Berlusconi agli italiani:-Servono nuovi sacrifici-
 







Frida Nacinovich




Michela Vittoria Brambilla punta i tacchi. La ministra dai capelli rossi dice un piccolo "no" al governo. La tassa di soggiorno per i turisti che pernottano a Roma è un’ingiustizia. -Apprendo che il sindaco Alemanno starebbe valutando positivamente l’introduzione di una tassa per i turisti, desidero manifestare la mia assoluta contrarietà-. Sul resto del provvedimento Brambilla soprassiede, non dice una parola, ovviamente è d’accordo. Flash da palazzo Chigi, in attesa della presentazione della manovra economica da 25 miliardi in due anni che il governo Berlusconi reputa necessaria. Altrimenti -l’Italia finisce come la Grecia-, l’ha detto due giorni fa Gianni Letta, l’hanno ribadito sottosegretari e ministri delle libertà. Misure così impopolari da scatenare reazioni polemiche da parte delle Regioni, dei medici, delle toghe, dei sindacati, dei dipendenti pubblici, perfino interne all’esecutivo. I tagli sono tanti, profondi, colpiscono la piccolissima ripresa di questi primi mesi del 2010, si concentrano sul popolo senza nome. Musi lunghi nella squadra di governo, volti tirati, con l’eccezione dei diletti figli del dio Po. Loro, i ministri leghisti, sembrano soddisfatti. Si sentono garantiti da Giulio Tremonti e non ne fanno mistero. -Non si toglie niente alle Regioni ed il federalismo non è a rischio-, garantisce Umberto Bossi. Il resto della truppa governativa deve obbedir tacendo, hanno parlato in Consiglio dei ministri, quel che avevano da dire l’hanno detto. Ora sono permesse solo critiche alla Brambilla, insomma tirar fuori quisquilie per non parlare di altro. Oppure il silenzio. Sono consentite solo due strade. Teso, cravatta viola, Giulio Tremonti al fianco, Silvio Berlusconi si presenta di fronte a telecamere, taccuini e registratori assortiti per spiegare al paese che c’è qualche sacrificio da fare. Però la colpa non è del governo in carica, bensì di chi lo ha preceduto. Si risale agli anni ’80 e via via si arriva al secondo governo Prodi. Tutti spendaccioni. Tranne lui. Il Cavaliere cerca di buttarla sullo scontro verbale con le opposizioni, se la prende con i comunisti (che novità), si sente spalleggiato dall’Europa che chiede di sistemare i conti pubblici. Ma è difficile, difficilissimo il compito che si è dato: far andar giù la pillola da 25 miliardi di euro agli italiani. C’è l’ennesimo condono edilizio, ci sono i tagli pesantissimi alle Regioni, perfino il governatore lombardo Roberto Formigoni ha detto che -la manovra non è sostenibile-. Ma Berlusconi tira dritto: il provvedimento è buono e giusto. Le tasse non sono state aumentate, sono stati semplicemente eliminati alcuni sprechi, la lotta all’evasione fiscale va bene e andrà ancora meglio. In definitiva il presidente del Consiglio sostiene che la nave Italia va e non calerà a picco. Tremonti lo guarda, complice, ma resta in silenzio. Quando poi prende la parola il super ministro dell’Economia scarica subito sul premier la responsabilità politica del maxi provvedimento. Tremonti segnala che una manovra così, per la sua importanza, non può che essere in primo luogo del premier. Una volta tanto Berlusconi avrebbe fatto a meno di una pubblicità del genere. Ma tant’è, ormai il dado è tratto. «La crisi è stata provocata dalla speculazione», e si tratta di «una situazione senza precedenti», spiega il Cavaliere. -La manovra è chiesta dall’Europa, i sacrifici sono indispensabili per difendere la nostra moneta-. E ancora: -Con la manovra chiediamo un atto di responsabilità ai dipendenti pubblici, i loro redditi sono aumentati rispetto a quelli privati-. Il motivo per il presidente del Consiglio sta nel fatto che -i dipendenti pubblici non rischiano di andare in cassa integrazione e sono tutelati dal posto pubblico-. La guerra fra il popolo minuto: questo il concetto base su cui muove l’azione del governo. Hai pochi soldi? Prenditela con chi ha un po’ più denaro di te. Idem sulle pensioni: -Nessun intervento sull’entità delle pensioni, chiediamo solo a chi si appresta ad andare in pensione di restare un po’ di più-.
Poi il messaggio para leghista. -Nel Sud ci sono percentuali inaccettabili di evasione- ad esempio -l’85% in Calabria e il 63% in Sicilia-. Quindi -i controlli inseriti dalla manovra sono il primo rimedio al malcostume-, sentenzia il premier. Da palazzo Chigi è tutto, fuori da palazzo Chigi c’è gran confusione, la protesta è appena iniziata.