’Giungla’ case di riposo, almeno 700 fantasma
 











Il problema, prima o poi, ci riguardera’ tutti. Perche’ la popolazione italiana invecchia sempre di piu’, perche’ facciamo pochi figli e quindi le speranze di poter contare sulla prole in vecchiaia sono poche, perche’ l’assistenza domiciliare e’ una chimera. Le case di riposo, dunque, sono e diventeranno sempre piu’ necessarie, ma occorre invertire la tendenza che vede poche eccellenze e tante irregolarita’. Poca presenza pubblica e troppo business e "privato" non controllato. La prima indagine nazionale sulle case di riposo, presentata oggi a Roma dall’Auser, associazione che si occupa da anni di tutela degli anziani, rivela un universo dove gli over65 vengono spesso considerati cittadini senza diritti.
Una "giungla" di strutture, di cui e’ impossibile conoscere il numero esatto, con prestazioni e tariffe fuori controllo. Per gli elenchi regionali tra pubbliche e private sono 3.374; secondo il Viminale (al 31 dicembre 2008) sono 5.858; sulle
Pagine Gialle se ne contano 6.389 (al 28 febbraio 2011), a cui occorre aggiungerne ulteriori 326 che provengono dagli elenchi delle Camere di Commercio e da altre fonti: per un totale di 6.715 strutture residenziali, divise in Residenze assistenziali (circa 3.759) e Residenze sanitarie assistenziali (per anziani non autosufficienti, poco meno di 3.000). Ci sono poi almeno 700 strutture di cui si conosce poco o nulla: non sono negli elenchi, non sono accreditate, non sono in possesso di autorizzazione. Case di riposo "fantasma" che vivono nell’oscurità, senza contatti con gli enti pubblici, con la comunicazione all’esterno ridotta al lumicino e con pochissimi o nessun controllo. "Sulle case di riposo - ha denunciato Michele Mangano, presidente nazionale dell’Auser - non c’e’ nessun controllo da parte degli enti locali o delle Asl ma solo quelli effettuati dai Nas". Questi ultimi nel 2010 ne hanno passate al setaccio 863, rilevando irregolarita’ consistenti in ben 283 strutture, tra autorizzazioni mancanti, numero di anziani eccessivo, condizioni igieniche inadeguate, attività infermieristiche esercitate in modo abusivo.
"Giungla" anche nelle tariffe, che possono variare moltissimo: si parte da 1.200 per arrivare fino a 4.250 euro al mese, con una media di 1.400-1.500 euro. E questo rivela il grande business che si cela dietro le residenze per la terza eta’: non a caso in quattro anni, dal 2005 al 2009, quelle iscritte agli elenchi delle Camere di Commercio sono passate da 2.555 a 2.906. E i loro ricavi sono aumentati in un anno del 18%. La domanda infatti e’ in crescita: nel 2010 23 anziani ogni mille vivevano in una casa di riposo privata, erano 20 nel 2006. Considerando anche le residenze socio-sanitarie (Rsa) e gli altri presidi, si contano 32 anziani in istituto ogni mille nel 2010. Valori che crescono fino a 84 anziani su mille in Friuli Venezia Giulia, mentre in Sicilia, la regione con il più alto tasso di diffusione di strutture socio-assistenziali, gli
ospiti non superano le 11 unità ogni mille abitanti over65. Non ci sono pero’ solo esempi negativi: Celina Cesari, segretario nazionale dello Spi-Cgil, ha citato il caso di una residenza modello, quella di Lastra a Signa in provincia di Firenze, gestita dal Comune che spende per ogni ospite solo 5.000 euro all’anno e dove gli anziani possono portarsi le loro cose e vivere in liberta’ ma protetti. Come in un qualsiasi Paese civile.ansa-Angela Abbrescia