Reparto dell’orrore al Policlinico si indaga sulle morti sospette
 











Morti sospette. Pazienti finiti sulla sedia a rotelle. Anche sei interventi per non asportare completamente uno stesso tumore. L’assessorato alla Sanità ha dato mandato di aprire un’indagine interna per capire cosa sta accadendo nel reparto di Neurochirurgia del Policlinico di Bari. La decisione arriva dopo una serie di informazioni arrivate in via informale ai vertici dell’azienda e dell’assessorato. E sulla base di un esposto presentato ai sindacati da due anestesisti e un medico che lavorano nel reparto: un dossier molto analitico che mette insieme una serie di casi sospetti, sui quali ora la Regione vuole fare chiarezza.
Il reparto è quello diretto sino a qualche mese fa dal professor Pasquale Ciappetta, poi sospeso dall’azienda dopo essere stato coinvolto nell’inchiesta penale partita dalle dichiarazioni di Gianpaolo Tarantini. Secondo quanto raccontato dai medici nelle ultime settimane dopo la sospensione quindi di Ciappetta nel reparto si
sarebbero verificati una serie di casi di malasanità. Interventi sbagliati o ripetuti, in alcuni casi mortali. Viene citato il caso di una donna di 28 anni alla quale non è stata rimossa per due volte una malformazone e dopo è stata costretta ad andare a Firenze.
C’è poi un paziente terminale con metastasi che, nonostante le cattive condizioni, è stato sottoposto a un intervento e dopo una settimana è morta. Una donna, ricoverata per una dorsalgia, è stata operata e subito dopo l’intervento sarebbe diventata paraplegica. Portata nel reparto, ha avuto poi disturbi respiratori e dopo pochi giorni è morta. Un paziente con un meningioma sarebbe stato invece operato quando non doveva ed è morto. Si parla, inoltre, di casi di pazienti operati più volte e dimessi senza ottenere una rimozione evidente del tumore vanificando, quindi, un’eventuale chemio e radioterapia.
Sarebbe addirittura accaduto di operare sei volte un singolo paziente con un tumore senza asportarlo completamente. Un
errore, o forse si sospetta anche una maniera per aumentare il numero di ricoveri. Recentemente sarebbero poi morti due pazienti che non presentavano quadri clinici disastrosi (uno è stato sottoposto a un’operazione definita anomala) e un altro, operato due volte per una lesione, sarebbe diventato paraplegico. Infine ci sarebbero problemi nel decorso post operatorio di un bambino di 4 anni operato da poco.
In sostanza, la situazione che si racconta è disastrosa. E per questo l’assessorato e la direzione generale del Policlinico hanno deciso di vederci chiaro: la prima segnalazione che hanno ricevuto è del 24 dicembre, già oggi potrebbero partire le prime verifiche sulle cartelle cliniche. Un primo controllo però è stato già fatto: da quando, infatti, è andato via Ciappetta e c’era stato un cambio di guida al reparto (deciso non dall’azienda ma sulla base di una sentenza del Tar), i numeri dimostrerebbero un sensibile calo numerico per le patologie neurochirurgiche più importanti
(come i tumori celebrali, le malattie vascolari e midollari), un aumento invece di patologie di lieve entità come le ernie del disco o le artrosi cervicali e lombari.
Inoltre i tempi di degenza dicono nella denuncia si sarebbero allungati e quindi automaticamente è diminuito il turnover. Al momento sembra impensabile però un ritorno in sella di Ciappetta: il medico sarebbe stato corrotto, secondo la Procura, da Tarantini. L’imprenditore gli avrebbe messo a disposizione auto e autista, pagato viaggi, biglietti aerei, cene e addirittura il conto nelle salumerie in cambio di favori nell’acquisto di materiale protesico.
Detto questo, il Policlinico assicura il pugno duro contro chi ha oggi la responsabilità del reparto anche qualora dovessero essere riscontrate una parte di quelle accuse. Si sta procedendo con i piedi di piombo anche per paura che ad alimentare la questione ci possano essere beghe interne, ma il direttore generale Vitangelo Dattoli ha già dimostrato di sapere usare
il pugno duro quando necessario: è ancora in corso la battaglia amministrativa con il professor Edoardo Triggiani che era stato allontanato dalla unità operativa di Chirurgia che dirigeva. L’ospedale contestava al dottore una serie di negligenze, con tanto di interventi inutili o macroscopicamente sbagliati. Il medico ha però sempre respinto tutte le accuse. Sulla vicenda è anche in corso un’inchiesta penale: partendo dal caso di un uomo di 64 anni deceduto in ospedale, si è arrivati a indagare su 44 casi in seguito a un esposto anonimo fatto recapitare sulla scrivania del pm. A oggi, però, il magistrato ha incaricato alcuni consulenti di fare accertamenti soltanto su sei di quelle vicende. de la Repubblica-Giuliano Foschini