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Pakistan, 20 milioni di persone senza cibo, vestiti o riparo
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Le città del Pakistan sulle rive dell’Indo sono state inondate da un fiume che è linfa e nutrimento dell’agricoltura locale, ma che si è trasformato in un killer che ha gettato nella disperazione 20 milioni di persone, come annunciato dal premier pachistano Yusuf Raza Gilani. Intanto si teme per la seconda ondata di piena del fiume Indo, «compresa fra i 28.320 e i 31.152 metri cubici al secondo», avverte Qamar uz Zaman Chaudry, direttore del dipartimento meteo del Pakistan. Le alluvioni senza precedenti, provocate dalle piogge monsoniche in Pakistan, hanno devastato un quinto del Paese e costretto 20 milioni di persone ad abbandonare le loro abitazioni. Il fronte delle inondazioni si sta spostando verso sud, con decine di nuovi villaggi sommersi ogni giorno. Il segretario generale dell’Onu, Ba Ki-moon, che si è recato sul posto, giovedì rivolgerà un appello al Palazzo di Vetro affinché le Nazioni del mondo si adoperino per aiutare il Pakistan, colpito da alluvioni senza precedenti. Le città del Pakistan edificate sulle rive dell’Indo sono state inondate da un fiume che è da sempre linfa e nutrimento dell’agricoltura locale, ma che si è trasformato in un killer che ha gettato nella disperazione 20 milioni di persone. La piena del principale corso d’acqua del Paese, dopo aver devastato il nord, è giunta durante il suo viaggio verso il Mar Arabico nella provincia meridionale di Sindh. Poi verso la città di Jacobabad, i cui 10.000 abitanti erano stati quasi tutti evacuati. Per capire le proporzioni del fenomeno, i responsabili della Protezione civile hanno detto che l’Indo ha in questo momento, in alcuni tratti, una larghezza di 25 chilometri, almeno 20 volte maggiore di quella normale. 720.000 case state distrutte Il presidente Asif Ali Zardari, criticato per aver continuato una sua visita a Londra nonostante il disastro, ha tracciato un bilancio indicando che 1.400 persone sono morte (ma i soccorritori parlano di oltre 1.600), 71 distretti hanno subito gli effetti di piogge e inondazioni, 720.000 case sono andate distrutte e 1,2 milioni di persone hanno perso tutto. Il premier Gilani ha fornito in un messaggio per il 64/o anniversario dell’Indipendenza nazionale il dato più toccante: 20 milioni di persone (il 12% della popolazione) sono state messe in difficoltà dalla calamità naturale. Dopo aver precisato che è la provincia nord-occidentale di Khyber Pakhtunkhwa quella che ha subito i maggiori danni, il premier ha sottolineato che «la sfida più grande che il nostro governo sta affrontando oggi è la riabilitazione di 20 milioni di persone che si trovano in difficoltà senza cibo, vestiti o riparo, alle prese con malattie di ogni genere». Sul posto anche Ba Ki-moon Il segretario generale dell’Onu, Ba Ki-moon, che si è recato sul posto, giovedì rivolgerà un appello al Palazzo di Vetro affinché le Nazioni del mondo si adoperino per aiutare il Pakistan, colpito da alluvioni senza precedenti. Dirigenti Onu hanno riferito che alla Assemblea dovrebbero prendere parte anche il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, e il ministro degli Esteri pachistano, Shah Mehmood Qureshi. A rischio la vita di 3,5 milioni di bambini A seguito delle disastrose alluvioni che hanno colpito il Pakistan nel paese sono a rischio 3,5 milioni di bambini. È l’allarme lanciato da Maurizio Giuliano, portavoce dell’Ufficio Onu per il coordinamento degli aiuti umanitari (Ocha), come riferisce il sito del quotidiano britannico Daily Telegraph. Secondo il giornale, Giuliano ha avvertito che «fino a 3,5 milioni di bambini sono a rischio per malattie potenzialmente letali legati all’acqua, tra cui la diarrea e la dissenteria». Alto inoltre il rischio di tifo, epatite A ed E. «Quel che più ci preoccupa - afferma il portavoce - è l’acqua e la sanità. Acqua pulita è essenziale per impedire malattie letali legate all’acqua, che è stata fortemente contaminata durante le inondazioni. Manca acqua pulita». Per questo, ha ribadito ancora il funzionario, l’Onu teme una «seconda ondata» di morti legate alle malattie. Anche l’Organizzazione mondiale per la sanità è mobilitata.-Ami- |
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