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Fukushima raggiunge Chernobyl |
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Livello 7. Già da tempo alcune associazioni ambientaliste lo avevano denunciato. E alla fine lo hanno dovuto ammettere, ufficialmente, anche le autorità. La classificazione dell’incidente nucleare di Fukushima ha raggiunto il valore massimo della scala internazionale degli eventi nucleari e radiologici, quello del disastro nucleare di Chernobyl. Livello 7: «grave incidente» con «ampie conseguenze». La decisione della Commissione per la sicurezza nazionale del Giappone è stata fondata sull’emissione totale di radiazioni dall’impianto, e non perché ieri ci sia stato un improvviso deterioramento della situazione. «Abbiamo aumentato il valore», ha spiegato Minoru Oogoda, della Commissione, «perché l’impatto delle radiazioni è stato esteso attraverso l’aria, ai vegetali, all’acqua potabile e all’oceano». E anche perché, ha specificato l’Agenzia atomica delle nazioni Unite, l’Aiea, prima di ieri la gravità dell’incidente era stata stimata separatamente per ogni reattore: livello 5 per l’uno, il due e il tre, livello 3 per il quattro. E ieri invece è stato sommato, salendo così al 7. Il totale delle radiazioni disperse nell’ambiente intorno alla centrale giapponese rimane comunque molto inferiore a quello dell’incidente ucraino del 1986. Si tratta di circa un decimo di quel valore. Ciononostante molto presto, ha annunciato il segretario di gabinetto del governo Kan, Yukio Edano, la zona di evacuazione forzata verrà estesa da 20 a 30 chilometri. Le notizie sono contraddittorie: se da una parte si alza la valutazione dell’incidente, dall’altra si tende a minimizzare. Come ha fatto ieri il portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità, Gregory Hartl: «La nostra stima del rischio per la salute pubblica al di fuori della zona di 30 chilometri non è cambiata. Il pericolo per la salute resta modesto». Ieri il primo ministro giapponese Naoto Kan ha dichiarato che la fuga di radiazioni dalla centrale era in declino. E che la Tepco, la società che ha in gestione l’impianto e dall’undici marzo cerca di arginare la catastrofe, presto renderà noto il piano per riportare sotto controllo la situazione. «Passo dopo passo», ha spiegato Kan, «i reattori dell’impianto nucleare di Fukushima Daiichi stanno tornando a una situazione di stabilità». Ma ci vorranno ancora mesi prima che la situazione possa tornare interamente sotto controllo. Secondo le autorità a oggi non ci sono stati decessi causati direttamente dalla fuga radioattiva. E, inoltre, i rischi per la salute umana sarebbero contenuti. Ma ormai sono in molti, in Giappone e nel resto del mondo, a non credere più alle parole delle autorità di Tokyo. Per l’autorevole fondazione ambientalista norvegese Bellona le conseguenze dell’incidente avranno effetti di lunga durata sull’ambiente e la salute dei giapponesi. E secondo uno stesso ufficiale della Tepco la fuga radioattiva potrebbe superare quella di Chernobyl. Ieri, mentre il governo di centrosinistra tentava di edulcorare la situazione, un’altra scossa tellurica di magnitudo 6.3 ha colpito il nordest del paese, costringendo gli operai della centrale all’evacuazione e alla sospensione per un’ora delle operazioni di raffreddamento. Che si possa parlare veramente di stabilizzazione in una situazione del genere, appare difficile. A un mese dal sisma e dallo tsunami che hanno sconvolto il volto del Giappone, il numero dei morti accertati è salito a 13228. All’appello mancano ancora 14529 persone, inghiottite dall’onda che ha spazzato decine di chilometri di coste. In 150mila hanno perso la casa, e oggi vivono in ricoveri o alloggi di fortuna. Si stima che la tragedia costerà al paese più di 300 miliardi di dollari. Una catastrofe, anche sotto questo punto di vista, senza precedenti. Matteo Alviti |
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