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Berlusconi-Putin. Affari e puzza di petrolio |
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Nella prima ondata, domenica scorsa, di rivelazioni fornite da WikiLeaks già era emerso che Silvio Berlusconi avesse un filo diretto privilegiato con Vladimir Putin, al punto tale da preoccupare seriamente gli americani. Si adombravano affari personali del premier all’interno dei rapporti economici tra Russia ed Italia soprattutto per quanto riguarda il campo dell’energia, bastava vedere la partecipazione dell’Eni nel gasdotto Southstrem di Gazprom, la compagnia energetica russa. Ora la pubblicazione di nuovi cablogrammi precisa in maniera più definita i contorni di questa vicenda e il tutto assume i contorni di una vera e propria bomba. Al centro gli affari del Cavaliere nel campo dell’energia. L’ordigno mediatico è esploso quando sono divenute note le comunicazioni che l’ex ambasciatore Usa in Italia, Ronald Spogli, inviava a Washinghton. -La voglia del primo ministro Berlusconi di essere percepito come un importante giocatore europeo in politica estera sta portando l’Italia a sostenere gli sforzi russi di danneggiare la Nato scriveva senza mezzi termini il diplomatico americano. Accuse riportate dal New York Times che parlano di un Berlusconi che - tratta la politica russa come fa con gli affari domestici: tatticamente e giorno per giorno. Il suo preponderante desiderio è di rimanere nelle grazie di Putin ed ha frequentemente dato voce a opinioni e dichiarazioni che gli sono state passate direttamente da Putin-. Il quotidiano da molto risalto ad alcune affermazioni che sarebbero giunte direttamente da parte della autorità georgiane che attraverso contatti con il Pd ed esponenti dello stesso Pdl avrebbero scoperto un attivismo di Berlusconi diretto ad approfittare -personalmente e a mani basse dei molti accordi sull’energia tra la Russia e l’Italia. L’ambasciatore della Georgia a Roma - scrive Spogli - ci ha detto che il governo georgiano ritiene che Putin ha promesso a Berlusconi una percentuale di profitto da ogni gasdotto sviluppato dall’Eni insieme a Gazprom-. Insomma il premier lucrava per suo interesse su affari economici di Stato. Qualche sospetto viene nel momento in cui si apprende che Eni decide di vendere a Gazprom il suo 20% di Gazpromneft (azienda della galassia energetica russa), solo che da Mosca vogliono pagare meno del prezzo di mercato. Non c’è problema però perchè proprio l’intesa tra Berlusconi e Putin permette di ristabilire un prezzo congruo. Gli americani cercano anche di capire chi funge da mediatore tra i due leader e lo individuano in Valentino Valentini, un tessitore di rapporti e connessioni che parla russo, che spesso e a Mosca e che sarebbe anche un membro del Parlamento. Nessuno sa esattamente cosa faccia durante i suoi frequenti viaggi in Russia. Gli ambienti diplomatici italiani sono infatti spesso tenuti all’oscuro dei colloqui tra il Cavaliere e Putin e la frustrazione è trattenuta a stento con i colleghi stranieri. All’interno dello stesso Pdl c’è la consapevolezza che qualcosa non è chiaro, ed è lo stesso ministro degli Esteri, Franco Frattini, a rivelare a Dick Cheney nel 2008 che -non ha nessuna influenza su Berlusconi-. In quel momento infatti gli americani stavano chiedendo conto di una conferenza stampa nella quale il premier aveva giudicato -l’espansione della Nato, l’indipendenza del Kosovo e la difesa missilistica come una provocazione degli Usa verso la Russia-. |
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