Rifiuti, intimidazione al sindaco
 







Daniele Nalbone




Guido Bertolaso è lì, al fianco del premier Berlusconi. La fanfara dei Bersaglieri suona "O sole mio". Tutto è pronto. Silvio schiaccia il pulsante rosso. L’inceneritore di Acerra, ovviamente ribattezzato "termovalorizzatore", viene attivato. Era il 26 marzo 2009: fine dell’emergenza. O almeno così dissero. Oggi che quell’inceneritore è praticamente fermo, oggi che migliaia di cittadini dell’hinterland napoletano continuano a dormire tra l’aula comunale di Boscoreale, in occupazione permanente, e le strade nei pressi della discarica di Terzigno; oggi che la puzza proveniente dalle discariche rende impossibile respirare, quel "fine emergenza" fa solo rabbia. Ma a far ancora più rabbia sono le "soluzioni" prospettate da chi ha contribuito alla favola del miracolo napoletano. Dal governatore della Campania, Stefano Caldoro, arriva infatti la ricetta "berlusconiana" per uscire da questa nuova emergenza che, per il governo, emergenza non è: altri due inceneritori, ovviamente chiamati ancora "termovalorizzatori". Stavolta, vittime del miracolo saranno i cittadini di Napoli Est e quelli di Salerno. Discariche e incenerimento continuano, quindi, ad essere le uniche soluzioni, perché le più redditizie economicamente.
Certo, le immagini provenienti dal napoletano e, soprattutto, l’odore mefitico che si respira in zone come Terzigno e Boscoreale ti fanno capire come, di quel miracolo, oggi, è rimasta solo la puzza. E a nulla conta il fatto che l’impianto dei miracoli di Acerra sia per due terzi inutilizzabile: ieri, ad ammetterlo suo malgrado, è stato direttamente l’ad di Partenope ambiente (società che gestisce l’inceneritore), Antonio Bonomo, che ha spiegato come «il termovalorizzatore sta funzionando su una linea, sulle altre due sono in corso interventi di manutenzione». Certo, «tutto nella norma» secondo la Partenope ambiente. Peccato però che mentre per la linea due, che si conta di aprire entro fine ottobre, «si è registrata
un’anticipazione di usura che ha comportato interventi di manutenzione», per la linea tre ci sono stati una serie di guasti che non ne permetteranno la riapertura prima del 20 dicembre. Altro che "miglior impianto del mondo": «Siamo al cospetto di un catorcio costato milioni di euro» commenta Tommaso Sodano, capogruppo della Federazione della Sinistra alla Provincia di Napoli e responsabile ambiente Prc. Un catorcio che, qualcuno, ora vorrebbe moltiplicare per tre dietro la "scusa" dell’emergenza rifiuti.
Peccato, però, che i cittadini non si faranno fregare di nuovo: da Chiaiano a Terzigno, passando per Marano, Boscoreale, Boscotrecase e Trecase, migliaia di persone sono in presidio permanente. Dopo gli scontri della notte tra sabato e domenica, infatti, anche in quella tra domenica e lunedì, e per tutta la giornata di lunedì, sono continuate le azioni di protesta contro la volontà di aprire un’altra discarica nel Parco Nazionale del Vesuvio e per chiedere la chiusura e la
bonifica delle discariche attualmente aperte e in via di saturazione. A Terzigno, per esempio, l’altra notte oltre duemila persone hanno ricoperto la strada di uno strato di olio per macchine e pneumatici usati per impedire il transito dei camion mentre a Chiaiano, in pieno giorno, circa 250 persone sono scese in piazza per bloccare un conferimento diurno nella discarica.
Intanto il sindaco di Boscoreale, Gennaro Langella, accampato in una tenda in Piazza della Pace, è giunto al quarto giorno di sciopero della fame. Quarto giorno caratterizzato, però, da un avvertimento: una bomba carta, ieri mattina, è stata fatta esplodere a pochi passi dalla tenda. «Un episodio - ha commentato il sindaco - che la dice lunga sul clima di tensione che si sta vivendo in questo territorio». Tensione che continua ad aumentare soprattutto a causa delle pressioni: «Dalle istituzioni - racconta - hanno addirittura paventato lo scioglimento del consiglio comunale qualora non cessassi la protesta in tempi
brevi». Ma anziché demordere, ieri Gennaro Langella è stato rinfrancato dalla decisione di altri tre sindaci, Domenico Auricchio di Terzigno, Agnese Borrelli di Boscotrecase e Gennaro Cirillo di Trecase, di dar vita a un presidio istituzionale stabile: una seconda tenda, con loghi dei quattro comuni, verrà montata di fianco a quella che ospita il sindaco Langella. Oggi, quindi, alla riunione dei sindaci dei diciotto comuni del Parco nazionale del Vesuvio, sarà proposto lo spegnimento, per tre minuti a partire dalle 21, delle luci di tutti i paesi del vesuviano, in segno di lutto, per decretare la definitiva morte del parco del Vesuvio.