|
“Ogni volta che l’ambiente viene danneggiato in ogni parte del mondo, un po’ di India muore”. In giorni imbarazzanti che girano intorno al tema donne e politica come un ubriaco intorno ad un lampione, guardiamo all’India con interesse e speranza. Nei giorni scorsi si è tenuto a New Delhi l’All India Congress Committee (AICC), cuore politico del Partito del Congresso indiano, e la presidente del partito Sonia Gandhi ha aperto il suo intervento rivolto ai nuovi delegati con questa frase del marito Rajiv, ponendo le politiche ambientali al centro dell’agenda del suo schieramento per i prossimi anni. Rieletta per la quarta volta alla guida del suo partito, Sonia Gandhi ha salutato con favore il recente accordo raggiunto in Giappone dalle Nazioni Unite per la tutela della biodiversità, ricordando che un’altra donna aveva posto per la prima volta al Paese il problema dell’estinzione massiccia della vita in tutte le sue forme sul pianeta, e questa era stata Indira Gandhi. Il suo Governo, in questi mesi, ha già compiuto passi concreti in direzione di una maggiore tutela dell’ambiente, bloccando in Orissa l’acquisizione di terre per l’estrazione mineraria portata avanti da giganti multinazionali come ArcelorMittal India, Posco e Vedanta Resources e chiedendo loro un ridimensionamento drastico dei progetti previsti. Il gigante sudcoreano dell’acciaio Posco era stato tra i primi ad arrivare in Orissa, cominciando ad acquisire terreni per costruire un impianto per la produzione d’acciaio e un porto da 11mila miliardi di dollari, mentre l’ Anil Agarwal, in mano alla Vedanta Resources, ne avrebbe investiti altri 10mila per una raffineria di allumina e impianti di produzione di energia. Ma il ministro dell’ambiente Jairam Ramesh ha negato le autorizzazioni alla costruzione per preoccupazioni legate all’impatto su territori e comunità, stesse motivazioni addotte per bloccare la commercializzazione della melanzana Ogm, contro la quale si era levata in tutto il Paese una forte ondata di malcontento popolare per le possibili conseguenze sulla salute umana e sull’equilibrio ecologico delle colture locali. “La gente deve avere l’ultima parola e le imprese debbono accettare dei paletti ben precisi. Distruggere le foreste e l’ambiente in cui vivono le comunità con uno sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali non le porta necessariamente fuori da quell’abietta povertà in cui languono”, ha detto la Gandhi senza mezze misure, accogliendo le preoccupazioni manifestate con ogni mezzo dai popoli nativi, “perché non cadano vittime degli estremismi e non debbano poi essere repressi con azioni di polizia come recentemente è successo”. Un’altra buona notizia ha riguardato il Land Acquisition Act: la presidente, infatti, ha annunciato che lavorerà perché questa legge, che regola tra l’altro proprio l’insediamento di impianti e affini sui terreni agricoli, venga emendata per prevedere ampie e tempestive compensazioni per i contadini che eventualmente dovessero venire espropriati o impattati duramente dai nuovi progetti. La presidente ha anche annunciato che verrà presentata, proprio sulla scorta dell’esperienza dei fatti di Orissa, una nuova legge su miniere e sfruttamento di minerali che assicurerà il coinvolgimento diretto delle comunità e delle popolazioni locali nello stabilire i limiti e la sostenibilità dei nuovi progetti, e un altro provvedimento per migliorare le attuali condizioni di nuovo insediamento e recupero dei territori, qualora si rendessero davvero necessario. Quello che è uscito dall’incontro del partito del Congresso, dunque, è un appello al Governo per il raggiungimento di un nuovo bilanciamento tra crescita economica e protezione dell’ambiente, preoccupazione finora inedita per l’India. La crescita economica è stata indispensabile al Paese, ha sottolineato la Gandhi, anche perché ha consentito al Governo di mettere in piedi numerosi programmi di welfare e inclusione sociale, ma “questo aumento di ricchezza deve essere più inclusivo e i benefici debbono raggiungere le persone escluse in città, le caste emarginate, le popolazioni tribali, le comunità più povere, le minoranze, le donne e i bambini”. E’ pensando a loro che il Governo conta di chiudere al più presto anche la nuova Legge per la sicurezza alimentare, che è ora all’esame del National Advisory Council di cui la Gandhi è presidente. I cambiamenti climatici, insieme alle speculazioni sui mercati delle materie prime, stanno rendendo sempre più difficile l’accesso al cibo per le persone più povere, e stanno provocando anche periodici esodi forzati dalle campagne ai centri urbani che indeboliscono il tessuto agricolo produttivo in molti stati. L’approccio integrato – tra salvaguardia dell’ambiente e dei beni comuni, ridisegno delle tutele sociali, pianificazione strategica del territorio e governo delle speculazioni – è la strada maestra che tutti i Paesi, ad economia avanzata o meno, dovrebbero percorrere per uscire dalla crisi articolata e strutturale che ci troviamo ad affrontare. Paesi che la crescita la conoscono bene, la praticano, la cavalcano e ne sono socialmente disarcionati come l’India, in ascolto, a volte anche loro malgrado, dei movimenti sociali e delle alternative, se ne stanno accorgendo. L’Europa rimane drammaticamente in ritardo. L’Italia? Non pervenuta. Monica Di Sisto, responsabile Fair economie solidali |
|
|