Intercettazioni, si stringe il cappio all’informazione
 











In nessun paese avanzato viene «considerato un crimine» l’informazione che dà conto di come procedono le inchieste giudiziarie. Franco Siddi della Fnsi è netto. «Ci sono ancora due fasi prima che venga definitivamente varato il Ddl intercettazioni. Nel caso queste norme venissero approvate arriveremo, se necessario, fino alla Corte di Strasburgo». Del resto, il "bavaglio" messo all’informazione si fa sempre più stretto. Oggi si tornerà di nuovo in piazza con un sit in promosso dalla stessa Federazione della stampa di fronte al Parlamento. Una stretta che riguarda tutti, carta stampata e tv. Dopo il via libera in commissione Giustizia del Senato, sono ora al vaglio delle Camere tutte quelle sanzioni previste per editori e giornalisti nel caso di «pubblicazione arbitraria» di indagini e intercettazioni prima dell’udienza preliminare. Il testo che è stato approvato prevede, al momento, che la pubblicazione di quegli atti comporti, per gli editori, una multa da 64.500 a 464.700 euro; per i giornalisti, invece, si prevedono condanne che vanno fino a 2 mesi di carcere o ammende da 2mila a 10mila euro, anche nell’ipotesi che si dia spazio solo ad una sintesi degli atti. Non basta, perché oltre al carcere, l’ammenda varia dai 4mila ai 20mila euro per la pubblicazione delle intercettazioni. Senza contare che è anche prevista la sospensione temporanea dalla professione. Le condanne sono previste anche per chi compie riprese e registrazioni fraudolente (il cosiddetto «emendamento D’Addario») anche se è stato leggermente modificato rispetto alla prima stesura: non verrà condannato chi compirà registrazioni o riprese per motivi legati alla sicurezza dello Stato; se si tratta di un giornalista professionista nell’esercizio del diritto di cronaca; se realizzate nell’ambito di una controversia giudiziaria o amministrativa. Comunque, la mannaia sulla libertà di informazione è stata inferta. E, come ricordano in tanti, se questa legge dovesse passare «la stessa professione giornalistica si svuoterebbe di senso e di significato». «Di inchieste come "Tangentopoli", "Bancopoli", "Calciopoli", "Vallettopoli", "Mafiopoli"... "Affittopoli". Di casi come quelli di Moggi per finire con Scajola, o di Provenzano come della clinica di Santa Rita - sottolinea Beppe Giulietti di Articolo 21 - Di questi, e centinaia di altri casi, cosa sapremmo se fosse stata in vigore la legge sulle intercettazioni che Senato e Camera si apprestano ad approvare? Praticamente niente... ».
In molti giornalisti su blog e siti continuano a denunciare di sentirsi offesi prima di tutto «come cittadini che come giornalisti». E ad alzare i toni della protesta interviene persino Sky con una nota di fuoco: «Siamo pronti - dichiara il gruppo di Murdoch - a ricorrere, se necessario, anche alla Corte europea» contro queste norme da regime. CM