Berlusconi senza berlusconismo
 







Rosario Amico Roxas




Con il discorso di Fini il PdL è imploso, con una scarica di esplosivo collocata all’interno stesso del partito-azienda e, ciò che risulta più grave e non ritrattabile, collocata da quel "fuoco amico" che ha, di fatto, svuotato il cavaliere di tutte le  prerogative che ha preteso indirizzarsi.
Non è stato un passaggio di una partita a scacchi, in attesa della "mossa del cavallo"; è stata una sfida a distanza di scherma "all’ultimo sangue", dove aleggiava la durlindana di Berlusconi, alla quale Fini ha opposto una scherma da fioretto, con affondi precisi, ripetuti, documentati e, spero proprio, dolorosi.
Fini ha saputo giostrare il presente, facendo dimenticare il passato di 15 anni di convivenza e connivenza, lasciando ampio spazio alle speranze per un futuro diverso dagli incubi nei quali  è precipitata la nazione.
Ma non c’è stato  un "metodo Boffo", che pure Berlusconi avrebbe ampiamente meritato  (e Fini è certamente
consapevole di molte magagne cavalleresche che si dovranna ancora scoprire !!!), c’è stata una smontatura degli effetti causati dal cavaliere, cioè del berlusconismo, salvando quel poco che rimane da salvare dell’immagine del cavaliere.
Il risultato è stato quello di svuotare il cavaliere del suo berlusconismo. come dire "il re è nudo.
L’otre berlusconiana è, così, scoppiata non potendo contenere oltre tutto ciò che si voleva farci entrare.
Tutto cominciò con la conclusione ingloriosa della prima repubblica travolta da "mani pulite".
Alla prima repubblica subentrò il berlusconismo che portava con se le "coscienze sporche" che erano riuscite e salvarsi o nascondersi.
L’inventore del berlusconismo si propose come il demiurgo della nuova nazione che aspettava un messia salvifico.
Fu infelice lo stresso esordio, quando vennero incolonnate le truppe mercenarie sotto la falsa bandiera del liberalismo democratico che nascondeva l’interesse privato del solo gaudente padrone e
signore che dominò quella scena.
Fin dall’esordio venne dimensionata l’impostura che voleva spacciare la reiterazione dei reati con una presunta persecuzione giudiziaria; in questo modo venne dato l’esempio di una impunità che avrebbe stimolato i più spregiudicati a delinquere sotto le insegne di una volontà popolare illusa e tradita
La certezza della impunità realizzò il resto: condoni, sanatorie, modifica delle leggi punitive identificate come restrittive della libertà (v. il falso in bilancio) e un nevrotico ottimismo che avrebbe nascosto le verità che si volevano nascondere.
Nelle more la nomenclatura giuridica, se rivolta al premier o a fedeli lanzichenecchi, venne perfezionata:
a.. l’avviso di garanzia diventò giustizia ad orologeria,
b.. l’indagine giudiziaria a sua volta diventò accanimento giudiziario,
c.. gli interrogatori di rito  furono persecuzioni giudiziarie,
d.. il processo una bolgia infernale,
e.. il collegio giudicante un plotone di
esecuzione.
Tale nomenclatura, predisposta dal cavaliere, venne subito fatta propria da quanti avevano l’interesse di autodifesa.
Nessuna meraviglia se l’otre è scoppiato; doveva essere ben resistente per essere riuscito a resistere a tante porcate tutte insieme.
Ci sarebbe da ricostruire innanzitutto la fiducia, ma può essere appannaggio di chi l’ha tradita ?
L’attuale crisi di credibilità non si differenzia da tangentopoli se non nei fini; ora i furti non riguardano più i finanziamenti ai partiti ma le singole individuali tasche dei ladroni.
Piuttosto è  peggiore di Tangentopoli, perchè allora venne avanzato il finanziamento ai partiti, con Craxi che illustrò il teorema "Tutti colpevoli, nessun colpevole", quindi raccattò le monetine e fuggì a precipizio per Hammamet, da latitante, fuggitivo  e contumace.
Oggi diventato esule, perseguitato, vittima.
I sondaggi allarmano il cavaliere; risulta che il berlusconismo ha pesantemente stufato gli elettori, il
marcio avanza, e le procure vengono disabilitate, i truffatori proliferano mentre si concede loro uno scudo fiscale come ciambella di salvataggio.
Il berlusconismo si rivolta contro il suo inventore che della sua creatura si era fatto demiurgo; ma i sondaggi sono impietosi, il calo diventa emorragia.
Ecco che il demiurgo si trasforma in taumaturgo; senza miracoli niente fede.
Ecco l’invenzione mediatica del cavaliere: liste elettorali vietate ai farabutti: come dire Berlusconi senza il berlusconismo.
Di Pietro ha sbagliato tutto.... Doveva brevettare la sua proposta, così oggi potrebbe richiedere i diritti d’autore.
