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Mafie, delinquenza stradilagante
"Colletti bianchi e nuovi soci" |
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Benvenuto Michelangelo
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La relazione mediatico inviata al Ministro dell’Interno Roberto Maroni e da questi svolta davanti al Parlamento «sull’attività svolta e sui risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia . Arriva mentre giornali e tivvù sono impegnati nella polemica quotidiana, a proposito delle stragi mafiose negli Anni Novanta, rilasciate dal senatore del Popolo delle Libertà Marcello Dell’Utri, inquisito per mafia, condannato a Palermo in primo e secondo grado a sette.. anni di reclusione, con il processo di cassazione che gli pende sul collo. L’uomo di fiducia di Silvio Berlusconi - quello che gli ha suggerito l’ingaggio dello stalliere di Arcore Vittorio Mangano, che ha condiviso da sempre e finanche organizzato tutte le trame finanziarie-imprenditoriali fin dai tempi delle avventure da palazzinaro, e poi quelle mediatico-pubblicitarie, e infine politiche, del Cavaliere di Arcore, premiato per questo con un inossidabile seggio senatoriale . La polemica, apposta suscitata per non discutere mai nel merito di niente, è stata subito raccolta dal’ex magistrato calabrese Luigi De Magistris, sodale di quell’altro ex magistrato Tonino Di Pietro che non riesce mai ad avvedersi di quale sia "il centro" delle questioni in gioco. Per De Magistris -trova conferma il pericolo, da sempre denunciato dal fronte antimafia, che la politica voglia interferire nelle inchieste della magistratura attraverso la creazione di una commissione d’inchiesta sulle stragi degli Anni ’90. Il fatto che Dell’Utri si dichiari pronto, a richiedere una commissione d’inchiesta parlamentare sulle stragi del ’92-’93, è la conferma che il regime piduista vuole ostacolare l’accertamento della verità processuale, la quale compete solo all’autorità giudiziaria-. Ecco dirottata una volta di più l’attenzione del pubblico dalle questioni vere e centrali, quando si tratta di mafia, che sono quelle di cercare di capire e far uscire allo scoperto che cosa sta accadendo nei segreti meandri delle cosche mafiose, dei loro affari sul territorio, delle "relazioni pericolose" con il potere locale (che in Sicilia, ad esempio, è tutto in mano al centrodestra, e per il resto delle regioni meridionali ) con il potere politico in senso lato e con il potere economico che sui territori infestati dalle organizzazioni criminali intesse fin troppo spesso con le organizzazioni mafiose - e con la loro ricca dote di denaro riciclato ma pronto in contanti - i suoi rapporti finanziari-imprenditoriali legati alle infrastrutture, agli appalti, alle grandi opere, al ciclo del cemento, alle centrali della grande distribuzione, ai circuiti del turismo per vip e dei golf resort, e via andando. Allora - seguendo una suggestione che giusto quarant’anni fa, nel 1969, ci dava Dario Fo con la sua commedia -L’operaio conosce 300 parole, il padrone 1000, per questo è lui il padrone- - è utile ritornare a leggere la relazione della Direzione investigativa antimafia, che con eccezionale precisione e trasparenza fornisce, innanzitutto alle Istituzioni - che dunque non potranno avanzare la scusa di "non sapere" - e a tutti quelli che abbiano voglia di capire, i dati esatti, completi e complessivi dello "stato dell’arte", alla fine dell’anno concluso, del fenomeno mafioso, delle sue reti, dei suoi interessi, della sua struttura, innervazione, insediamenti, zone d’influenza, affiliati, giro d’affari. VALORI DEI SEQUESTRI E DELLE CONFISCHE DAL 1992 - 2009
ORGANIZZAZIONI |
Sequestri
(art. 321 cpp) |
Sequestri
(lex 575/65) |
Confische
(lex 575/65) |
Cosa Nostra |
1.669.544.080 |
2.034.264.000 |
797.594.114 |
Camorra |
1.773.286.000 |
1.411.885.823 |
615.399.000 |
’Ndrangheta |
197.978.998 |
438.819.254 |
124.558.000 |
Crim.Org.Pugl. |
68.297.795 |
79.629.000 |
66.078.698 |
Altre |
584.519.000 |
173.747.000 |
84.438.000 |
Totali |
4.293.625.873 |
4.138.345.077 |
1.688.067.812 |
I sequestri e le confische alle altre mafie "allogene" - elencate in ordine di "importanza" impatto e capacità di penetrazione: quella albanese, quella cinese, quella romena; e poi nigeriana, sudamericana, maghrebina e nordafricana; infine quella russa e quella bulgara - che nell’insieme hanno subito sequestri per 358,266 milioni e confische per 84,438 milioni di euro. Il totale assomiglia a una mezza manovra finanziaria: 4.293.625.873 miliardi ai sensi dell’articolo 321 del Codice di procedura penale (sequestri preventivi); 4.138.345.077 miliardi per effetto della legge 575/65 (disposizioni contro la mafia); 1.688.067.812miliardi per confische, cioè sottrazioni definitive di patrimoni criminali (terreni, immobili, beni mobili, aziende, quote societarie, conti correnti, libretti di risparmio)rientrati nella disponibilità del patrimonio pubblico, disposte anch’esse con la legge antimafia numero 575 del 1965. Nella relazione, in premessa, si legge: -I fenomeni di criminalità mafiosa, evidenziati , hanno messo in luce, a fronte di un generale profilo pervasivo nella società civile e nel mondo economico, peculiari dinamiche adattative all’interno delle quali: Cosa Nostra ha tentato di rigenerare la propria architettura organizzativa storica; la ’ndrangheta ha aperto nuove importanti rotte nel narcotraffico internazionale; la camorra ha manifestato, specialmente nel territorio casertano, condotte delittuose particolarmente violente, addirittura con episodi stragisti; la criminalità organizzata pugliese ha visto la crescita di fatti omicidiari; il variegato arcipelago di matrice esogena ha messo in luce segnali di crescita di nuove forme associative. In questo quadro si evidenziano costanti ricerche di relazioni sempre più strette tra i diversi aggregati mafiosi, per la conduzione di ambiziosi progetti delittuosi, sia in campo nazionale che transnazionale-. Ed ancora: -Ne consegue il particolare fattore di rischio, per tutta l’economia legale, della penetrazione sul mercato di realtà imprenditoriali, commerciali e finanziarie, apparentemente immuni da pregiudizi e lontane dalla radice mafiosa, tanto da superare, in talune occasioni, i controlli formali di legalità-. I delitti sono quelli noti: reati associativi; fenomeni estorsivi, danneggiamenti; incendi di negozi, aziende e capannoni ,e poi usura, riciclaggio, omicidi e d infine tentati omicidi. C’è, nella relazione della Dia, una precisa "mappatura" del territorio e del controllo esercitato nei diversi "mandamenti" dalle singole "famiglie". Con tanto di nomi e cognomi, di capi e "sottopanza" e "picciotti"; con la traccia delle relazioni tra famiglie, nelle diverse province, e persino delle interconnessioni tra mafia e ’ndrangheta, soprattutto nel narcotraffico, e tra mafia e camorra, soprattutto negli appalti,nei lavori pubblici e nella sanità. Un quadro esatto, con tutti i riferimenti alle operazioni ordinate dai magistrati delle Procure e dai giudici dei Tribunali, attuate dalle forze dell’ordine impegnate nei Distretti antimafia. Ma di particolare interesse è la parte che riguarda la penetrazione mafiosa nei processi di infiltrazione e di acquisizione di attività "legali". |
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