Castorini e nutrie a rischio è caccia grossa
 











Una strage di extracomunitari. Perché  di questo si tratta. Prima li abbiamo fatti arrivare qui dal Brasile, dalla Bolivia e dal Paraguay, dove vivevano serenamente, senza dare fastidio a nessuno, per allevarli a scopo commerciale. Ricordate le pellicce di castorino tanto di moda negli anni ’60 e ’70? Bene quei "castorini", altro non erano che le nutrie di allevamento o Myocastor, roditore originario appunto del Sud America. In tutto il Nord America e praticamente in tutt’Europa c’erano allevamenti di nutrie. Poi il mercato della pelliccia è crollato e, in particolare, le pellicce di castorino sono diventate fuori moda ed è rimasto il problema degli animaletti allevati e invenduti. Per evitare i costi di abbattimento e di smaltimento, alcuni irresponsabili hanno pensato bene di liberarli, altre bestiole erano incidentalmente fuggite nel corso del tempo, e questo ha dato origine ad una popolazione piuttosto numerosa, soprattutto in aree umide e boschive come gli argini fluviali o gli acquitrini. In questi ambienti non sempre hanno trovato predatori naturali (anche perché nei paesi d’origine il suo predatore è il caimano… e qui non ne abbiamo molti), anzi, come spesso accade con le specie "alloctnone", ha invaso habitat di altre specie, che inevitabilmente ne hanno risentito, talvolta finendo per scomparire da quelle zone. Insomma, un pasticcio che, tanto per cambiare, abbiamo causato noi. Adesso però a pagare saranno le nutrie. E non è la prima volta. Negli anni, a più riprese sono state fatte campagne di abbattimento in varie regioni italiane e in genere con l’assenso degli ambientalisti, per i quali prevale il discorso dell’equilibrio ambientale tra le specie. Gli animalisti, come è ovvio, non sono mai stati d’accordo. Le loro motivazioni si basano su ragioni etiche. E’ profondamente ingiusto uccidere degli animali la cui unica colpa è quella di essere stati introdotti in un ambiente che non era il loro. La provincia di Pesaro ha recentemente messo a punto un progetto di abbattimento delle nutrie presenti all’interno del Parco Miralfiore di Pesaro. Le ragioni di tale scelta sono da ricercare nei danni che i roditori avrebbero causato agli alberi del parco, mangiandone la corteccia e agli argini del fiume Foglia, scavando le loro buche. Pare non siano più di una trentina, ma l’area è piccola e i danni consistenti. Le associazioni animaliste, tra cui ENPA, Oipa e Lupus in Fabula, avevano proposto un piano di contenimento basato sulla cattura e sterilizzazione delle femmine, misura che avrebbe evitato il proliferare delle bestiole. Inoltre le Associazioni si sarebbero fatte carico della cattura e del reinserimento in un’area individuata e recintata all’interno del parco. Ma l’Amministrazione, ritenendo troppo onerosa e complessa questa proposta, ha deciso di ignorarla. Ammazzarle costa meno. Così, tre settimane fa, alla vigilia della mattanza gli animalisti si sono dati appuntamento davanti ai cancelli dell’area naturalistica e hanno gandhianamente impedito che ciò avvenisse. Naturalmente il problema non è risolto ma solo rimandato. Nessuno ha rinunciato al suo progetto. Ma gli animalisti paiono non voler mollare la presa. Trovare una soluzione incruenta è un atto di giustizia, senza contare che sterminare tutte le nutrie non porterebbe i giovamenti sperati. Qualcuna scapperà sempre e visto che l’habitat è adatto alla specie il problema si riproporrà in futuro. La domanda è: ma in un paese che fa condoni a tutti, evasori parziali e totali, costruttori abusivi, datori di lavoro in nero, possibile che non si possa fare un piccolo condono alle innocenti nutrie? Viviana Ribezzo