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· "Nessuno è al mio livello",
· "Mai fatto affari con Putin" ,
· "Ho sempre agito nell’interesse del popolo",
· "Sono buono, giusto, generoso ".
frasi che un presidente del consiglio non dovrebbe mai pronunciare e non dovrebbe mai essere costretto a pronunciare secondo una linea di autodifesa contro il malumore che si leva dal popolo sovrano. Negli anni passati, indistintamente tutti quelli che hanno subito la presenza del cavaliere nel mondo della politica, erano altre le frasi pronunciate, il cui scopo era quello di convincere gli elettori per mantenere il potere, stravolgendo il rapporto tra consenso e potere; in una democrazia compiuta il consenso serve, a chi lo riceve, per ben governare al servizio del bene comune. Per il cavaliere è esattamente l’opposto: è il potere che viene usato per mantenere il consenso e con esso il potere, in un circuito perverso dove brilla la totale assenza del "bene comune", emergendo solo il bene personale di chi esercita il potere. Si tratta del potere che usa i sondaggi per capire ciò che una sia pur sparuta maggioranza desidera, per fornire il contentino di una promessa, regolarmente inevasa: abbattimento del carico fiscale, un milione di posti di lavoro, abolizione del bollo auto, bonus bebè, il tutto condito con suggerimenti di ottimismo, negazionismo sulla crisi economica, promesse di realizzare il paese di Bengodi, grazie al suo fascino, alle pacche sulle spalle, al cucù-settete, all’amicizia con Gheddafi e Putin (della quale si comincia a scoprirne le "nobili" motivazioni). Ora non può più convincere nessuno con i suoi slogan, neanche se le ripete ossessivamente e ossessivamente le fa ripetere ai suoi lacchè; ora gli servono per auto convincersi di continuare ad essere il fascinoso conquistatore, il più bello del reame, il più grande statista degli ultimi 150 anni, l’emulo di Napoleone, l’unto del signore, il generoso, il giusto. E’ una sorta di autoipnosi per convincere se stesso, a cui non credono più neanche i suoi più fedeli, ma non glielo dicono per potersi sedere ancora a tavola , in attesa dell’ultima cena. Stante quest’esercizio di auto convincimento, dovrebbe iniziare il percorso che gli compete per convincersi e auto convincersi:
"La galera è bella; in galera si sta bene; mi manca tanto la galera." |
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