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Sono oltre 61mila i provvedimenti esecutivi di sfratto emanati in Italia nel 2009. A fare un primo bilancio, incompleto e pertanto destinato a peggiorare, è il ministero dell’Interno: nel periodo gennaio-dicembre 2009 gli sfratti sono aumentati del 17,58% rispetto al 2008, anno in cui i numeri già parlavano di un aumento del 18% rispetto a dodici mesi prima. Un’emorragia inarrestabile a giudicare dall’andamento degli ultimi anni e che dovrebbe far scattare l’allarme all’interno del governo, soprattutto considerando che nel 2009 il numero di sfratti dovuto alla morosità ha superato quota 51mila con un’incidenza sul numero totale salita dal 79% del 2008 all’85%. Per capire, nel 2009 i soli sfratti per morosità raggiungono la cifra totale degli sfratti emessi per qualsiasi causa nel 2008. Non solo. Analizzando i dati a livello provinciale, emerge come tra il gennaio e il dicembre 2009 le zone in cui si è registrato il maggior aumento percentuale degli sfratti sono quelle maggiormente industrializzate, segno che la crisi economica, e la conseguente perdita di posti di lavoro, ha ulteriormente aggravato un problema ormai devastante. Un dato su tutti, quello della provincia di Bergamo, dove si assiste al maggior incremento percentuale degli sfratti: +337%, con ben 1097 provvedimenti di sfratto emessi. A balzare agli occhi sono poi i numeri relativi alle province col maggior numero di provvedimenti: in testa, ovviamente, c’è Roma con 8729 sfratti emessi (+15,25%), con, al secondo posto, Firenze (2895), nella quale si registra però un incremento percentuale di ben 104 punti. A seguire, Napoli (2722), Milano (2574) e Torino (2296). A livello regionale, in testa a questa triste classifica c’è il Lazio con 9622 provvedimenti (+14%), seguito da Lombardia (9364, +32,5%), Emilia Romagna (7016, +24%) e Toscana (6411, +49%). Per Walter De Cesaris, segretario nazionale di Unione Inquilini, «quelli certificati dal Ministero degli Interni sono dati agghiaccianti che non fanno altro che sottolineare la necessità di una moratoria per gli sfratti per morosità “incolpevole”, ovvero delle sentenze emesse per le famiglie con redditi bassi tali da poter dare diritto a una casa popolare, e l’attivazione di ammortizzatori sociali veri, in primis un consistente incremento del fondo sociale per l’affitto, passato dai 600 miliardi di lire del 1998 ai circa 140 milioni di euro del 2009». Per Unione Inquilini, la causa del continuo aggravarsi del problema sfratti è da ritrovarsi «nell’inerzia del governo che sta mettendo a rischio la coesione sociale nelle città e nell’inutilità delle misure fin qui varate»: basti pensare che la proroga delle esecuzioni decisa recentemente, infatti, comprende solamente la causa della finita locazione, «ormai meno del 15% complessivo degli sfratti, e che quando si parla di “social housing” come soluzione all’emergenza abitativa si pensa a un meccanismo di fondi immobiliari che non riguarda le fasce deboli e che, in ogni caso, darà i suoi frutti solo tra diversi anni». E allora ecco che alle misure immediate, gli ammortizzatori sociali, è necessario affiancare interventi di riforma strutturale: abolire il libero mercato degli affitti, «responsabile principale di una bolla speculativa che continua malgrado la crisi», un piano nazionale di edilizia popolare e «la messa a disposizione dei beni immobiliari pubblici, a partire da quelli inutilizzati e in disuso», bloccando, così, di fatto quel “federalismo demaniale” che trasformerà questi beni, come le caserme, in proprietà da alienare ai privati con le quali i comuni potranno far cassa. |
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