I laudatores del cavaliere (da Capezzone a Bonaiuti, da Gasparri, a Bondi e Cicchitto), che per contratto ad ogni intervento dovevano insultare Di Pietro, perdono la loro specificità e sono costretti a osannare la trovata del cavaliere dopo averla insultata quando veniva avanzata dal loro nemico preferito.
Il taumaturgo miracoloso ha  perso anche il
braccio destro dei miracoli, quel Bertolaso per il quale "lo spirito è forte, ma la carne è debole" (Matteo 26,41).
Con la carne debole pur dentro uno spirito forte non è agevole mettere in opera la politica del fare; quella politica attiva, operosa, fattiva, produttiva e producente.
Per una politica del fare necessitano le mani libere, da ogni forma di limitazione o di vincolo; mani libere dai capestri delle regole, delle norme da rispettare e delle leggi da onorare; mani libere.. molto libere. specialmente dalle manette che tintinnano dietro l’angolo.
Ma chi illumina quelle manette, impone il rispetto delle regole e l’onore alle leggi ?
E’ rimasta solo la magistratura, dopo che tutti i presidi etici sono stati travolti  dal miracolismo mediatico (ma solo mediatico); magistratura che si serve delle intercettazioni. allora si aboliscano le intercettazioni, si serve dei pentiti.. allora si sviliscano gli interrogatori dei pentiti.. si serve anche di azioni decise come
la confisca dei beni.. allora si vendano all’incanto tali beni (così ciò che esce dalla porta rientra dalla finestra); tutti provvedimenti che contrastano con la lotta alla criminalità, quando non configurano una colpevole connivenza.
Connivenza sarebbe stata la Protezione Civile spa, sventata sul filo di lana dalle opposizioni ma di più dai sondaggi che indicarono quel provvedimento come sgradito alla stragrande maggioranza, per cui venne innestata, con urgenza, la retromarcia.
Il resto lo vedremo in questi giorni.!
La contestazione non serve.!  Bisogna comprendere le ragioni della contestazione  a Schifani, fermo restando che comprendere non significa condividere.
Ogni forma di violenza che impedisce il libero esercizio della propria libertà, quando non violenta la libertà altrui, è da condannare come esempio di meschina rivalsa delle proprie ragioni, impedendo il contraddittorio  che ne spiegherebbe le ragioni.
Chi urla lo fa
perché non ha nulla da dire.
La contestazione priva di contenuti alternativi non serve alla causa della democrazia, ma serve a chi ha interesse ad una cortina fumogena.
La fratellanza massone.
La piena tumultuosa di questo rigagnolo maleodorante dell’attuale politica, gonfia di parole, di falsità, di menzogne, di promesse non mantenute perché velleitarie, sta travolgendo tutte le certezze che hanno ricostruito la nazione Italia, rimasta nazione senza essere mai diventata patria comune.
E’ il trionfo dell’antipolitica in quanto l’interesse privato prevale sull’interesse generale, con l’aggravante che l’interesse privato viene gabellato come interesse pubblico, sostenendo che il privilegio riservato al satrapo diventa interesse pubblico, permettendo al medesimo detentore del potere di dedicarsi al governo, non più distratto dall’esigenza di difendersi davanti alla magistratura che vuole giudicarlo per i reati commessi fin da quando organizzava le grandi manovre del rapido
arricchimento senza avere ancora deciso l’ingresso in politica.
La scomparsa del grande protettore, travolto dagli eccessi che lo costrinsero a fuggire nel dorato rifugio di Hammamet, eufemisticamente chiamato "esilio", strinse i tempi, essendo rimasti scoperti i nervi sensibili che inevitabilmente conducevano al codice penale e al dovere di rispettare le regole imposte dal sistema democratico: per delinquere in tutta tranquillità bisognava spostare i paletti della legalità, fino a coprire i reati, propri e degli amici. nonché degli amici degli amici !
Fu detto dal medesimo che la scelta politica fu imposta dal grande amore per la patria, ma una patria inesistente, trattandosi semplicemente di una nazione, trasformata in una cloaca di interessi privati, travolta da "mani pulite" che azzerò la prima repubblica, ma senza gettare le basi per la seconda.
Nel vuoto di potere si inserì il satrapo, promettendo tutto ciò che i sondaggi indicavano essere in cima ai desideri della 
maggioranza  che avrebbe dovuto legittimare l’ascesa al trono e l’esercizio del potere: potere della maggioranza che, in democrazia, indica il perentorio adeguamento all’interesse generale, ma nel nostro caso l’urgenza di tutelare gli interessi illegittimi del singolo. Forte di quella maggioranza il satrapo mise in atto la tecnica delle leggi ad personam gabellate come interesse pubblico, moltiplicando in maniera esponenziale la sua personale fortuna costruita sulla illegalità legittimata dalle sue stesse leggi.
Governatore e governato, controllore e controllato, legislatore e fruitore delle sue leggi; queste le antitesi che hanno generato l’antipolitica che conduce la nazione alla deriva, tranne gli eletti e i componenti la casta privilegiata, ai quali viene offerto uno scudo protettivo contro ogni forma di  intemperie: si chiama "fratellanza massone".