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“Se non ora quando?” - Piazze d’Italia piene di donne contro la violazione dei loro diritti
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Difficile un calcolo preciso. Per gli organizzatori di “Se non ora quando?”, alla giornata dell’orgoglio femminile ha partecipato oltre un milione di persone. Di certo non c’è capoluogo in cui la gente non sia scesa in strada per protestare, ma anche per festeggiare. Molti gli slogan contro Silvio Berlusconi. Ma ha avuto la sua parte anche Mariastella Gelmini che ha bollato le dimostranti come "poche radical chic che manifestano per fini politici e per strumentalizzare le donne", per lei solite eroine snob della sinistra". E non è piaciuta neppure l’accusa di “moralismo” lanciata ieri da Giuliano Ferrara. Il cuore dell’iniziativa è stata Roma, dove una piazza del Popolo gremitissima ha ascoltato le promotrici dell’evento. Molti i volti noti dello spettacolo. E in prima fila, tra le altre, Giulia Bongiorno e Susanna Camusso. "Se fossi qui per criticare i festini hard mi potrebbero dire “sei moralista”, ma quello che mi ha colpito di questa vicenda è quando il festino può diventare criterio di selezione della classe dirigente", ha spiegato la Bongiorno, a una delle sue prime uscite pubbliche dopo la maternità. "Credo che la Gelmini abbia perso un’altra occasione di stare zitta", ha detto Camusso. Detto questo, ha tenuto ad aggiungere, "questa manifestazione non può essere strumentalizzata politicamente perché è contro tutti coloro che vogliono violare i diritti delle donne". Sarà per questo che sono stati gentilmente allontanati dal retropalco tutti i politici. In piazza, tra la folla, molti esponenti dell’opoposizione, a cominciare dal segretario Pd Pier Luigi Bersani e a Paolo Ferrero per Rifondazione comunista – Federazione della Sinistra. Alla fine si è deciso di convocare gli Stati generali delle donne. Alla manifestazione ufficiale, è seguito poi un presidio lampo davanti a Montecitorio. A Milano l’affluenza è stata superiore alle aspettative, nonostante la pioggia. Centomila in piazza Castello che non è riuscita a contenere la folla e molta gente si è fermata in piazza Duomo. Rallentamenti anche nella metropolitana. Spostato invece il presidio di Arcore, per motivi di sicurezza. Sul palco è salito tra gli altri Dario Fo: Berlusconi, ha detto, «è dentro ai nostri cuori nel senso che ce li sballa». Più volte la folla ha interrotto gli oratori per gridare “dimissioni” riferendosi al premier. A Milano c’era anche Romano Prodi: "Credo proprio che le donne abbiano dato un grande segnale al risveglio dell’Italia", ha commentato. Non è mancato Nichi Vendola. E c’era Sara Giudice, la giovane del Pdl criticata fortemente dal suo partito per raccolto firme contro la consigliera regionale Nicole Minetti. Piena anche piazza San Carlo a Torino: centomila i presenti, secondo gli organizzatori. "Una manifestazione gentile, qui non troverete cafoni o cafone", hanno detto dal palco. Molte partecipanti hanno portato ombrelli "per ripararsi dal fango che viene gettato sulle donne", come si richiedeva di fare nel tam tam di convocazioni via mail e tramite Facebook. Una banda musicale ha intonato più volte “Bella ciao”. “Dimissioni" e "Vergogna", sono i due slogan maggiormente scanditi nel corso della manifestazione che ha attraversato le strade di Napoli da piazza Matteotti e si è concluso a piazza Dante. "Siamo 100mila, tutte non a disposizione di Berlusconi", dice Elena Coccia, una degli organizzatori, dal palco. Unica bandiera che ha sfilato, quella italiana. A Firenze è stata scelta piazza dei Giudici. Bloccate dalla folla molte vie adiacenti, Lungarno compreso. A Lucca, nonostante la pioggia, cinquecento persone si sono ritrovate in piazza Santa Maria. Duemila i manifestanti a Siena: "Sono una donna allegra e la mia allegria non si compra", si leggeva su un cartello. Un corteo di 10mila persone, secondo i comitati promotori, ha marciato per le strade del centro di Bari in difesa della dignità e dei diritti delle donne, dopo il “caso