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Allarme povertà in Palestina |
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Francesca Marretta
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I bambini palestinesi che vivono nelle aree della West Bank sotto controllo israeliano, sono afflitti da una crisi umanitaria anche peggiore di quella che colpisce i minori delle zone più disagiate di Gaza. Pare incredibile, date le chiusure imposte alla Striscia di territorio palestinese dallo Stato ebraico negli ultimi tre anni, a cui vanno aggiunte le bombe di "Piombo Fuso" a cui non è seguita ricostruzione. Eppure è messo nero su bianco in un rapporto pubblicato ieri dall’Organizzazione internazionale per i diritti umani Save the Children, finanziato dall’Unione Europea. La crisi che opprime i palestinesi residenti nelle zone della Cisgiordania, classificate, in base agli Accordi di Oslo come Area C (posta sotto controllo isreaeliano), dipende, come a Gaza, dalle restrizioni israeliane. Secondo l’inchiesta di Save the Children, intitolata "Life on the edge", normali attività come riparare fognature, case, scuole o ospedali, sono rese impossibili dalle limitazioni, ad esempio di spostamento, cui è sottoposta la popolazione palestinese. Limitazioni che si estendono all’accesso alle terre agricole in zone tradizionalmente rurali. Le conseguenze sono evidenti. Il contadino che non coltiva non mangia, nè guadagna rivendendo il raccolto. Stesso vale per chi pascola le capre da generazioni. Secondo Save the Children, la situazione in tali aree svantaggiate della West Bank è peggiorata anche a casua della mancanza di attenzione internazionale, concentrata maggiormente sui problemi (altrettanto gravi) di Gaza. I numeri parlano chiaro. Il 79% dei residenti palestinesi in Area C è malnutrita. A Gaza, dove vengono distribuiti gli aiuti umanitari dell’Unrwa, l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, la percentuale di malnutriti raggiunge il 61%. Nelle aree delle Cisgiordania controllate da Israele vive un maggior numero di bambini sottopeso rispetto a Gaza. Anche l’incidenza di patologie come la diarrea, devastante nei minori di 5 anni, o di polmonite, nelle stesse aree delle West Bank è decisamente maggiore che a Gaza. E se a Gaza le case dei palestinesi sono state distrutte dalle bombe dell’aviazione israeliana, in Cisgiordania, lo stesso lavoro, su scala minore, è affidato ai bulldozer. Le demolizioni di case palestinesi non si arrestano. Il trauma, per chi si vede la casa distrutta, è lo stesso. Lo Stato ebraico giustifica questa pratica contraria al Diritto internazionale umanitario, in base alla supposta infrazione delle leggi da parte dei palestinesi. Il governo israeliano non concede permessi edilizi a una popolazione impossibilitata a spostarsi. Le superfetazioni di edifici in cui i palestinesi vivono da generazioni, o le costruzioni senza permesso di nuove case si rendano praticamente inevitabili, a meno di vivere in assoluta promisquità. A causa di questa situazione, Save the Children conduce programmi di assistenza psicologica per i bambini della Cisgiordania traumatizzati per la perdita, insieme alla casa, di preziosi averi d’infanzia come quaderni e giocattoli. A grandi numeri la popolazione della Cisgiordania se la cava comuqnue meglio di quella di Gaza. Ma le sacche di povertà delle zone in cui vivono in particolare le popolazioni beduine, sono, come spiega il rapporto di Save the Children, drammatiche. Ieri, il Direttore dell’Ong che ha relizzato l’inchiesta sulla povertà in Cisgiordania, Salam Kanaan, ha lanciato un appello alla comunità internazionale per uno stop immediato da parte israeliana alla demolizione di case arabe in Area C e per la fine delle restrizioni di accesso alla terra ai palestinesi. Save the Children si rivolge anche all’Autorità Nazionale Palestinese, affinchè realizzi investimenti per migliorare le condzioni di vita dei residenti in Area C. Il problema resta la politica di ostruzione del governo israeliano, che paralizza ogni attività in prossimità degli insediamenti (che si trovano ovunque, a macchia di leoperdo) e in prossimità del muro, che, come ampia letteratura in materia documenta, non separa sono palestinesi da israeliani, ma palesinesi da palestinesi, permettendo a Israele di inglobare illegalmente terra. Il confronto tra Gaza e West Bank, realizzato da Save the Children, è insomma una gara a chi sta peggio. Ieri, in occasione della presentazione dell’inchiesta, Kanaan, ha dichiarato che i bambini palestinesi che vedono deteriorale le proprie condizioni di vita, non possono aspettare i tempi della politica e sperare in una ripresa dei colloqui di pace tra Anp e governo israeliano per vedere migliorare le proprie condizioni di vita. Dopo la crisi internazionale seguita al blitz israeliano sulle navi dirette a Gaza per rompere l’embargo, in cui sono rimasti uccisi nove attivisti turchi, il blocco della Striscia è stato allentato. Da ieri il numero di camion con rifornimenti per popolazione di Gaza ai valichi di confine con Israele, è notevolmente aumentato. Se la comunità internazionale non avrà la forza di intervenire, gli arabi delle aree più povere della Cisgiordania potrebbero finire per fare affidamento, per diperazione, in eventi altrettanto drammatici. |
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