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25 OTTOBRE 1975: una ricorrenza dimenticata
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Emilio BENVENUTO
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Scriveva JOHN DONNE (1572-1631), il più illustre poeta inglese dell’età elisabettiana: “Nessun uomo è un’ISOLA, intero in stesso. Ogni uomo è un pezzo del CONTINENTE, una parte della TERRA. Se una ZOLLA viene portata via dall’onda del MARE, l’Europa ne è diminuita, come se un PROMONTORIO fosse stato al suo posto, o una MAGIONE amica, o la tua stessa CASA. Ogni morte di un uomo mi diminuisce, perché io partecipo dell’umanità. E così non mandare mai a chiedere per chi suona la campana. Essa suona per te”. Sembrarono tanto vere queste parole a Ernest Heminggway che egli le premise al suo “FOR WHOM THE BELL TOLLS”, il romanzo col quale egli raggiunse l’apice della sua arte personalissima. Ma sono ancora esse vere, cinque secoli dopo, queste parole, se oggi bastano pochi lustri a farci dimenticare chi la morte alla umanità, quindi a noi tutti, ha sottratto? Sono decorsi, il 25 ottobre, solo 35 anni dalla morte di ROCCO VARLOTTA e a Foggia, sua città d’elezione, nessuno sembra essersi ricordato di questa triste ricorerrenza. ROCCO VARLOTTA era nativo non di Foggia, ma di Rionero in Vulture, in provincia di Potenza, quindi lucano. Colà nato il 28 maggio 1912, aveva, giovanissimo, eletto Foggia – per motivi di studio – a sua dimora. Leggiamo di lui quanto ebbe a dirne, in occasione dei suoi funerali, il Direttore “pro tempore” del Conservatorio Statale di Musica “Umberto Giordano” di Foggia: dotato di una NATURALE PRESISPOSIZIONE PER L’ARTE DEI SUONI”, a questa sua SPONTANEA SENSIBILITA’ aggiungeva una BUONA CONOSCENZA TEORICA e una CONOSCENZA TECNICA DEGLI STRUMENTI A FIATO. Eppure. era stato assunto in servizio nel Liceo Musicale pareggiato “Umberto Giordano” di Foggia (del quale era stato peraltro uno – e non l’ultimo – dei fondatori), soltanto con la qualifica, il che può sembrare ben strano, di bidello-custode, il 1° gennaio 1956, nomina ratificata con delibera del CdA del 21 dicembre 1957. Il Liceo Musicale era gestito dall’Amministrazione Municipale di Foggia, che provvedeva a sovvenzionarlo, in concorso con l’Amministrazione Provinciale di Capitanata. Non stupiscano, però, il non alto ufficio commesso a ROCCO VARLOTTA e la non alta qualifica attribuitagli, certamente non rispondente alle riconosciutegli NATUALE PREDISPOSIZIONE PER L’ARTE DEI SUONI, la SPONTANEA SENSIBILITA’, la BUONA CONOSCENZA TEORICA e la CONOSCENZA TECNICA DEGLI STRUMENTI A FIATO, nonché delle sue doti di compositore ed esecutore, perché detti ufficio e qualifica furono una sua libera scelta. Sinistrato dai bombardamenti aerei subiti dalla città di Foggia nel 1943 (22.ooo morti e il 75 % degli esifici distrutti), era rimasto privo di alloggio e la penuria di abitazioni disponibili e le scarsissime sue disponibilità finanziarie, che non gli consentivano di far fronte all’alto costo, allora, degli affitti, lo costrinsero a preferire di non essere docente, ma solo custode di qull’istituto, il che che gli garantiva un modesto ma decente e gratuito alloggip per la sua famiglia. Erano quelli, a Foggia, a distanza di soli 11 anni dalla fine d’un conflitto che l’aveva disastrata, tempi ancora particolarmente difficili! Divenuto poi il detto istituto, in virtù della Lg. 8.8.1977 n° 663 sulla statalizzazione di istituiti pareggiati, Il Conservatorio Statale di Musica “Umberto Giordano” e trasferitasene quindi la gestione al Ministero della P.I. (Ispettorato per l’Istruzione Artistica) continuò a prestare servizio presso questo, inquadrato quale bidello con mansioni di custode, ma nel contempo chiamato a far parte dell’Orchestra dei Professori del Conservatorio, così come prima lo era stato di quella dei Professori del Liceo e a fungere da “tutor” nella cura della preparazione degli allievi, alcuni dei quali dello stesso Conservatorio divenuti poi docenti e altri addirittura Direttori. Si legge, nella trascrizione del discorso tenuto dal Direttore “pro tempore” in occasione dei suoi funerali: “Ci è gradito ricordarlo, allorché, con imprevedibili trovate d’ingegno e con tenace pazienza, riusciva a far funzionare due vecchi strmenti che possedeva: un oboe e un corno inglese, che risentivano dell’usura del tempo. Tuttavia egli riusciva a trarre da essi suoni melodiosi, tanto da partecipare, con parti di responsabilità, a manifestazioni liriche e a trattenimenti musicali . . . “. . . Diverse generazioni di allievi del nostro istituto “Giordano”, preoccupate di dover afrontare le diuturne lezioni di teoria musicale, lo ricorderanno al loro fianco, in una sala d’attesa, mentre li aiutava a ripassare i vari solfeggi parlati e cantati. Era di valido sostegno morale anche per i candidati ai faticosi esami di strumenti a fiato. Per tutti aveva consigli da offrire e parole di incoraggiamento e di lode . . .” Etano qualità personali e funzioni non permssegli, ma commessegli e realmente espletate, che ben gli meritavano il gratificante titolo di DOCENTE , o quanto meno di TUTOR, e non certo la modesta qualifica di BIDELLO-CUSTODE. Che ad approfittare del suo stato di bisogno, che lo aveva spinto a optare per una modesta abitazione e provvedere così alle più elementari necessità d’una famiglia, allora composta da ben otto persone, fossero stati dei privati sarebbe stato comprenssibile, anche se moralmente non giustificabile, ma che lo abbia fatto prima un ente locale e ciò poi abbia ratificato lo Stato, che dovrebbe essere dei suoi cittadini tutore, sembra del tutto non lecito, imperdonabile anzi. Ma il VARLOTTA, umile Teriario Francescano, di qualifiche e onori non si curava. Non fu chiamato quindi PROFESSORE, né lo chiese o pretese, non fu insignito di onorificenza alcuna quale BENEMERITO DELLA SCUOLA , pur da qualche docente sollecitata, ma, da tutti era chiamato MAESTRO e tale realmente fu. Lo fu anche quando, sebbene sofferente di diabete, adempì agli umili compiti del suo impiego con esemplare assiduità, puntualità, onore e diligenza. Ad essi adempiendo, la sera del 21 ottobre 1975 cadde riportando un’emorragia cerebrale, che gli fu fatale. Ne morì quattro giorni dopo. Valga questo modesto nostro ricordo ad additarlo come cittadino esemplare e industre, musicista insigne e generoso maestro a quanti delle memorie patrie vogliano ancora essere devoti cultori.
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