Ruby”. Non c’erano sono solo donne ma migliaia di uomini che, partendo dalla centrale piazza prefettura, sfilavano pacificamente con striscioni e manifesti: "Chi governa deve dare il buon esempio e non chiedere il legittimo impedimento", si leggeva su uno di questi. Ventimila persone sono andate in piazza a Palermo. Manifestazione anche a Catania. "Sono orgogliosa della mia città", ha detto Anna Finocchiaro. Quattromila i partecipanti all’appuntamento a Cagliari. In una giornata primaverile, in piazza Amendola, di fronte al porto turistico cagliaritano, è stato allestito un palco sul quale, per oltre due ore, si sono alternate donne comuni che hanno rivendicato il rispetto per il mondo femminile. Tantissimi anche gli uomini in piazza. Circa tremila persone hanno partecipato ieri in Piazza Unità d’Italia, a Trieste, alla manifestazione per la dignità delle donne, una partecipazione superiore alle previsioni. Almeno 1.500 i manifestanti a Bergamo. Sono state un migliaio poi le donne e gli uomini che hanno manifestato davanti al Teatro delle Muse ad Ancona. Mille a Pesaro e 500 ad Ascoli Piceno. Oltre mille persone hanno pacificamente occupato a Novara la centralissima Piazza Duomo. Sul palco anche una suora della congregazione delle Orsoline del Sacro Cuore di Maria, che, oltre a ricordare la piaga dello sfruttamento della prostituzione minorile, di cui sono vittime migliaia di ragazze migranti in tutte le strade d’Italia, si è detta "indignata per come molte donne con responsabilità di governo offendano, umilino e deturpino l’immagine della donna". Manifestazioni si sono svolte in tutte le più importanti città della Liguria. A Genova 30mila persone hanno invaso piazza De Ferrari; c’erano anche il sindaco Marta Vincenzi e l’ex leader della Cgil Sergio Cofferati. Ottocento le persone in piazza a Savona. In circa 1500 hanno suonato tamburi e fischietti a La Spezia, sotto lo slogan “Per mandar via Berlusconi e tutta la sua compagnia”. Mobilitata anche la Calabria. A Catanzaro; qui le manifestazioni sono state due: una la mattina, sostenuta anche dai poliziotti del Coisp, e l’altra il pomeriggio davanti alla prefettura. Appuntamenti anche a Cosenza e Roccella Jonica. Le donne di Arcore si sono date appuntamento in largo Carlo Arenti, alle 15.30, per un presidio durato circa 2 ore. "Se non ora, quando?" Lo slogan che ha raccolto qualche centinaio di persone nella cittadina. Molte donne, ma anche uomini e bambini. La manifestazione si sarebbe dovuta tenere in largo Vela, presso Villa Borromeo, ma per ragioni di ordine pubblico è stata spostata in largo Arenti, qualche centinaio di metri più distante dalla villa del presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Molti gli slogan rivolti al premier, fra i quali: "Silvio, sono una donna a 360 gradi e non a 90" e "Chiediamo dignità e rispetto per tutte le donne". Al microfono si sono alternati brani musicali e interventi di alcune donne di Arcore, che hanno citato poesie di Alda Merini e Dora Fiorino, ma anche frasi di Concita De Gregorio, Susanna Camusso ed Emma Bonino. Larghissima adesione a Bologna per la manifestazione in difesa dei diritti e della dignità delle donne. Un numero inaspettato di partecipanti, ventimila persone secondo gli organizzatori, ha portato a un cambiamento imprevisto del tragitto. Il lungo fiume di persone, infatti, sarebbe dovuto confluire in piazza XX Settembre (tornando al punto di partenza) per gli interventi finali, invece, si è deciso "in corsa" per piazza Maggiore dove è terminata l’iniziativa. Dal corteo composto in maggioranza da donne di ogni età ma anche da molti uomini a più riprese si sono levati cori per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Nessuna bandiera di partito. In testa lo striscione: "Nè perbene nè permale. Unite, diverse, libere". "Non vogliamo solo che il premier vada a casa - ha detto Raffaella Lombardi dell’associazione donne Orlando - ma vogliamo anche una nuova cultura politica che non sia basata sul sistema di potere". Dalle gradinate della chiesa di San Petronio hanno parlato alla piazza rappresentanti di