Scontri a Bengasi tra pro e contro regime "Gheddafi"
 











Centinaia di manifestanti si sono scontrati con la polizia e con sostenitori del leader libico Muammar Gheddafi a Bengasi. Lo hanno riferito testimoni e media locali. La folla era scesa in piazza a protestare per l’arresto di un attivista per i diritti umani.l bilancio è di 14 feriti secondo il quotidiano libico ’Quryna’. mentre su ’Youtube’ sono stati postati i filmati del sit-in organizzato nella notte davanti alla sede della polizia di Bengasi, poi sfociato nel corteo e negli scontri di questa mattina. La tv di Stato ha riferito che sono in corso manifestazioni a sostegno di Gheddafi in tutto il Paese.
Violenti scontri si sono verificati questa mattina a Bengasi tra la polizia libica e un gruppo di manifestanti.
Secondo quanto riferisce la tv araba ’al-Jazeera’, gli scontri sono avvenuti in seguito a una marcia di protesta contro il governo. Per disperdere la folla, gli agenti hanno usato i gas lacrimogeni e quindi hanno caricato il
corteo. Lo scrittore libico Idris al-Sami sostiene che "alcuni poliziotti in borghese hanno aggredito i manifestanti usando anche degli idranti’’. A scatenare la protesta sarebbe stato l’arresto di un attivista per i diritti umani, che su ’Facebook’ aveva lanciato appelli per aderire alla manifestazione generale in programma per domani contro il colonnello Muammar Gheddafi.
Secondo il sito libico ’Libya al-Youm’, i manifestanti riuniti questa mattina in piazza al-Shajra e lungo via Omar Bin al-Ass hanno lanciato pietre e sassi contro alcuni esponenti locali dei cosiddetti Comitati rivoluzionari, che sostengono Gheddafi. Fonti locali confermano che la manifestazione era iniziata davanti alla sede della polizia per chiedere la liberazione di Fathi Tarbal, attivista per i diritti umani, che rappresenta le famiglie delle vittime del carcere di Abu Salim, noto per essere il luogo nel quale erano stati rinchiusi i detenuti islamici. Una volta ottenuta la sua scarcerazione, i manifestanti
hanno deciso di proseguire la protesta spostandosi nella vicina piazza ’al-Shajra’.
L’attivista per i diritti umani di Bengasi, Tarbal, è stato arrestato all’alba nel corso di un blitz della polizia nella sua abitazione. Secondo quanto riferiscono gli oppositori libici all’estero al sito del quotidiano ’al-Quds al-Arabi’, l’uomo è un avvocato che presiede la commissione delle vittime della strage di Abu Salim. Il riferimento è al 29 giugno del 2006, quando la polizia è intervenuta nel carcere che si trova alla periferia di Tripoli uccidendo, secondo gli attivisti, 1.200 detenuti. Ancora oggi le famiglie delle vittime di quella strage chiedono la restituzione dei cadaveri dei loro congiunti, sempre rifiutati dalle autorita’ libiche. Per questo ogni sabato l’attivista Tarbal organizza un sit-in a Bengasi con i familiari delle vittime di Abu Salim, per chiedere la restituzione delle loro salme. Sempre all’alba la polizia ha arrestato un secondo attivista, Faraj al-Shirani, che ha perso
tre fratelli nella strage di Abu Salim. Quest’ultimo è molto attivo su ’Facebook’ ed è riuscito a lanciare un messaggio sul social network per chiedere aiuto prima dell’arresto.
Per domani a Bengasi è stato annunciato il «giorno della rabbia» con proteste di piazza che prendono spunto dalle rivolte in Tunisia ed Egitto. Cinque anni fa, il 17 febbraio 2006, una manifestazione di protesta contro le vignette su Maometto pubblicate in Danimarca si era trasformata in una rivolta contro il regime di Gheddafi.