Mastella e Loiero “accompagnatori” dei truffatori in Bnl
 











Pare che questi signori – per quanto dichiarato verbalmente e per iscritto da alcuni dipendenti – avessero libero accesso agli uffici della direzione generale della banca, dove sarebbero stati introdotti da esponenti politici d’importanza non marginale. Fra gli altri, un ex ministro e un segretario nazionale di partito attualmente in carica”. L’ispettore della Banca nazionale del lavoro firma queste righe, inserite in un rapporto di 30 pagine, il 28 gennaio 2004: sta segnalando tutti i rischi finanziari, legati al gruppo Esposito, nell’area tra Crotone e Catanzaro.
Sei anni dopo – siamo al dicembre 2010 – Francesco Esposito viene arrestato con l’accusa di truffa ai fondi pubblici della legge 488. L’inchiesta della magistratura, condotta dal sostituto procuratore di Crotone Daniela Caramico D’Auria, è ormai in fase di chiusura: il gruppo Esposito avrebbe utilizzato i fondi pubblici in maniera fraudolenta, tanto da portare a ben 11 arresti e 34
iscrizioni nel registro degli indagati. Scavando nella storia finanziaria di Francesco Esposito, scarcerato pochi giorni dopo l’arresto, la procura s’è imbattuta nel rapporto dell’ispettore Bnl firmato nel 2004. E quindi: chi sono i politici che avrebbero “introdotto” il presunto truffatore al “libero accesso” negli “uffici della direzione generale della banca”? Clemente Mastella e Agazio Loiero.
“A ogni atteggiamento di chiusura da parte della filiale – dice all’ispettore, nell’agosto 2003, un direttore della filiale Bnl di Catanzaro – il cliente (Esposito, ndr) reagiva procurandosi incontri con il vertice della banca. Sono a conoscenza di due incontri avutisi in epoche successive, in cui hanno partecipato, da una parte, il signor Francesco Esposito e l’ingegner Commodari accompagnati dal senatore Agazio Loiero, all’epoca ministro della Repubblica, dall’altra il dottor Lanzara e il signor Orbicciani in rappresentanza della banca. Queste notizie mi sono state fornite, in tempi
diversi, dal signor Francesco Esposito, dal senatore Loiero e dallo stesso signor Orbicciani, che era solito telefonarmi prima dei citati incontri, per sollecitarmi relazioni in merito all’andamento e alle posizioni del gruppo”.
Il direttore, però, riferisce all’ispettore anche un altro episodio: “Sono a conoscenza di un ulteriore incontro, tenutosi con gli stessi rappresentanti della nostra banca, nel corso del 2002, in epoca successiva la mio trasferimento, cui ha partecipato l’onorevole Mastella, che sostituiva l’ex ministro Loiero in qualità di accompagnatore del signor Esposito”. Si dirà, “l’accompagnatore” Mastella, come “l’accompagnatore” Loiero, non sono indagati. E non potevano immaginare che, di lì a sei anni, Esposito sarebbe stato arrestato e accusato di truffa. Ma visto che l’accompagnavano ai piani più alti della Bnl, potevano ben sapere quale fosse la fama di “don Ciccio”, fuori e dentro la banca, considerato che il rapporto dell’ispettore è durissimo. E soprattutto:
non si capisce perché gli “accompagnatori”, entrambi di alto rilievo politico – Loiero è l’ex governatore della Calabria, Mastella ha appena annunciato la sua candidatura a sindaco di Napoli – abbiano deciso di presentarsi in banca con “don Ciccio”.
L’immagine che ricorda lo scenario evocato dalle indagini dell’europarlamentare Luigi De Magistris, durante le sue inchieste da pm in Calabria, dove centrodestra e centrosinistra si separavano sugli scranni della Regione, ma andavano a braccetto con la finanza locale. “Esposito – scrive l’ispettore – non di rado ha usato lo strumento della minaccia, più o meno esplicita, per tentare di indurre gli interlocutori bancari ad assecondarne le aspettative”. Una situazione – continua l’ispettore – che “ha influito negativamente sull’immagine della Bnl di Crotone, tanto da venir definita da molti ‘la banca di don Ciccio’”. Esposito non poteva essere uno sconosciuto, quindi, per gli “accompagnatori” Mastella e Loiero. E non poteva essere
sconosciuto il suo “gruppo” che, aggiunge l’ispettore, ha ottenuto erogazioni per decine di milioni ma – conclude – “non si comprende quale destinazione abbia potuto avere buona parte del denaro erogato”.de il fatto-Antonio Massari