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Ciò che sta avvenendo in questi giorni a Napoli ci riempie di preoccupazione ed indignazione. L’esperienza di lotta contro la devastazione ambientale che si è prodotta negli ultimi anni tra Chiaiano e Marano e in tante aree della regione viene messa pesantemente sotto attacco. Alcuni attivisti sono stati oggetto di misure di restrizione della libertà, per eventi accaduti addirittura due anni fa! Il 23 Maggio del 2008 tutta l’Italia ha potuto vedere come il governo schierò contro cittadini inermi, che resistevano seduti in terra a mani alzate, centinaia di poliziotti e carabinieri. Se la Repubblica è il bene comune, se la democrazia è l’autogoverno delle persone, quel giorno è stato toccato un punto assai basso della democrazia nel nostro paese. A chi era lì, accanto a migliaia di cittadini che volevano difendere la loro terra, fu impedito di documentare, ai giornalisti furono sottratte le tele camere e fuorono oggetto di aggressione da parte della forze dell’ordine come denunciò anche la FNSI. Lo Stato d’eccezione come metodo di governo, la perpetuazione dell’emergenza come ricatto alla democrazia, ai diritti dei cittadini e alla trasparenza: nell’esibizione muscolare di quei giorni a Chiaiano è precipitata la logica che da decenni tiene in ostaggio questa terra e crea il contesto opaco in cui prosperano i rapporti tra i poteri forti e le economie criminali. La voce delle donne e degli uomini che nella sua semplice chiarezza diffidava di una democrazia da subalterni, è invece un esempio di repubblica e di protagonismo sociale, che non può essere nuovamente diffamato da una narrazione reazionaria. Il luogo comune che racconta la resistenza i n Campania contro l’avvelenamento della terra come un coagulo di "camorristi e plebaglia" è uno stanco e insopportabile refrain, un alibi perfetto per la falsa coscienza del potere. Oggi alcuni attivisti vengono messi sotto inchiesta per aver partecipato alla costruzione di quel percorso di democrazia e partecipazione civile che Chiaiano ha rappresentato e rappresenta, vengono colpiti nella loro libertà personale, mentre per lo scempio del territorio, di quel territorio, nessuno è perseguito. Per questo eravamo e saremo tutti a Chiaiano, perché il diritto al dissenso è un bene irrinunciabile e da difendere con i denti, oggi più che mai. |
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