Incidente nucleare in Giappone, situazione in Italia - aggiornamento 13 maggio 2011
 











Sicurezza degli alimenti importati
Riguardo alla sicurezza degli alimenti, la Direzione generale della Sicurezza degli alimenti e nutrizione e la Direzione generale della sanità animale del Ministero della Salute monitorano l’attività di controllo alle frontiere delle importazioni di prodotti provenienti dal Giappone tramite PIF, Posti di ispezione frontaliera, e USMAF, Uffici di sanità marittima e area.
Nella settimana 2-8 maggio 2011 si sono avute importazioni dal Giappone negli USMAF di Milano Malpensa e Genova.
•a Malpensa, materie prime per integratori provenienti da prefetture diverse da quelle di Fukushima; sottoposte ad analisi di laboratorio, hanno dato esito favorevole e quindi è stato rilasciato il DCE (documento comune di entrata);
•a Genova, due partite di alghe provenienti dalla Cina sono in attesa di campionamento e analisi, mentre altre partite di prodotti alimentari non sottostavano ai Regolamenti 297 e 351/2011 in quanto
merce partita prima del 28 marzo 2011 e prodotta prima dell’11 marzo.
Tutti i controlli hanno dimostrato livelli bassissimi di radiocontaminazione, molto al di sotto dei valori stabiliti dalla normativa.
Valutazione del rischio sanitario connesso al passaggio sull’Italia di masse d’aria provenienti dal Giappone
I livelli di concentrazione di radionuclidi misurati finora dalla rete di monitoraggio delle agenzie regionali di protezione ambientale, e riportati quotidianamente dall’ISPRA, sono sempre stati molto bassi: ad una iniziale limitata crescita è seguita una progressiva diminuzione e ormai i livelli degli isotopi radioattivi di iodio e cesio sono estremamente bassi e spesso non misurabili.
L’ISPRA ha reso noti anche i risultati delle misure effettuate dai laboratori regionali, a partire dal 30 marzo, sui vegetali a foglia larga e sul latte. Come prevedibile, dati i bassi livelli in aria, anche per i vegetali e il latte i livelli di radioattività rilevati sono
estremamente bassi.
In conclusione si conferma quanto riportato nei precedenti aggiornamenti, e cioè che il passaggio sull’Italia di masse d’aria provenienti dal Giappone (e contenenti tracce di radioattività residua delle emissioni dalla centrale nucleare di Fukushima) non ha prodotto alcun rischio significativo di tipo sanitario per la popolazione italiana.
Assistenza alle persone provenienti dal Giappone
Per i viaggiatori di ritorno dal Giappone dopo l’evento dell’11 marzo, non sono prevedibili contaminazioni elevate, a meno che le persone non abbiano soggiornato, dopo l’11 marzo, in aree nelle immediate vicinanze dell’impianto nucleare di Fukushima.
Al riguardo, il Ministero ha disciplinato, con nota del 25 marzo 2011, il percorso assistenziale alle persone provenienti dal Giappone e il monitoraggio di tale attività, in collaborazione con l’Istituto superiore di sanità.
Nella nota si fa presente che:
•le persone che provengono da aree poste a distanza superiore
ad 80 km (distanza cautelativa suggerita dalla Nuclear Regulatory Commission degli Stati Uniti d’America e adottata anche da altri Paesi europei) non necessitano di alcun tipo di controllo in quanto la permanenza in aree così distanti, dati i bassi livelli di un’eventuale esposizione, non può produrre rischi significativi per la loro salute e ancor meno per la salute delle persone che venissero direttamente a contatto con loro
•le persone che abbiano soggiornato in aree poste a distanza inferiore ad 80 km dalla centrale di Fukushima ugualmente non necessitano di controlli all’ingresso in Italia ma possono rivolgersi ai centri individuati dalle Regioni per la valutazione strumentale dell’eventuale esposizione, previa appropriata raccolta di alcune informazioni anamnestiche.
I risultati delle misure radiometriche effettuate vengono inviati all’Istituto Superiore di Sanità tramite apposite schede. In breve:
•sono state esaminate (dal 16 marzo al 2 maggio 2011) un totale di 288
persone (di cui 251 fino al 25 marzo), in 7 strutture ospedaliere
•la grandissima maggioranza delle persone ha soggiornato a Tokyo o in zone ancora più distanti dalla centrale di Fukushima, e solo 4 persone hanno soggiornato a distanza inferiore ad 80 km
•su 78 persone è stato effettuato un monitoraggio tiroideo, e sono in 2 casi sono stati trovati livelli misurabili
•su 276 persone è stata effettuata l’analisi spettrometrica delle urine, e in 147 casi sono stati riscontrati livelli misurabili di contaminazione da I-131 nelle urine; a tali livelli corrispondono, secondo una stima cautelativa, dosi efficaci sempre inferiori a 1 mSv (millesimi di Sievert) e nella maggioranza dei casi inferiori a 0.1 mSv, cioè dosi tali da non rappresentare un rischio significativo per nessuna delle persone analizzate
•su 61 persone sono state effettuate altre analisi (generalmente di contaminazione esterna), nessuna delle quali ha fornito valori superiori al fondo.
In conclusione, dalle
analisi effettuate non risultano fino ad oggi esposizioni significative per nessuna delle persone che hanno soggiornato in Giappone e che si sono rivolte alle strutture sanitarie preposte.