Patagonia senza dighe: l’Enel fermi la devastazione in Cile
 







Luca Manes




È partita in settimana la campagna italiana Patagonia Senza Dighe. A raccogliere l’appello rivolto dalle 71 organizzazioni che compongono la coalizione internazionale del Consiglio per la Difesa della Patagonia un nutrito gruppo di realtà della società civile italiana formato da Aktivamente, ASAL, A Sud, Campagna per la riforma della Banca mondiale, Centro di Documentazione sui Conflitti Ambientali, CEVI, Comitato Italiano per il Contratto Mondiale sull’Acqua, Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua, Ass. No. Di, Servizio Civile Internazionale.
Lo scopo della campagna è opporsi alla costruzione di alcune mega dighe in uno degli angoli più remoti ed incantevoli della Patagonia cilena, nella regione dell’Aysen, la meno densamente popolata del Paese. Il progetto HidroAisén, infatti, prevede la realizzazione di cinque impianti idroelettrici, dal costo totale di oltre cinque miliardi di dollari, che dovrebbero imbrigliare il corso dei due fiumi
Baker e del Pascua. Capofila del consorzio costruttore è l’Endesa, controllata dell’italiana Enel. Il Baker è ritenuto una delle meraviglie del territorio della Patagonia. Metà delle sue acque proviene dal secondo più grande lago del Sud America, il General Carrera, mentre il resto deriva dallo scioglimento degli immensi ghiacciai andini. Gli sbarramenti determineranno la formazione di ampi bacini artificiali che avranno rovinose conseguenze sulle risorse agricole dai quali dipendono le popolazioni locali, oltre a destabilizzare i delicatissimi ecosistemi della regione. A rischio parecchie specie faunistiche, in particolare il cervo huemul, di cui rimangono ancora in vita solo 3mila esemplari.
«Non possiamo ignorare la richiesta che ci è giunta dalle organizzazioni cilene, non solo perché a essere coinvolta è un’azienda italiana, l’Enel, per oltre il 30 per cento di proprietà statale, ma anche perché il caso delle dighe in Patagonia è paradigmatico di un modello di sviluppo errato
e dannoso» ha spiegato Caterina Amicucci della Campagna per la riforma della Banca mondiale.
Ospite della campagna italiana Juan Pablo Orrego, portavoce del Consiglio di Difesa della Patagonia Cilena, il quale ha denunciato come «in Cile il diritto all’acqua è stato letteralmente rubato alla popolazione durante la dittatura di Augusto Pinochet; la costituzione promulgata in quegli anni e l’annesso Codice dell’Acqua hanno di fatto regalato le risorse idriche del Paese al settore privato, ragione per cui l’Endesa, acquisita dall’Enel nel febbraio del 2009, ha potuto mettere le mani sui fiumi della Patagonia senza colpo ferire».
«Eppure - ha continuato Orrego - il Cile ha un potenziale tra i più alti al mondo per quanto riguarda le fonti rinnovabili, soprattutto il solare a nord del Paese. Se le cinque mega dighe sul Pascua e il Baker dovessero vedere la luce, per oltre un decennio il fabbisogno energetico nazionale risulterebbe saturo e non ci sarebbe alcuno stimolo, alcuna ragione
per investire nella ricerca e nelle infrastrutture per le rinnovabili. Ma alle compagnie i progetti idroelettrici fanno più gola per un semplicissimo motivo: l’acqua è gratis».
Un’ulteriore problematica legata al progetto HidroAisén è l’enorme linea di trasmissione lunga ben 2.300 chilometri che porterà l’energia idroelettrica prodotta in Patagonia nel Nord del Cile, a tutto vantaggio delle compagnie minerarie che utilizzano il 35 per cento dell’energia del Paese. Una "cicatrice" che avrà ripercussioni molto serie dal punto di vista ambientale e inoltre metterà in pericolo alcune popolazioni indigene, tra cui quelle dei Mapuche. Eppure sulla linea di trasmissione non è stato ancora condotto alcuno studio di fattibilità e di sostenibilità ambientale e a tutt’oggi non è dato sapere come si intende procedere in proposito.
«Una delegazione della Campagna sarà in Patagonia tra fine ottobre e inizio novembre, nel frattempo uno dei nostri obiettivi è sensibilizzare l’opinione pubblica
italiana su un progetto di tale portata» il messaggio lanciato da Paolo Carsetti del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua alla fine della conferenza stampa di presentazione della campagna.