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Via 1214 carcerati stranieri |
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Il capo del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria, Franco Ionta, plaude alla decisione del governo di rendere immediatamente applicabile una decisione europea del novembre 2008. Si tratta di un provvedimento quadro in base al quale diventa possibile che un cittadino di uno dei paesi membri, condannato in via definitiva a pene detentive, venga detenuto nel paese di provenienza. L’esecutività di tale misura scadrà a dicembre 2011 ma il Consiglio dei ministri ha già definito il numero di persone che immediatamente possono essere trasferite: 1214, in gran parte provenienti da Romania e Bulgaria. Il ministro della giustizia Alfano ha rivendicato l’operazione come un successo utile ad affrontare il sovraffollamento penitenziario e addirittura a facilitare il reinserimento sociale, familiare e lavorativo dei detenuti stranieri. Due bugie in una. Intanto i 1214 detenuti sono una goccia d’acqua, se si pensa a penitenziari che ospitano quasi il doppio dei detenuti che possono contenere. E potranno essere trasferiti solo dopo il parere favorevole dei paesi di provenienza. Inoltre - come denunciato dagli operatori penitenziari -, per la reciprocità dei rapporti, in tempi brevi 2900 italiani detenuti all’estero verranno a scontare la pena in Italia. Una beffa, insomma, che conferma il pressappochismo propagandista con cui legifera questo governo e non influirà affatto sulla questione penitenziaria e sulla percentuale di detenuti migranti. Nel luglio - ultimi dati disponibili - risultano circa 25 mila detenuti stranieri nei penitenziari italiani, di cui solo la metà condannata in via definitiva. Una percentuale altissima è in carcere per reati connessi alla Bossi-Fini, al pacchetto sicurezza, al reato di clandestinità, alla "recidiva" connessa a vendita ripetuta di merci contraffatte o a commercio abusivo. C’è chi considera tutto questo come pericolosità sociale. I "comunitari" di cui si potrebbe ottenere il trasferimento restano una minoranza. Ministero e sindacato autonomo di polizia penitenziaria concordano sul fatto che le norme in Italia sono ancora troppo garantiste - alla faccia del giustizialismo - perché prevedono che i cittadini non comunitari possano essere mandati a espiare la pena nel proprio paese soltanto per propria volontà. In pratica si vorrebbe poter rimpatriare coattivamente i detenuti indipendentemente dal paese di provenienza e dagli standard minimi di rispetto dei diritti umani, in barba alle norme basilari del diritto secondo cui al reo vanno applicate le condizioni più favorevoli. Ben altre sarebbero le soluzioni, come la diminuzione dei provvedimenti, spesso puramente vessatori, di detenzione cautelare e altre sono le questioni su cui bisognerebbe soffermare l’attenzione parlando di stranieri in carcere. Secondo i dati forniti dallo stesso ministero, nel 2009 su circa 5700 atti di autolesionismo, circa 3700 sono stati commessi da detenuti stranieri. Accade perché nelle carceri soprattutto chi è straniero vive amplificate le ragioni di tensione, la privazione di diritti, le lentezze burocratiche, la difficoltà di accesso alle cure mediche, tutto quello che insomma rende più sopportabile la privazione della libertà personale. Accade perché spesso per il detenuto straniero la difesa è una formalità, le misure alternative alla detenzione quasi impossibili da ottenere - assenza di documenti o di residenza -, la barriera linguistica ostacolo insormontabile e il tasso di recidività enorme. Ma Alfano si compiace di contare sul pallottoliere i 1214 probabili espulsi omettendo i 2900 che prenderanno il loro posto. Transessuali, la drammatica situazione nelle carceri Aumentano i suicidi in carcere di persone appartenenti a minoranze sociali, tra cui transessuali. Esistono dei reparti speciali per la detenzione delle transgender, ma questa divisione dei reclusi è «una forma di ghettizzazione». Lo sostiene Leila Daianis (audio) presidente dell’Associazione Libellula, secondo cui la separazione non è la soluzione. Più della metà della comunità trans in Italia, infatti, è composta da persone provenienti dai paesi del Sud America, che per arrivare nel nostro paese si indebitano con gli aguzzini, rimanendo intrappolate nel giro dello sfruttamento della prostituzione. -La situazione psicologica in cui vivono le trans nelle carceri è drammatica- dichiara Leila Daianis presidente dell’Associazione Libellula, che offre assistenza psicologica ai detenuti del settore speciale per trans G8 del carcere romano di Rebibbia. Dopo la notizia del suicidio di Francesco Consolo, detenuto della sezione transex del Padiglione "Roma" di Poggioreale, si riflettere sulla difficile situazione psicologica in cui vivono i carcerati transgender. È proprio tra i reclusi appartenenti alle minoranze sociali, come quella degli immigrati, dei tossicodipendenti e delle transessuali, che si conta il più altro numero di suicidi nelle celle. Reparti speciali per transessuali La Daianis definisce i “reparti speciali” come -un carcere nel carcere. Reparto speciale è sinonimo di emarginazione, è una forma di ghettizzazione-. L’operatrice denuncia l’assoluta -mancanza di un’assistenza psicologica e medica adeguata per i transgender. Queste persone vengono escluse persino dalle attività ricreative per i pregiudizi degli altri detenuti. Entrano così in una fase di disperazione-. Gran parte dei reati commessi dalle trans è legato alla prostituzione e alla droga. Oggi in Italia la comunità raggiunge le 40mila persone. La maggioranza proviene dal Sud America e per necessità economiche contrae debiti con aguzzini che già da tempo risiedono nel nostro paese. L’unico modo per saldare è la prostituzione. -Il fenomeno della prostituzione non riguarda tutte le trans - precisa la presidente dell’Associazione Libellula - . Purtroppo sono vittime di uno sfruttamento, perché il mondo della prostituzione transessuale è marginale, sotterraneo: è un sub-mondo e per entraci sei costretto a chiedere dei favori a chi già c’è-. La soluzione alla tratta delle trans per la Daianis risiede nello stato sociale: -Se la società e le istituzioni offrissero più possibilità ai transgender, diminuirebbero i loro problemi e si eviterebbero i reati-. |
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