Diossina, anche il maiale tedesco è velenoso
 











Nel giorno in cui dalla Germania arriva la prima conferma della contaminazione da diossina di carni suine, comunque mai arrivate in commercio, a Bruxelles la Commissione europea lancia ai consumatori messaggi rassicuranti.
Lo scandalo dei mangimi contaminati prodotti dalla tedesca Harles und Jentzsch sarebbe meno pericoloso di quanto si temesse. Dei 4.709 allevamenti chiusi in Germania nel momento di massimo allarme, oggi sono 558 - 330 dei quali in Bassa Sassonia - quelli ancora bloccati perché sottoposti ad indagini volte a verificare la presenza di diossina nei mangimi e nelle carni degli animali.
Ieri del tema si è occupata anche la Commissione europea, con un meeting del Comitato permanente per la catena alimentare e la salute degli animali, che si è riunito a Bruxelles. Dall’incontro, in cui si è fatto un po’ il punto della diffusione del mangime contaminato e degli avvelenamenti indotti, è emerso che in tutto sono complessivamente
diciannove gli allevamenti tedeschi i cui animali sono risultati avvelenati a un livello superiore da quello ammesso dai termini di legge. Tra questi, diciotto sono allevamenti di galline ovaiole, a cui va aggiunto l’allevamento di suini della Bassa Sassonia di cui abbiamo scritto sopra. In totale sono stati finora effettuati test su cinquantasette allevamenti avicoli per la produzione di uova e su quindici allevamenti suini. Comunque al momento, e la cosa è importante, l’allarme sembra contenuto. E soprattutto non è ancora stata verificata alcuna contaminazione tra i bovini, da carne o da latte, né tra il pollame destinato alla macellazione. Una circorstanza che può far tirare un sospiro di sollievo ai produttori e ai consumatori di latte e latticini. Nonostante ciò, lo scandalo diossina ha scatenato in Germania l’assalto da parte dei consumatori ai supermercati biologici, alcuni dei quali hanno finito le scorte di prodotti come le uova e la carne di maiale. Ieri inoltre la Commissione europea alla salute ha reso noto che le uova tedesche importate in Olanda sono risultate negative ai test sulla diossina, e quindi pulite.
Le prime contaminazioni da diossina nei grassi animali, ha chiarito il Comitato a Bruxelles, erano già state registrate lo scorso marzo. Allora la Harles und Jentzsch non avvertì le autorità competenti, perché la percentuale di diossina nel prodotto finale, il mangime, rientrava nei limiti. Saltato il coperchio dello scandalo, però, oggi le autorità tedesche hanno ordinato di sottoporre a nuove analisi tutti i campioni di grasso animale usati per prodotti alimentari e per i mangimi a partire da quella data, marzo 2010, «e forse anche prima».
Complicata poi la questione di eventuali risarcimenti ai produttori tedeschi. L’Ue non ne vuole sapere. Forse la Germania potrebbe pensare a una forma di risarcimento per gli allevatori messi in ginocchio dalla Harles und Jentzsch, ma dovrebbero scattare prima un ordine di abbattimento e poi
un’autorizzazione formale da parte della Commissione. Ieri la ministra dell’agricoltura tedesca, la cristianosociale Ilse Aigner, ha difeso l’operato del governo dalle critiche delle opposizioni. Serve una maggiore cooperazione tra il governo federale e le regioni, «obblighi più stringenti» per gli allevatori e si dovrà inoltre discutere un eventuale inasprimento delle sanzioni previste per violazioni tanto gravi della legge. Secondo indiscrezioni ieri a Bruxelles si è discusso anche dell’ipotesi di separare la produzione di mangimi, che troppo spesso sono stati la causa dei problemi sorti nella catena alimentare, da qualsiasi altra attività industriale. Nel caso tedesco la contaminazione era infatti avvenuta in un’impianto che, oltre ai mangimi, produceva oli industriali.
In seguito alle notizie provenienti dalla Germania la Confederazione italiana agricoltori ha chiesto il «blocco delle importazioni di carne suina dalla Germania». La Coldiretti ieri ha ricordato che «l’Italia è un
forte importatore di carne di maiale dalla Germania, che viene soprattutto destinata alla produzione di prosciutti (circa 13 milioni di pezzi all’anno)». Nei primi nove mesi del 2010 sono stati importati nel nostro paese ben 220 milioni di chili di carne suina, con un aumento del 12% rispetto allo scorso anno, ha aggiunto Coldiretti. Che ha inoltre consigliato ai consumatori italiani di scegliere prodotti Dop o dei Consorzi italiani. Tra breve dovrebbe inoltre passare dalla Commissione agricoltura della Camera una proposta di legge che obbliga i produttori all’etichettatura d’origine. Quando la legge sarà approvata in via definitiva l’Italia si troverà in anticipo rispetto all’Europa, dove attualmente ancora si discute l’introduzione di una legislazione sull’etichettatura, senza che si sia arrivati a un punto d’accordo. Matteo Alviti