Arte, 6 miliardi di voci sul destino della Terra
 


Le interviste di Yann Arthus-Bertrand ai popoli del mondo









Una donna di Cuba spiega che -il senso della vita è la vita stessa-; un’altra del Montenegro, dichiara che «se non c’è vita dopo la morte, allora nulla ha più senso». Riflessioni sull’esistenza, sull’aldilà, sul destino del pianeta che si intrecciano alle storie personali dei quasi 6000 intervistati del progetto “6 miliardi di Altri”. Il fotoreporter francese Yann Arthus-Bertrand, assieme ad un’equipe di giornalisti, ha attraversato 78 paesi alla ricerca del nucleo “umano” che tutti i popoli della Terra condividono, arricchito dalle proprie differenze e peculiarità. Un’esperienza universale che scorre fino al 26 settembre sugli schermi installati nelle tabernae dei Mercati di Traiano, sede del Museo dei Fori Imperiali di Roma.
Per Yann Arthus-Bertrand gli Altri siamo noi. Il fotoreporter francese ha intervistato migliaia di persone in giro per il mondo, ponendo domande sulla vita, la morte e i cambiamenti climatici. Il risultato è la mostra “6
miliardi di Altri”, fino al 26 settembre al Museo dei Fori Imperiali ai Mercati di Traiano di Roma. Qui le differenze dei popoli della Terra si fondono in un sentire umano comune e condiviso. Un viaggio nelle infinite articolazioni antropologiche del globo e una presa di coscienza necessaria, secondo Arthus-Bertrand, per affrontare il riscaldamento terrestre, la povertà, le guerre. Per capire che le problematiche di un mondo globalizzato, possono essere contrastate solo dall’unione di tutti, al di là delle diversità.
Le voci della Terra
Ogni area di via Biberatica, la direttrice del complesso di età imperiale, ospita una differente sezione della mostra. Un mosaico di voci provenienti dai più disparati luoghi della Terra viene trasmesso dal primo degli schermi: tutte le etnie raccontano il loro vissuto, interpreti anonimi del grande scorrere esistenziale. Una narrazione visiva che prosegue con le domande sul senso della vita e della morte, sulle storie d’amore, sui sogni che
ognuno covava da bambino. Anziane donne del Nepal, uomini palestinesi, giovani francesi ed europei tra ricordi, paure, perdono e felicità che animano le aree del Grande emiciclo dei Mercati di Traiano. Non solo esperienze personali, ma anche approfondimenti (come il genocidio in Rwanda) e questioni sul destino del nostro pianeta.
La risposta di Arthus-Bertrand
Le risposte parlano di politica, di un mondo in continua espansione che non può non interrogarsi sul proprio percorso. Un americano avverte che «la popolazione del mondo è in esponenziale aumento. Ma l’acqua è la stessa e la Terra è la stessa». Un alluvionato del Bangladesh dice che «va sempre peggio. Non so cosa succederà in futuro». Yann Arthus-Bertrand prova a dire la sua: -Oggi l’unica strada è quella di andare incontro all’altro per capirlo, perché in tutte le sfide che dovremo affrontare, sia che si tratti della povertà sia che si tratti dei cambiamenti climatici, non si potrà più agire da soli. Siamo più di 6
miliardi sulla Terra e non ci sarà alcuno sviluppo sostenibile se non riusciamo a vivere insieme-.