’Lra rimane una minaccia seria per i civili e non una forza esinta come sostengono i governi ugandese e della Rdc", ha dichiarato Anneke Van Woudenberg, una delle responsabili di Hrw in Africa. Secondo un altro rapporto sulle attività dell’Lra pubblicato dalla Ong Enough, tra il settembre 2008 e la fine del 2009 i gruppi che fanno capo al fanatico religioso, ricercato dalla Cpi, Joseph Kony, hanno ucciso a nord est della Rdc almeno 1800 civili. Secondo lo stesso rapporto, l’esercito congolese, anzichè aiutare le popolazioni dei villaggi di questa zona ricca di risorse, ma estremamente povera in quanto a condizioni di vita dei locali, ha peggiorato la situazione, rendendosi colpevole di violenze, sopratutto stupri, ma anche omicidi, forzando la smobilitazione di milizie popolari di auto-difesa. Si tratta di gruppi di civili che si difendono con oggetti rudimentali come frecce, cosa che un territorio come quello della foresta può risultare efficace. Gli indigeni si difendevano allo stesso modo anche dalle intemperanze dell’esercito. Secondo Enough, la presenza della Monuc si rivela essenziale per fermare le violenze. Ma la presenza dei peacekeeper non è certo capillare in un territorio come la Rdc, grande quanto l’Europa e in certe zone impervio. Il fatto che si siano consumate stragi mentre i caschi blu della Monuc si trovavano poco lontano ha provocato risentimento nella popolazione locale, il che si somma ad altri scandali collezionati negli anni dalla missione Onu in Rdc, come quello dello scambio di favori sessuali per cibo di alcuni anni fa. Se per fermare l’Lra, milizia che s’ispira arbitrariamente ai dieci comandamenti biblici, la presenza delle truppe Onu sarebbe essenziale, la situazione potrebbe peggiorare. Il governo di Kinshasa vuole il ritiro delle truppe Onu, che hanno sostanzialmente fallito nella missione. L’eventuale ritiro sarà discusso dal Consiglio di Sicurezza a metà aprile.
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