|
|
La mafia è più forte dello Stato Il disincanto degli studenti italiani |
|
|
|
|
|
|
|
|
Sono stati 2.551, quest’anno, i ragazzi delle scuole superiori italiane che hanno risposto alla quinta edizione dell’indagine su "La percezione mafiosa tra i giovani", editata ogni anno, a conclusione del Progetto Educativo Antimafia, dal Centro studi e iniziative culturali Pio La Torre di Palermo. L’indagine è andata precisandosi e affinandosi a ogni nuova edizione, sotto la guida del Comitato Scientifico di cui fanno parte studiosi, storici, economisti, docenti e ricercatori universitari, molti presidi e insegnanti delle scuole e istituti coinvolti nello stesso progetto educativo. I 2.551 ragazzi e ragazze di un’ottantina di scuole di ogni regione d’Italia rappresentano un campione significativo, come si dice in statistica, della popolazione scolastica delle superiori, con una suddivisione per fasce di età che comprende in massima parte studenti sedicenni (614, il 24,07%) diciassettenni (845, il 33,12%) e diciottenni (722, il 28,30%) ripartiti per il 31,6% al terzo anno di frequenza (806 ragazzi) per il 37% al quarto anno (944 unità) e per il 31,4% al quinto (801 studenti). Tralasciando le domande a risposta aperta, che per varietà ed entità sono ancora in fase di sistematizzazione ed elaborazione, emergono alcune risposte rivelatrici di una percezione e di un orientamento fortemente improntati al disincanto. E forse dire disincanto è persino troppo poco. Infatti, alla domanda Quanto pensi sia diffusa la mafia nella tua regione? il 40,26%, cioè 1.027 studenti, risponde MOLTO, e il 44,18%, pari a 1.127 ragazzi, risponde ABBASTANZA. Significa che in tutto ben l’84,44%, quindi 2.154 ragazzi su 2.551, ha la sensazione di essere immerso in un mondo in cui la mafia è ancora MOLTO o ABBASTANZA presente. Se questa risposta viene incrociata con la domanda Ti è mai capitato di avvertire "concretamente" la presenza della mafia nella tua città? solo un ragazzo su cinque risponde "per niente" e uno su dieci "non so". Invece, mentre uno su tre (il 37%) risponde "poco", uno su quattro (il 26,11%) dice "abbastanza" e l’8,55%, ovvero ben 218 ragazzi, afferma "molto". Sicché, se si riaggregano queste risposte si ottiene un 34,66% che avverte la mafia come abbastanza o molto presente. Addirittura, forzando il senso di "poco" e "abbastanza", si ha ben il 78,73% (1.830 ragazzi) che ha la sensazione "concreta" che la mafia è comunque presente: poco, molto o abbastanza. Fanno ancora più impressione le risposte "qualitative" su come la mafia venga percepita attraverso le sue attività. Contro mille ragazzi (il 39,6%) che indica lo spaccio di droga come attività principale per la quale la mafia è visibile e percepibile (e già questo dovrebbe far porre l’attenzione su quello che avviene in prossimità delle scuole) il 22,38 (571 unità) indica come attività percepita il "pizzo", il 18,66% (476 ragazzi) il lavoro nero, il 9,33% (238 studenti) gli abusi edilizi e urbanistici. Se però si riaggregano alcune risposte per tipologia contigua, si ha il 44,5% che dice "intimidazioni, pizzo e usura", il 22,6% che indica "lavoro nero e controllo del mercato del lavoro", per arrivare infine a un 23,12% che avverte come prioritaria la "corruzione dei pubblici dipendenti, scambio di voti e abusi edilizi e urbanistici". Attività, queste ultime, inscindibili dalla corruzione o dal lasciar correre di funzionari compiacenti, o anche solo dal malfunzionamento, non si sa quanto involontario, della macchina pubblica e della burocrazia. Non è un caso, allora, che alla domanda su quanta fiducia gli intervistati ripongano nelle varie categorie di persone, NESSUNA FIDUCIA viene rivendicata dal 44,18% nei politici nazionali e dal 33,95% nei politici locali, mentre ha POCA FIDUCIA il 48,14% nei politici locali, il 44,14% negli impiegati pubblici, il 42,18% nei politici nazionali; nonché, inopinatamente, il 42,81% nutre POCA FIDUCIA anche nei confronti dei giornalisti e il 45,63% tra i sindacalisti, aggregati, con ogni evidenza, gli uni al soldo di chi detiene il potere, gli altri