Il partito che non c’è !
Lo spadone è mio e ne faccio quello che voglio.
 







Rosario Amico Roxas




Apparentemente domina la scena politica del governo, regge le sorti dell’esecutivo e ne condiziona l’esistenza stessa ; in pratica fa e deve fare ciò che il padrone comanda.
Padrone… e non si tratta di un eufemismo, ma del significato letterale del termine.
Si tratta della Lega di Bossi che alza la voce, invoca elezioni anticipate, impone il federalismo, condiziona le scelte e baratta le soluzioni, ma in realtà non esiste, perché di proprietà del cavaliere; una proprietà sancita con tanto di atto notarile e parecchi quattrini sborsati dal cavaliere e incassati dalla Lega  (e in buona parte da Bossi).
Lo afferma da tempo  Rosanna Sapori, , già consigliere comunale della Lega, membro del direttivo provinciale di Bergamo e, soprattutto, (ormai ex) celebre giornalista di Radio Padania Libera.
Si comprendono, così, le frasi dette e non dette, che assumono ben precisi significati, come quella sussurrata da Formentini , quando nel
2000 cercò di spiegare il ritorno dal cavaliere del “traditore” Bossi, affermando: «La Lega ha l’acqua alla gola dal punto di vista finanziario», lasciando intendere un passaggio di  denaro  in cambio di una fedeltà “pelosa”.
Arriviamo al 2005, quando:
“Rosanna Sapori (ex voce di Radio Padania e, fino al 2004, stretta collaboratrice del Senatur) la quale raccontò che nel 2005 la Lega – a causa di una serie di disastrose operazioni finanziarie – era sull’orlo del fallimento e che fu salvata da una cifra colossale versata dal Cavaliere in cambio della titolarità del sacro simbolo dei lumbard, lo spadone di Alberto da Giussano. Compravendita segretissima, stipulata in uno studio notarile”  (http://www.ilriformista.it/stories/Prima%20pagina/253357/. )
Si levò solo la voce di Calderoli per negare il tutto, affermando di avere già presentato una querela, della quale non si è mai più saputo nulla,
ma su quella transizione è calato un silenzio tombale, da dove emerge solamente l’ubbidienza cieca e assoluta della Lega al volere e agli interessi personali del padrone.
Già nel 2000, all’epoca della conversione di Bossi sulla via di Arcore,  sull’informato  Gazzettino di Venezia Francesco Jori  riprese una interrogazione parlamentare del senatore ex leghista Antonio Serena dalla quale si evidenziava una relazione economica tra la Lega e Berlusconi, infatti, da lì a poco, emerse una fidejussione in forza della quale Forza Italia garantiva la Lega presso il Banco di Roma per uno scoperto fino a due miliardi delle vecchie lire. Forza Italia si affrettò a minimizzare: si trattava di un semplice prestito che la Lega avrebbe restituito subito dopo aver ricevuto i rimborsi delle spese elettorali.
Compaiono sulla scena, come fantasmi resuscitati, i soldi di Berlusconi, che compra tutto.
Riporto integralmente  dal link citato:
“Ma l’apparizione più spaventosa
e imbarazzante del fantasma (a parte un appunto in cui si parlava di 70 miliardi da Berlusconi e Bossi scoperto tra le carte dell’inchiesta Tavaroli-Telecom) risale a meno di un anno fa. Precisamente al luglio scorso quando Aldo Brancher, appena nominato ministro, tentò di avvalersi del legittimo impedimento per evitare il processo per la scalata alla Banca Antonveneta.
La penosa vicenda (Brancher si dovette dimettere dopo essere stato ministro per diciotto giorni) riportò alla memoria quanto era successo nel 2005 (lo stesso anno in cui è ambientato il racconto di Rosanna Sapori) quando un altro dei catastrofici interventi leghisti in campo finanziario, la fondazione della Banca Credieuronord, stava per portare i lumbard alla bancarotta. Ci si ricordò in particolare che Gianpiero Fiorani, proprio su sollecitazione di Brancher e con lo scopo dichiarato di “ingraziarsi la Lega”, era intervenuto con due milioni di euro in salvataggio della banca padana.
E che, parlando con i pm,
aveva rivelato di aver dato al solito Brancher 200.000 euro perchè dividesse la somma con Calderoli. Circostanza negata da Calderoli (la cui posizione è stata archiviata) e anche da Brancher che, però, è stato condannato. Insomma, l’apparizione del fantasma rese chiaro a tutti che verso Brancher la Lega aveva un grosso debito di riconoscenza. Non solo per le vicende del 2005. Nel Duemila – l’anno della prima comparsa del fantasma – era stato ancora lui a fare da ufficiale di collegamento nelle “trattative di pace” tra Bossi e Berlusconi.”
Cosa implica tutto ciò ?
Innanzitutto che la Lega non esiste più, se mai è esistita, essendo totalmente priva e privata della indispensabile libertà e indipendenza per tutelare gli interessi dei suoi elettori, chiamata, adesso, a tutelare solo gli interessi del cavaliere.
Significa anche che il cavaliere può e potrà disporre della lista intestata alla Lega a suo piacimento, collocando nelle posizioni più sicure uomini di provata fedeltà ed
escort di provate capacità berlusconiane.
Significa che in caso di elezioni anticipate, la paventata rimonta della Lega sarà amministrata dal cavaliere che potrà disporre degli eletti che ha collocato in pole position nella lista dello “spadone”.
Riporto ancora dalle dichiarazioni di  Rosanna Sapori:
“E Silvio Berlusconi cosa c’entra in tutta questa storia? «Fu lui a permettere l’intervento di Fiorani - spiega la Sapori -. In ogni caso i conti dissestati della Lega non derivavano mica solo dalla banca. C’erano già i problemi finanziari dell’Editoriale Nord, l’azienda cui facevano capo la radio, la tv e il giornale di partito. Il primo creditore di Bossi, poi, era proprio il presidente Berlusconi. Le innumerevoli querele per diffamazione che gli aveva fatto dopo il ribaltone del ’94, le aveva vinte quasi tutte. La Lega era piena di debiti. Si era imbarcata in un’interminabile serie di fantasiosi e poco redditizi progetti come il circo padano, l’orchestra padana. Non
riuscivano a pagare i fornitori delle manifestazioni. Ricordo che allora erano sotto sequestro le rotative del giornale e i mobili di via Bellerio». Così, secondo il racconto della Sapori, il Cavaliere decide di ripianare i debiti del Carroccio. Facendosi dare, in cambio, la titolarità del simbolo del partito. «Glielo suggerì Aldo Brancher - ricorda la Sapori -. La titolarità del logo di Alberto da Giussano era di Umberto Bossi, della moglie Manuela Marrone e del senatore Giuseppe Leoni. Furono loro a firmare la cessione del simbolo. È tutto ratificato da un notaio»”.
Il simbolo del Carroccio costò a Berlusconi circa 70 miliardi di lire. Sulla cifra, però, Rosanna Sapori non si espone. «So solo che il Cavaliere tolse le querele, si preoccupò di salvare la banca. Ma non saldò tutto con un unico versamento. Non gli conveniva. Decise di pagare a rate».
Tutta qui  la “fedeltà”   di Bossi, l’interesse per la Padania, e l’esigenza di lasciare al figlio Renzo-il-trota il
posto di  “comando apparente”  nella Lega.