INFLUENZA AVIARIA L'EUROPA TREMA
 







di I. V.




Anche in Europa scatta l'allarme aviaria. Il grido d'allerta arriva dalla Romania dove ieri - a Ceamurlia de Los, un piccola comunità sul delta del Danubio cui le autorità sanitarie hanno prontamente imposto la quarantana - tre anatre sono risultate positive al test della cosiddetta «influenza dei polli». Non è chiaro, al momento, se il ceppo intercettato sia proprio il famigerato H5n1, quello ritenuto responsabile della morte di decine di persone nel sud-est asiatico. A stabilirlo saranno gli esperti anglosassoni cui - al più presto - verranno inviati i campioni prelevati dagli animali. Quanto alle autorità rumene, annunciano la costituzione di una commissione nazionale che riunisce responsabili dei ministeri della sanità, dei trasporti e della difesa incaricata «di sorvegliare l'attuazione delle direttive da seguire in caso di contaminazione». E preoccupazione ha espresso, ieri, anche il commissario europeo per la salute Markos Kyprianou: «Bisogna agire immediamente». Anche, a suo dire, attraverso gli incentivi finanziari per le industrie farmaceutiche disposte a produrre quantità maggiori di vaccino. «Un'operazione - afferma - che già sta producendo enormi successi». A condizione - tiene a ribadire Kyprianou - che resti fermo il coordinamento tra i singoli stati.
Piccata appare la risposta del ministro italiano della salute Francesco Storace: «Non c'è alcun ritardo da parte dell'Italia per quel che riguarda il contrasto dell'influenza aviaria. Il vaccino - sostiene - verrà prodotto a partire dal momento in cui, dichiarata la pandemia, l'Organizzazione mondiale della sanità distribuirà ai produttori il ceppo virale che l'ha causata». Dai tre ai sei mesi di tempo: nel frattempo, potranno essere utilizzati altri farmaci antivirali. Ne sarebbero a disposizione già 180mila cicli.
Tiene bassi i toni anche Fabrizio Pregliasco, virologo dell'università di Milano: «Nessun allarmismo ma potenziamo il controllo sugli animali». Del
resto - ribadisce - nonostante vada considerata inevitabile l'avanzata dell'epidemia aviaria da oriente a occidente, è pur vero che «ad oggi, sono state infettate dal virus un centinaio di persone a fronte di milioni di animali». Come a dire che la trasmissione dell'infezione dall'animale all'uomo è ancora «una eventualità limitata».
Ma intanto cattive notizie arrivano pure dalla Russia: un focolaio dell'aviaria sarebbe stato individuato all'interno di un grande allevamento industriale avicolo della regione del Kurgan, sul versante orientale degli Urali. E a darne notizia e conferma sarebbe stato lo stesso servizio veterinario del ministero dell'agricoltura russo. Lo stabilimento risulta attualmente in quarantena mentre le autorità locali hanno già predisposto - a scopo precauzionale - la soppressione di 460mila polli per limitare i rischi del contagio.
L'azienda - nei cui confronti è stata aperta un'azione giudiziaria - è accusata dall'amministrazione regionale di aver nascosto
i primi sintomi sospetti. Particolare timore suscita, in tutta Europa, l'epidemia del Kurgan causata quasi sicuramente da stormi di uccelli migratori provenienti dall'estremo oriente: sinora il virus aveva colpito solo piccole fattorie ma mai aziende agricole di grandi dimensioni. da Il Manifesto