Nucleare, attacco a Veronesi: dimentica la persona
 











Umberto Veronesi non cambia idea. Ho l’impressione che siamo al capolinea. Quando molti anni fa mi sono iscritto alla facoltà di medicina la prima cosa che i miei maestri mi hanno insegnato è stata "primum non nocere", che, molto goliardicamente, traducevamo: non fare guai, se non riesci ad essere utile, almeno non essere dannoso.
Ciò significa che, nella scelta di una cura bisogna innanzitutto non arrecare danno alla persona che si affida a noi e per questo, tra i trattamenti possibili, va sempre privilegiato quello che ha meno controindicazioni. Umberto Veronesi ha affermato, in un articolo scritto su repubblica il 19 marzo: "Io sono uno scienziato e il presidente dell’Agenzia per la sicurezza del nucleare", dimenticando che le persone lo conoscono come medico, un medico particolarmente preparato a cui molti affidano le loro speranze di guarigione. Il medico è anche uno scienziato, perché adotta il metodo scientifico Ma è uno scienziato molto
particolare, perché l’oggetto della sua scienza è una persona. Una persona che va tutelata da pericoli che magari non conosce e non vede, come è il caso delle radiazioni nucleari.
Ma questo aspetto non compare mai nell’intervista. Il prof. Veronesi sembra tutto preso dal suo ruolo di  presidente e prevedibilmente non tutela più le persone, ma l’Agenzia per la sicurezza del nucleare. Quindi aggiunge coerentemente "Fukushima è il primo grande incidente di progettazione nucleare della storia, e quindi di strategia". Ragiona da presidente, non da medico, e quindi non accenna nemmeno al problema: le centrali non sono programmate per essere spente quando si vuole o quando è necessario e, ormai palesemente, sfuggono al nostro controllo. Non solo ma in 25 anni non si è fatto niente di nuovo. La soluzione è la stessa adottata per Cernobyl, metterla dentro un sarcofago.
Professore vuole spendere qualche parola per le vittime di un esperimento che non sappiamo ancora governare?
Vogliamo dirlo che nel caso la situazione sfugga al controllo dei tecnici la tragedia è inevitabile? Il problema per un medico non è l’energia, il suo costo o la sua mancanza, ma la salute. Altrimenti mi viene in mente una striscia degli anni settanta. Al concorso per essere assunto nel letale ospedale del dottor Smock a un giovane laureato viene posta una domanda. In un paziente il polso cresce vertiginosamente, mentre la pressione è in caduta libera (si tratta di una situazione di grave shock). Dica il candidato come intende agire. E la risposta è umoristicamente di tipo economico: compro il polso e vendo la pressione. Un’ultima osservazione, caro professore. La scelta del nucleare è ancora una scelta, quindi, in quanto tale, non può essere considerata inevitabile. Renato Palma-Medico psicoterapeuta