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Bossi avverte Berlusconi "No ai raid o può capitare di tutto" |
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Le frenate e le accelerazioni di Umberto Bossi sulla missione italiana fanno fibrillare la maggioranza. Il leader della Lega, dopo aver premesso, ieri sera durante un comizio, che la crisi di governo non è dietro l’angolo, nella notte ha di nuovo alzato i toni, chiarendo che il Carroccio non ha fatto "nessuna marcia indietro’ Bossi attacca. "Se Silvio non cambia posizione sulla Libia allora può capitare di tutto". Dura solo poche ore la frenata di Bossi 1 sulle divisioni con il premier a proposito della crisi libica. Il Senatur aveva detto che non avrebbe fatto saltare il governo a causa della guerra e, pur non risparmiando frecciate e critiche al presidente del Consiglio soprattutto quando ha detto "meno male che c’è Tremonti", il ministro delle Riforme aveva lasciato capire che la crisi sarebbe stata superata. "Troveremo la quadra", aveva assicurato. Poi, a poche ora dal comizio in cui aveva fatto le sue aperture, ha ribadito la contrarietà all’intervento in Libia ed ha minacciato: "Non facciamo passi indietro, se non cambia la posizione del governo può succedere di tutto". Il Senatur ha anche aperto un altro fronte con l’alleato. "A Milano - ha spiegato - corre Berlusconi, se perde perde Berlusconi". La Padania insiste. Che i contrasti interni alla maggioranza non siano superati e neppure facilmente superabili è testimoniato anche dall’articolo pubblicato dalla Padania: "Il ministro Bossi è uomo di pace. La Lega è partito di pace. Ma essere contro la guerra non vuol dire subirla. Oltretutto una guerra subdola e mediatica, fatta di giornalini e giornalai che, guarda caso, fanno riferimento diretto al premier. Ovvero sono di Silvio Berlusconi che ci mette i soldi e ci mette (o ci toglie) pure i direttori. E allora fa perlomeno sorridere che ieri, oltre a quelli partiti dalla base di Trapani, si siano sollevati due caccia tornado dalle edicole, entrambi per colpire duro Giulio Tremonti", scrive il quotidiano del Carroccio riferendosi agli attacchi al ministro dell’Economia. Il quotidiano della Lega accusa Il Giornale, di proprietà della famiglia del Cavaliere, che ieri "alzava in volo la penna del direttore Alessandro Sallusti per colpire il ministro dell’Economia. In compenso - prosegue La Padania - non una parola sul silenzio disinvolto con il quale il premier aveva tenuto a debita distanza quello che si ostina a chiamare il suo principale e più fedele alleato. Così è sempre stato Umberto Bossi che qualche rospo di troppo in quest’alleanza lo ha buttato giù". Calderoli rilancia: "Non vedo vie d’uscita". Ancora nel pomeriggio il ministro Calderoli rilancia a IlSussidiario.net 2: "A oggi, non vedo vie d’uscita, e si rischia di chiudere la stalla quando i buoi sono già scappati". "Partito il primo raid - continua il leghista - è tutto molto più difficile". Quanto all’ipotesi di una crisi di governo, per Calderoli "i giornalisti ne parlano da tre anni, e io mi limito a dire che abbiamo fatto bingo, con l’immigrazione che crescerà ancora, anche perchè stiamo parlando di una guerra civile in cui ogni tribù cercherà di prevalere sull’altre e una parte della popolazione cercherà sicuramente rifugio da noi. Per non parlare dell’incremento delle spese e, di conseguenza, delle tasse. Cosa si può fare di più, o di peggio?". Infine, l’annuncio che la Lega si tiene la mani libere nel voto parlamentare sulla missione. "La politica estera è una cosa, la missione in Libia un’altra, così come non fa parte del programma elettorale. Non ci sentiamo legati al programma su questo, anche perchè non se ne era mai parlato". Frattini smorza. "Troveremo certamente una sintesi - dice il ministro degli Esteri Franco Frattini - Bossi ha parlato con chiarezza di una strumentalizzazione della sinistra su una grande questione di politica estera, attaccare il governo e magari metterlo in crisi. La cosa certa e’ che noi lavoriamo nell’ambito di una missione che l’Onu ha chiesto, che la Nato coordina e che i partner internazionali stanno conducendo assieme a noi. Non potevamo rimanere indietro". Il cambio di linea? "I fatti ci hanno obbligato a farlo": Bersani replica all’Idv. La mozione sulla Libia che il Pd presenterà alla Camera il prossimo 3 maggio non sarà la sponda al governo. "E’ l’esatto contrario del salvagente. La nostra è una mozione in grado di fare emergere le storture della maggioranza. Di questo si tratta". Così il segretario del Pd , Pier Luigi Bersani, a margine di un appuntamento elettorale a Trieste respinge le accuse dell’Italia dei Valori. Ma i dipietristi insistono: "Non vorremmo mai che il voto del 3 maggio si trasformasse da una Caporetto del centrodestra nella pietra tombale del centrosinistra", dice il capogruppo alla Camera, Massimo Donadi. "Tutte le opposizioni, unite, votino contro la risoluzione del governo - aggiunge Antonio Borghesi - la maggioranza è in frantumi e dobbiamo cogliere questa straordinaria opportunità". |
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