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Ultimo colpo di mano 2010: tagli all’editoria per far tacere tante testate scomode. Fnsi: Tremonti non conosce il valore del pluralismo |
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Con un colpo di mano il ministro dell’economia Giulio Tremonti, sempre più simile alla sua parodia di Corrado Guzzanti, ha ristabilito i tagli all’editoria che dovrebbero essere contenuti all’interno del decreto milleproroghe. La decisione è stata presa nel Consiglio dei Ministri del 22 dicembre. Giornali non profit, di partito, cooperative e emittenti radiotelevisive locali tornano così a rischio dopo che i soldi destinati a loro erano stati tolti al fondo del 5 per mille. La protesta sacrosanta di Ong e associazioni ha determinato la marcia indietro del governo che ha preferito tornare a colpire l’editoria. Complessivamente il taglio è notevole, si tratta di quasi 100 milioni di euro, 50 per le testate, 45 a sostegno dell’emittenza locale, e 5 per i giornali editi e diffusi all’estero. A rischio sono ora 4.000 posti di lavoro e oltre 90 testate giornalistiche. Duro il giudizio dell’Fnsi. il presidente della Federazione nazionale della stampa Roberto Natale. Il ministro dell’Economia Giulio Tremonti somiglia sempre più alla sua celebre parodia ideata da Corrado Guzzanti. Gli scketch nei quali il Ministro illustra i provvedimenti economici più fantasiosi sembrano tradursi in realtà. E’ soltanto la risata che viene meno. Gli stessi Silvio Berlusconi e Paolo Bonaiuti avevano in qualche modo fatto intendere che si sarebbe arrivati ad una soluzione. Soprattutto il portavoce del premier si era espresso contro i tagli seguito anche da Fabrizio Cicchitto che aveva come “missione impossibile” quella di impedire la decurtazione al Fus (Fondo unico dello spettacolo). Una soluzione Tremonti l’aveva trovata: tagliare il fondo al 5 per mille. Naturalmente le proteste del mondo dell’associazionismo non si sono fatte attendere fino ad arrivare ad una manifestazione sotto il ministero di via XX settembre. Allora ecco la marcia indietro del governo, ritornano i soldi del fondo 5 per mille e spariscono di nuovo quelli a giornali, emittenti radiotelevisive locali ed editoria. Mercoledì 29, la mattina alle 11 presso la sede dell’Fnsi, si riunisce d’urgenza il Comitato per la difesa della libertà ed il diritto all’informazione per decidere iniziative di contrasto. Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale dei giornalisti, ha un giudizio durussimo: «E’ chiaro che il colpo è al pluralismo dell’informazione, Tremonti non conosce il valore del pluralismo e ritiene che la morte alla quale si condannano decine di testate non sia importante perchè la grande informazione televisiva cara al premier va avanti comunque». La sensazione è che Tremonti abbia effettuato un vero e proprio colpo di mano sovvertendo tutta la discussione interna alla maggioranza sulla legge di stabilità e reintroducendo i tagli da lui voluti nel decreto milleproroghe approvato il 22 dicembre dal Consiglio dei ministri. Una decisione che ha riacceso una polemica che sembrava dimenticata. Il decreto approda al Senato ma rimane nebuloso il testo e non è neanche chiaro se verrà discusso in Commissione Bilancio o Affari Costituzionali. Una differenza non di poco conto visto che nel secondo caso la maggioranza è dell’opposizione grazie ai fuoriusciti di Fli, quest’ultimi poi avevano già salutato con favore il ripristino dei fondi per l’editoria. Che i tagli possano essere un’ulteriore tappa nella resa dei conti con Fini che vedrebbe la prossima chiusura del ’Secolo d’Italia’, è quasi un’evidenza ma a rischio ci sono, complessivamente, 4.000 posti di lavoro e oltre 90 testate giornalistiche senza contare tutte quelle che hanno già chiuso falcidiate dalla crisi economica. Infatti - dice ancora Natale - -non aspetteremo neanche i due mesi che sono necessari per l’approvazione del decreto legge, ce lo impedisce il fatto che per alcune di queste testate la decisione di Tremonti impedirà che tra pochi giorni abbiano gli anticipi bancari ai quali avrebbero avuto accesso-.ami-Alessandro Fioroni |
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