Il mistero delle etichette sulle ricette. Stampate e buttate tra i rifiuti.
 











Che ci fanno cinque scatole di strane etichette autoadesive con il marchio del Ministero della Salute gettate in terra davanti ad un cassonetto dell’Ama? La stessa fine dei milioni e milioni di adesivi che ogni anno il Poligrafico dello Stato stampa per i medici di famiglia e che, inevitabilmente, finiscono in discarica.
Lo scandalo e lo spreco che si documenta è una vergogna tutta italiana che nasce come storia di ordinaria burocrazia elefantiaca e in pieno stile borbonico. Partiamo dalle etichette e dalla loro funzione, poi i numeri. Nel 2003 lo Stato rivoluziona le ricette mediche, presentando urbi e orbi il nuovo modello, quello rosso e bianco ad alta informatizzazione che soppianta il vecchio. Una rivoluzione, che però viene osservata dal Garante per la privacy che impone la possibilità per i pazienti  di tutelare la privacy. Da qui l’idea: negli scatoloni dei ricettari che i medici di famiglia ricevono dal Servizio Sanitario Nazionale,
compaiono anche degli strani pacchetti che contengono le benedette etichette autoadesive. Ovviamente il supporto è di quelli speciali ed è composto da un foglio base in carta plastificata e da una doppia etichetta. Sì, doppia, perché a richiesta del paziente, il medico di base dovrebbe apporre sui dati anagrafici la “toppa” che, però il farmacista dovrebbe togliere per verificare l’identità di chi si reca al banco con i dati della tessera sanitaria. Insomma, un  delirio di stacca e riattacca.
Solo che.... “Che io ne sappia – denuncia il dottor Piero Amodeo che per conto della sezione romana della Federazione Italiana medici di famiglia (Finmg) segue la storia – nessun paziente ha mai chiesto ad un medico di apporre l’etichetta e così vanno tutte buttate”. A conti fatti e solo nel Lazio, ogni anno i medici compilano qualcosa come 60/70 milioni di ricette ordinarie e almeno 30 milioni di prescrizioni per viste specialistiche. Considerando poi che le etichette vengono stampate più
o meno dal 2003, solo per il Lazio il calcolo di quanta carta, plastica e colla finisce in discarica è presto fatto: 900 milioni di pezzi. Se poi si moltiplicano per ciascuna regione italiana, la carta sprecata per una tutela che nessuno ha mai chiesto equivale più o meno ad una foresta, insieme ad un  mare di colla. Da aggiungere anche le spese di spedizione. Se poi mancano i soldi per barelle, farmaci e altro....
Come sempre Affaritaliani.it ieri ha inviato una mail all’Ufficio Stampa del ministero della Salute per chiedere spiegazioni. La signora che ha risposto alla telefonata che ha preceduto la spedizione dei quesiti, è caduta dalle nuvole e ha ammesso di sentire la storia delle etichette per la prima volta. Qualora dal Ministero dovesse giungere una spiegazione, verrà regolarmente pubblicata. Per ora il nome ufficiale dell’etichetta misteriosa: nel codice d’uso delle ricette nato nel 2003 e modificato con il decreto del 17 marzo 2008 che ha revisionato il precedente
decreto ministeriale del 18 maggio 2005, al punto 3 si legge: “3. TAGLIANDO ADESIVO. Esclusivamente nel caso di prescrizioni farmaceutiche l’area tagliando della ricetta può essere ricoperta, su esplicita richiesta dell’assistito, dall’apposito tagliando adesivo”. Nessuno lo chiede e milioni di etichette finiscono il discarica.affaritaliani-Fabio Carosi