-La strategia del premier:bloccare la democrazia alle porte dell’impresa-
 







Checchino Antonini




Stefano Rodotà

-L’ha detto chiaramente: non voglio che qualcuno mi controlli-. All’indomani del proclama di Berlusconi ai confindustriali, sulla pletoricità del parlamento, Stefano Rodotà non crede sia solo una «mossa propagandistica, un ammiccamento all’antipolitica», come aveva ipotizzato il cronista. Il notissimo giurista, già docente alla Sapienza, Garante della privacy e tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea, crede che le esternazioni clamorose del giorno prima rispondano a una «strategia visibilissima: nelle dichiarazioni all’assemblea di Confindustria rivedo la reazione che Berlusconi ebbe quando Napolitano comunicò che non avrebbe firmato il decreto contro Eluana Englaro. Allora minacciò che avrebbe fatto modificare la Costituzione dal popolo. Una dichiarazione approssimativa, come tante delle sue. Ma ieri l’ha perfezionata, ha detto che avrebbe promosso una legge di iniziativa popolare. In sostanza ha detto che chiederà ai cittadini di cancellare il Parlamento. Non s’è limitato a denunciare la pletoricità delle camere, ha detto che il Parlamento è inutile e controproducente, un istituzione in quanto tale che non è più utile al governo del Paese. Non è la stessa cosa di altre proposte di riduzione del numero dei parlamentari perché quelle proposte si accompagnavano sempre a misure per garantire al Parlamento il controllo dell’esecutivo. Quello di ieri è un discorso che si salda con l’attacco alla magistratura: vuol dire "io non voglio poteri di controllo". Allora mi viene in mente la Dichiarazione dei diritti dell’uomo del 1789: «Ogni società in cui la garanzia dei diritti non è assicurata, né la separazione dei poteri stabilita, non ha una costituzione». Ieri ha detto proprio che della Costituzione se ne può pare a meno.
Perché mai un premier che gode di una così ampia maggioranza decide di affidarsi a una legge di iniziativa popolare?
Non mi pare un paradosso. Berlusconi ha bisogno di compiere
due operazioni: quella di neutralizzare le resistenze interne alla sua maggironaza, tra cui quella dello stesso predindente della Camera, Fini; la seconda è quella di incentivare e rafforzare la logica populista. Devo dire che la campagna contro la Casta, pur con tante giustificazioni, gioca a suo favore. Lui dice "liberatevi dai parassiti che non servono a niente". Anche dal punto di vista di quella campagna politica, è un passaggio molto periciloso e le semplici dichiarazioni di protesta appaiono quanto mai inadeguate, servono mosse molto più decisive per rendere evidente l’avvicinarsi di una fase pericolosissima. Che non non si dica poi che Berlusconi cresce nei sondaggi: io ricordo che nel giugno 2007 i cittadini votarono massicciamentte al referendum contro quel tipo di riforma costituzionale suggerita dal centrodestra. Quel voto avveniva perché c’era una capacità politica di mobilitare. Non si può dire che sia un Paese perduto ma un Paese che si viene perdendo. E’ il problema del ceto politico di opposizione.
Sta dicendo, professore, che l’attuale opposizione parlamentare è inadeguata?
Se devo trarre delle conclusioni dalla spalvalderia esibita da Berlusconi, se non si cambia passo, ne avremo una al giorno di dichiarazioni come queste. E non potremo consolarci con i risultati ottenuti in Parlamento sui medici-spia o sui presidi-spia: è un’opposizione che viene sempre più ristretta all’angolo, con un minimo potere di emendamento. Non basta.
Ritiene si debba prendere parola anche fuori dal Parlamento, nelle piazze?
Non solo fuori ma anche nei confronti di Berlusconi e delle sue iniziative, con azioni che mettano in evidenza la distanza enorme tra maggioranza e opposizione. In questi mesi, invece, si sono visti annusamenti, realismi da quattro soldi, dialoghi impropri. Non c’è obiettivamente nessuna possibilità di frenare questo tipo di logica, Si può anche confidare in qualche crepa della maggioranza ma solo se queste
crepe hanno una sponda al loro esterno. Faccio l’esempio della battaglia sul testamento biologico: c’è stata qualche incrinatura come la lettera dei 100 deputati ed è potuto accadere non tanto per merito dell’opposizione ma di una cultura che s’era saputa mobilitare, costruendo anche con una parte del mondo cattolico più insofferente alle gerarchie vaticane, un’egemonia che ha dato a quei 100 parlamentari la possibilità di prendere parola.
Al di là delle evidenti assonanze con l’insofferenza mussoliniana per l’"aula sorda e grigia", credo sia interessante la location scelta dal Cavaliere per l’ennesimo proclama: quelle parole avevano lo stesso tono della campagna per la deregulation risuonata fin dagli anni ’80. Allora "più mercato meno Stato", oggi "più governo, meno politica".
Magari fosse solo questo. Davanti alla Confindustria, dove ha orecchie più attente e simpatetiche, sono state ripetute cose già dette ma lì acquisiscono un significato più forte. E’ stato
detto "il mio governo funziona perfettamente come un consiglio di amministrazione, il parlamento è controproducente, la magistratura è politicizzata". Parlamentari e giudici non sono che un impaccio, no più strumenti di controllo. C’è una coerenza con una cosa che si diceva anni fa, che la democrazia si ferma "alle porte dell’impresa", impotente contro il potere del padrone. Questo è il discorso che ha fatto ieri, così la democrazia si deve fermare anche alle soglie del governo. Per le parole pronunciate, per la location scelta, è questo il succo della vicenda.
Sono i frutti avvelenati del grillismo, da un lato, e dell’agonia dei partiti della sinistra, incapaci di rifondarsi.
Devo dire di non essere mai stato in sintonia con chi dice che servono solo partiti leggeri, che si fa politica soltanto con il sistema della comunicazione salvo poi scoprire che il maggior risultato l’ha conseguito chi la capacità di insediamento sociale l’ha avuta, ossia la Lega. Scoperta
non certo impossibile da prevedere ma da cui qualcuno fa discendere che si debba fare la stessa politica della Lega. Ed è inquietante. Tutti i partiti avevano un forte insediamento, anche il Msi. Oggi c’è bisogno di riprendere l’organizzazone politica come capacità di coinvolgimento delle persone, di ritrovare la funzione costituzionale dei partiti, di depurare i partiti dalle funzioni improprie che hanno assunto. Non si capisce con quali gambe possa camminare un’opposizione efficace certo, non certo contendendosi uno spazietto a "Porta a porta".