associazioni, attrici, studentesse, ricercatrici, lavoratrici precarie. Testimone della giornata bolognese anche l’attrice Lella Costa: "Sulla libertà delle donne - ha scandito - si gioca il futuro di tutti". Tra gli interventi anche quello di una ricercatrice universitaria che ha letto un messaggio dell’astrofisica Margherita Hack che all’ultimo momento non è potuta intervenire all’iniziativa. "A tutti i giovani, donne e uomini - questo il testo scritto dalla scienziata in occasione della manifestazione nel capoluogo emilano - rifiutate il vergognoso esempio che viene da una persona indegna di governare, rifiutate l’idea che per aver successo si debba prostituirsi fisicamente o moralmente e mostrate con il vostro lavoro che c’è un’Italia diversa. Auguri". Il candidato sindaco di Bologna per il centro sinistra, Virginio Merola, poco prima della partenza del corteo ha sottolineato l’importanza della presenza degli uomini. "Vedo in discussione - ha spiegato - la dignità e l’identità degli uomini. Auspico che prendano la parola pubblicamente per dissociarsi da un modello maschile a senso unico fatto di relazioni sessuali, denaro e potere". Tra le donne in corteo anche Cinzia Cracchi, l’ex segretaria-fidanzata di Flavio Delbono che con le sue rivelazioni diede il via all’inchiesta giudiziaria a cui seguirono poi le dimissioni dalla carica di sindaco di Bologna. "Alcune cose - ha detto Cracchi riferendosi alla vicenda Delbono - le ho vissute in prima persona, sulla mia pelle. So cosa vuol dire". L’iniziativa ha avuto eco anche all’estero. "Di-mi-ssio-ni, di-mi-ssio-ni!": l’eco del grido scandito delle donne “indignate” verso Berlusconi risuona anche a Londra dove oggi alle due del pomeriggio i circa 250 partecipanti al sit-in contro il premier organizzato dal” viola” hanno cominciato a radunarsi di fronte a Downing Street. "Weak up Italy" (Italia svegliati ndr), "Berlusconi game over" (Berlusconi il gioco è finito ndr), "Dignity is priceless" (la dignità è senza prezzo, ndr), e ancora: "Vogliamo la democrazia in Italia", "Chi non salta Berlusconi è", sono solo alcuni degli slogan scanditi dai manifestanti uomini e donne, quasi tutti giovani, quasi tutti italiani e molti di loro residenti a Londra per motivi di studio o di lavoro. L’eco londinese della giornata anti Berlusconi è rimasto però senza microfoni: "Il comune di Londra non ce li ha concessi per via dei tempi della richiesta che andava fatta 28 giorni prima della protesta - ha spiegato una delle organizzatrici- la manifestazione, senza corteo, è stata però autorizzata". Attaccate sulle transenne che delimitano l’area controllata dai policemen, le foto delle donne italiane elette a simboli positivi del mondo femminile: il magistrato Ilda Boccassini, il nobel Rita Levi Montalcini, l’astronoma Margherita Hack, e ancora Franca Rame e Serena Dandini, ma anche eroine d’altri tempi: madre Teresa di Calcutta e Anna Magnani. La manifestazione pacifica tra palloncini e sciarpe viola, si è protratta pacificamente fino alle 6 del pomeriggio sotto lo sguardo vigile di qualche policemen, sotto una leggera pioggia e non lontano dal celebre monumento bronzeo in Whitehall dedicato alle donne cadute nella seconda guerra mondiale: un monito muto ed austero di una storia non lontana che ricorda ai passanti il sacrificio delle donne nel tragico conflitto. Un migliaio di italiani residenti a Bruxelles ha “occupato” la scalinata davanti alla borsa della capitale europea. Un gruppo di italiani che vivono e lavorano in Bangladesh si sono mobilitati per chiedere le dimissioni del Presidente del Consiglio e per segnalare come l’immagine del nostro Paese fuori dai confini nazionali sia compromessa e ridicolizzata. "Lavoriamo e viviamo in un altro paese, ma vogliamo anche noi unirci all’appello che gli altri cittadini italiani stanno lanciando dalle strade, dalle piazze in questi giorni. Non ci sentiamo rappresentati dal nostro presidente del Consiglio e siamo preoccupati per l’immagine dell’Italia all’estero." hanno dichiarato gli organizzatori.
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