Federalismo: Cgil, in vista aumento tasse per 16 mln cittadini
 











Aumento delle tasse in vista per oltre 16 milioni di cittadini. E a essere colpiti saranno, ancora una volta, i lavoratori dipendenti e i pensionati dei circa 3.500 comuni che dovranno, soffocati dai tagli, aumentare le addizionali Irpef, così come previsto dal federalismo municipale. A lanciare l’allarme è la Cgil, alla luce di uno studio condotto dal dipartimento Politiche economiche sugli effetti legati all’entrata in vigore del decreto sul federalismo fiscale municipale, per promuovere le ragioni dello sciopero generale del 6 maggio incentrato sui temi del fisco e del lavoro. Il provvedimento, spiega la Cgil, approvato con voto di fiducia, prevede infatti la possibilità per i comuni di aumentare le addizionali Irpef, ovvero l’imposta sul reddito delle persone fisiche. Una possibilità però, come prevede il decreto, non concessa a tutti i comuni ma solo a quelli che attualmente applicano un’aliquota addizionale inferiore allo 0,4%. A questi infatti il decreto sul federalismo municipale dà una possibilità di incremento annuo dello 0,2% (potenzialmente per due anni fino allo 0,4%, che sembra rappresentare il tetto del massimo aumento possibile). Una eventualità concessa ai soli comuni che non hanno sforato già tale tetto perché in tanti hanno già deliberato addizionali superiori allo 0,4% (fino allo 0,9%, come per il comune di Roma) e quindi non hanno la possibilità di incremento nè tantomeno l’obbligo di riduzione. Tale cosa nei fatti si tradurrà, prevede la Cgil, "in un ovvio consolidamento delle addizionali comunali in ogni comune d’Italia senza nessuna prospettiva di risparmio fiscale per i cittadini e, soprattutto, in modo del tutto disparato e diseguale". In questo senso, tra aumenti e mancate riduzioni, si tratta di una misura che interessa tutti i comuni. Dati i tagli realizzati dal governo, anche con l’ultima manovra estiva (pari a 1,5 miliardi di euro nel 2011 e 2,5 miliardi nel 2012 solo per i comuni), la Cgil sostiene che "i comuni si avvarranno di questa facoltà per recuperare almeno parte di queste minori entrate". In particolare, i comuni che probabilmente aumenteranno le addizionali sono circa 3.500: il 44% del totale dei comuni italiani, che vede coinvolti oltre 16 milioni di cittadini. La possibilità di tali aumenti coinvolge tutte le regioni, soprattutto quelle a Statuto speciale, sugli scudi Trentino Alto Adige (327 comuni coinvolti) e Sardegna (297 comuni), mentre tra quelle a statuto ordinario, i "picchi" si registrano in Lombardia (804 comuni), Piemonte (514 comuni) e Campania (194 comuni).
Dalle elaborazioni del dipartimento Politiche economiche della Cgil Nazionale, l’aumento delle addizionali comunali in alcune principali città sarà particolarmente significativo. A Milano, ad esempio, se si dovesse introdurre l’addizionale comunale (che oggi non c’è) fino allo 0,4% nel 2012, l’aumento delle addizionali per i lavoratori dipendenti e per i pensionati sarebbe mediamente
attorno ai 120 euro annui. A Venezia, stessa situazione di Milano: l’aumento medio, sempre per i lavoratori dipendenti e i pensionati, sarebbe mediamente di circa 85 euro annui. A Verona, dove al 2010 già si applica un’aliquota dello 0,3% (circa 64 euro medi annui), l’aumento dello 0,1% (fino al tetto), sarebbe mediamente di 24 euro per i lavoratori dipendenti e i pensionati. A Firenze (0,3% pari a circa 67 euro medi annui), stessa situazione di Verona, l’aumento medio sarebbe di 26 euro. In altre grandi città, come Torino, Bologna, Roma, Napoli, Bari e Palermo, si paga già un’addizionale comunale (dai 75 euro di Palermo fino ai 225 euro di Roma) più alta dello 0,4% e diventa molto difficile, in queste condizioni diminuirla, paradossalmente anche solo fino allo 0,4%, nei prossimi anni. «Già a partire da quest’anno il federalismo municipale comporterà inevitabilmente più tasse e mal distribuite", rileva il segretario confederale della Cgil, Danilo Barbi, che spiega come "le tasse graveranno principalmente sui redditi fissi, cioè su redditi da lavoro dipendente e da pensione: a pagare saranno quindi ancora una volta sempre gli stessi». Più in generale il dirigente sindacale invita a considerare come «lo sblocco delle addizionali comporterà un aumento della pressione fiscale sul lavoro, già particolarmente pesante nel nostro Paese, a scapito della crescita e dell’equità. E questo perché non si modifica l’assetto attuale del sistema fiscale, se non per l’attribuzione ai diversi livelli istituzionali/territoriali». La Cgil, infatti, auspicava che il federalismo assumesse già nell’articolazione municipale «i tratti dell’equità e della solidarietà: non riorganizzare le tasse come tra “fette”, ma occorre allargare la “torta” delle entrate, istruendo un allargamento delle basi imponibili, come ad esempio le grandi ricchezze e le rendite finanziarie». In questo modo, conclude Barbi, «è possibile allargare il gettito senza aumentare la pressione fiscale, ma sprigionando risorse nascoste e improduttive, in ragione dell’equità e della ripresa. Anche per questo saremo in piazza il 6 maggio per lo sciopero generale perché si riparta da un federalismo che sia per davvero solidale ed efficace». (AGI)