come emanazione di qualche affiliazione politica. Non è un caso neppure che alla domanda A tuo parere, quanto è forte il rapporto tra mafia e politica? il 52,6% (1.351 studenti) risponda MOLTO FORTE e il 42,53% (1.085 intervistati) ABBASTANZA FORTE, contro solo il 3,88% (99 ragazzi) che risponde DEBOLE e un infinitesimale 0,63% (16 unità) che è convinto che questo rapporto sia INESISTENTE. Significa che un più che preoccupante 95,49% ritiene che ci sia un legame diretto e una strettissima interdipendenza tra mafia e politica. Benché in presenza di un evidente conformismo con la finalità dello stesso progetto educativo, e nonostante il palese e preponderante main stream televisivo, che incide per oltre il 53% sulla modalità di acquisizione di cultura e informazione antimafia, la controprova sulla percezione dello stretto e patologico rapporto tra mafia e politica, si ottiene incrociando un’altra domanda a risposta multipla, riguardo a che cosa gli studenti ritengano utile fare per trovare lavoro. Anche se un volenteroso 34,54% dice che bisogna presentare un curriculum, seguito da un ingenuo 28,89% che ritiene di dover frequentare un corso di formazione e da uno sprovveduto 20,58% che pensa di rivolgersi a un centro per l’impiego, le risposte "viscerali" svelano che il 18,54% ritiene che la cosa più importante sia rivolgersi a un mafioso, il 18,31% aggregarsi a un politico, il 15,52% avvalersi dei rapporti familiari, l’11,96% utilizzare le amicizie. Saltano poi agli occhi le peculiarità emergenti dai quesiti a contenuto socio-economico. Alla domanda Cosa permette alla mafia di continuare a esistere? - tralasciando un convergente 57,31% sulla fin troppo scontata «mentalità dei siciliani» - il 54,68% indica "la corruzione della classe dirigente", il 39,47% le scarse opportunità di lavoro, il 30,26% la poca fiducia nelle Istituzioni, il 21,32% il basso livello di sviluppo, il 14,74% il clientelismo. Dato confermato e supportato dalla domanda successiva, su quanto la presenza della mafia incida negativamente sull’economia, alla quale il 40,34% risponde ABBASTANZA e il 30,22% dice MOLTO. In tutto è il 70,56% dei ragazzi che pensa che la mafia abbia un ruolo e un peso specifico sulle condizioni di sviluppo e sulla possibilità di crescita economica. Non solo, ma, tra gli intervistati, alla domanda se l’arretratezza economica del Sud sia una causa o un effetto della presenza della mafia, ben il 77,23% ritiene che vi sia una stretta connessione, e, tra essi, il 20,46% pensa che l’arretratezza sia la causa della presenza della mafia, il 21,80% che ne sia invece un effetto e il 34,97% che si alimentino reciprocamente. Si finisce con due domande shock: Ritieni che la presenza della mafia possa ostacolarti nella costruzione del tuo futuro? alla quale il 38,42%, vale a dire 980 studenti, risponde SI’ MOLTO e il 25,48%, pari a 650 ragazzi, risponde SI POCO. Nell’insieme sta a significare che il SI prevale nel 63,90% delle convinzioni, individuali e collettive, di questo campione significativo di giovani, tra i 16 e i 18 anni, che stanno per affacciarsi alla vita e alle opportunità di lavoro, guardando a quella che dovrebbe essere la prospettiva di un nuovo mondo. Del loro mondo prossimo venturo. Una risposta che fa tremare le vene e i polsi, assieme all’ultima, che chiede di nuovo, come ogni anno: A tuo avviso, tra lo Stato e la mafia, chi è più forte? ed anche qui, al di là di anni e anni di lotte, al di là di decine e decine di morti, innocenti o colpevoli, mafiosi conclamati o fedeli servitori dello Stato, al di là dei pentiti, dei superlatitanti finiti in carcere, dei patrimoni sequestrati e confiscati, del lavoro senza fine dei magistrati, della fatica e dei rischi delle forze dell’ordine, la risposta continua ad agghiacciare: il 53,74%, vale a dire 1.371 ragazzi su 2.551, risponde che la mafia è più forte dello Stato, mentre alla domanda se «la mafia potrà mai essere sconfitta? Il 40,10%, ben 1.023 intervistati, dichiara un secco NO, e 864 giovani, il 33,87%, si arrendono a uno sconfortato e sconfortante NON SO.Gemma Contin |
|
|