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Fini e Schifani al Colle, aspettando il 14 dicembre
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di Frida Nacinovich
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Ai più giovani il calendario dell’avvento, agli onorevoli della Repubblica quello della crisi. Nelle famiglie credenti (e anche in quelle meno credenti ma consumiste) i più piccoli trovano un regalino quotidiano, in Parlamento invece c’è da approvare la legge finanziaria e subito dopo, il 13 e il 14 dicembre prossimi, il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi affronterà il voto di fiducia. Apri la casellina del giorno: o saranno dolci o sarà carbone per il governo e la sua maggioranza. Il calendario della crisi è stato preparato da Giorgio Napolitano insieme a Renato Schifani e Gianfranco Fini. Le tre più alte cariche dello Stato non hanno dubbi: prima la manovra economica di Tremonti, poi il destino del governo. Prima i soldi poi la politica, sono almeno trent’anni che va così. Il telefono di Daniela Santanché è bollente. La pasionaria del Cavaliere - la donna che Francesco Storace avrebbe voluto premier - sostiene che gli uomini di Fini la chiamano continuamente. I futuristi, almeno quelli più pragmatici, vogliono far sapere a Silvio Berlusconi che non lo sfiduceranno, chiedono a Santanché di riferire al gran capo i loro messaggi. A sentire Santanché la ribellione dei finiani è già stata domata. Pentiti, contriti e redenti, torneranno tutti dal Cavaliere che nella sua infinita bontà saprà perdonare. Uno scenario possibile? Gratta gratta si viene a scoprire che di pentiti ce n’è uno solo. Si tratta di Giuseppe Angeli, onorevole eletto all’estero, in America Latina. Santanché lo esibisce come un trofeo. Di fronte alla richiesta di chiarimenti il malcapitato, appena rientrato dall’Argentina, abbozza una giustificazione: si è lasciato trascinare nella ribellione futurista da un antico legame con Mirko Tremaglia e Gianfranco Fini, ma alla fine ha prevalso la fedeltà al governo. La notizia viene girata a Benedetto della Vedova. Il più radicale fra i discepoli di Fini non si mostra particolarmente impressionato. Nemmeno una parola su Angeli, una frase lapidaria sul governo Berlusconi. «Berlusconi non avrà la fiducia, né alla Camera né al Senato». Cade o non cade? C’è chi legge il futuro nei fondi del caffè, ma non va molto lontano. C’è chi invece il caffè lo sorseggia, quello eccellente di Sant’Eustachio, due passi dal Senato, e pensa più prosaicamente alle capacità persuasive di Berlusconi. “Quanti onorevoli convincerà, in un modo o nell’altro, ad abbandonare la nave corsara di Fini?”. Chi vivrà vedrà. Intanto Denis Verdini sentenzia: -Andare alle elezioni è una bella lavatrice americana, si lavano tutti i panni. Quello che non capisco è come mai l’opposizione non vuole-. Verdini non è il solo ad essere interdetto. D’altra parte Cisl, Confindustria e vescovi ribadiscono che nuove elezioni sarebbero una iattura in questo momento di crisi. Prese di posizione che per il Pd hanno un peso. Per giunta anche sul partito democratico sta piovendo piuttosto forte. L’effetto collaterale della vittoria dell’outsider Pisapia alle primarie milanesi sono state le dimissioni di Filippo Penati, uomo forte del Pd e capo della segreteria di Pierluigi Bersani. Se il Pdl piange il Pd non ride. Poteva essere diversamente? Note a margine: dura poco più di un’ora l’incontro fra Napolitano, Schifani e Fini. Tutti d’accordo, l’approvazione della Finanziaria è una priorità. Ma per il ministro Bondi la priorità è insultare il presidente della Camera, che non dovrebbe guidare l’assemblea di Montecitorio perché è a capo di una fazione politica. Bastonate a Fini dunque, perchè siamo già in campagna elettorale, quella permanente che tanto piace al Cavaliere. Berlusconi si materializzerà nei suoi studi di Canale5. Saviano gli fa un baffo, lui è super Silvio. -Io vado in tv e parlo direttamente agli italiani-, avrebbe detto il ticoon delle televisioni. Avrà una trasmissione tutta per lui, “Matrix”. Vuole salvare i suoi amati cittadini dei sondaggi da chi sparge in giro voci malevole sul suo conto, dalla propaganda comunista, che ora ha addirittura assoldato il compagno Fini. Parlerà, parlerà, parlerà, a occhio senza contraddittorio. Una casella del calendario della crisi raffigura Umberto Bossi, il leader della Lega dice che resta fedele al Cavaliere. Comunque e ovunque. Sai che novità. In un’altra c’è Ignazio La Russa, triunviro delle libertà. Il ministro della Difesa ex aennino avverte: -Andremo avanti anche con una maggioranza risicata perché sarà compatta e coesa-. Ottimista. E ancora la casella con Gianfranco Rotondi: -L’alternativa è tra la fiducia al governo e il voto anticipato, che non è certo un passaggio traumatico-. Al ministro neo-democristiano manca solo la conottiera verde, altrimenti sarebbe nella stessa casella con Bossi, due sorprese in un solo giorno. Wow.
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