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Bp si prepara a trivellare al largo delle coste libiche -e italiane- |
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Notizia anticipata dal Financial Times (da cui è tratta la piantina che vedete a sinistra): la Bp avvierà in poche settimane delle trivellazioni al largo delle coste libiche (e a circa 500 km dalle coste siciliane). Il Parlamento degli Stati Uniti ha intanto accusato la compagnia di aver favorito la scarcerazione dell’attentatore di Lockerbie, Abdelbaset Ali Mohmet al-Megrah, per aggiudicarsi questa commessa. Ad annunciare l’inizio delle operazioni è stato David Nicholas, portavoce della major britannica, il quale ha tenuto a sottolineare come la societa’ sia pronta a imparare dalla lezione del gravissimo disastro ambientale provocato nel Golfo del Messico ad aprile. L’accordo siglato tra Bp e Tripoli, risalente al 2007, prevede, a seguito delle attività esplorative, la perforazione di cinque pozzi nel Golfo di Sirte. Nicholas ha affermato che Bp sta prendendo "molto seriamente" i rischi legati alle operazioni (i giacimenti da perforare si trovano a una profondità d’acqua di oltre duemila metri, superiore a quella del pozzo sotto la piattaforma Deepwater Horizon, la cui esplosione uccise undici persone e causò la devastante fuoriuscita di greggio che ha dominato le prime pagine dei giornali negli ultimi mesi). I guai per la Bp, ad ogni modo, non sembrano voler finire. Secondo il Parlamento statunitense, la compagnia avrebbe fatto pressione per la scarcerazione, avvenuta lo scorso anno, del terrorista libico Abdelbaset Ali Mohmet al-Megrahi, considerato responsabile dell’attentato di Lockerbie, la città scozzese nei cieli della quale, nel 1998, un aereo di linea statunitense salto’ in aria insieme ai suoi 270 passaggeri. Per i parlamentari di Washington, le operazioni di lobbying della Bp a favore di al-Megrahi avrebbero spianato la strada alla firma dell’accordo con la Libia. Una commissione del Senato di Washington terra’ un’audizione al proposito la settimana prossima. Inutile dire che il fantasma della "marea nera" si aggira per il Mediterraneo anche perché il Ft fa esplicito riferimento a 21 permessi di esplorazioni lungo le coste italiane e l’incubo di piattaforme petrolifere nell’azzurro mare siciliano sembra sempre più vicino. Le perforazioni avranno luogo ad una profondità di circa 5.700 piedi (1.700 metri), 200 metri più giù rispetto a quelle della Deepwater Horizon, la piattaforma situata al largo della Louisiana esplosa il 20 aprile. Tra gli ambientalisti e non solo - chi pensa al peggio. Con il Ft si è "aperto" il presidente della Commissione Ambiente del Senato italiano Antonio D’Alì: «Il problema - afferma il senatore siciliano - non è la Bp o la Libia. Il fatto è che il mare non ha confini e se capitano incidenti, che siano in acque nazionali o internazionali, gli effetti si fanno sentire in tutto il Mediterraneo. Considerato che stiamo parlando già di uno dei mari più inquinati dal petrolio di tutto il mondo, le conseguenze di un disastro potrebbero essere irreversibili’’. Peccato che proprio lo scorsa settimana il commissario europeo addetto all’energia aveva proposto una moratoria delle trivellazioni nelle acque europee e che la proposta sia stata respinta dai paesi del Mediterraneo. |
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