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Qualcosa si muove in Palestina |
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Un Mediterraneo in rivolta. Tunisini, libici, egiziani, algerini, siriani, yemeniti e via dicendo. Ma i palestinesi? In molti ci siamo infatti interrogati se questi eventi rivoluzionari, questa voglia di democrazia in qualche modo potevano e possono condizionare la questione mediorientale per eccellenza, e cioè il conflitto israelo-palestinese, impantanato ormai in una situazione apparentemente senza via d’uscita. E puntualmente qualcosa di importante è avvenuto. Hamas e l’Autorità nazionale palestinese hanno deciso di ricucire il doloroso strappo che ha portato le due componenti a combattersi anche con le armi. A settembre il presidente Abu Mazen a nome di tutti i palestinesi presenterà alle Nazioni Unite una dichiarazione di indipendenza per smuovere appunto quelle acque torbide nelle quali sono finite le vecchie intenzioni di pace che furono di Arafat e Rabin. E sono già previsti tre appuntamenti elettorali che si dovranno svolgere tra un anno, e cioè le presidenziali, le politiche per il rinnovo del Consiglio legislativo palestinese e il rinnovo del Parlamento palestinese dell’Olp, in cui dovranno entrare anche i movimenti che non ne fanno parte, primo fra tutti Hamas e quello capeggiato da Mustafa Barghouti. Insomma, eppur si muove verrebbe da dire. E se si muove o meno si è discusso inevitabilmente a Torino, presso il salone internazionale del libro, che quest’anno, come è noto, oltre ad essere dedicato alla Russia, ha riservato una sezione minore anche alla Palestina, con la presenza di palestinesi viventi in Cisgiordania e in Israele come lo scrittore Salman Natour. Ieri del "futuro della Palestina" hanno così dibattuto Paola Caridi, giornalista e storica del Medio Oriente; Ilan Pappé, storico israeliano radicalmente ostile alla politica del suo paese e autore di numerosi saggi pubblicati anche in Italia; Sari Nusseibeh, palestinese, professore di filosofia presso la Al-Quds University di Gerusalamme e Jamil Hilal, sociologo palestinese che vive a Ramallah. «Sono anni e decenni che si parla del futuro della Palestina - ha esordito la coordinatrice del dibattito - ma negli scorsi mesi sono successe molte cose importanti soprattutto nel mondo arabo. E credo così che parlare oggi della questione palestinese abbia un sapore un po’ diverso rispetto a quello che avrebbe avuto anche soltanto nel novembre scorso. Credo che quelle rivoluzioni abbiamo influenzato anche ciò che succede tra il Mediterraneo e il Giordano. Uno dei fatti è la riconciliazione tra Hamas, Fatah e tutte le fazioni palestinesi che è stata firmata il 4 maggio scorso non a caso al Cairo. Ovviamente non possiamo sapere quanto cambierà nelle dinamiche politiche interne al mondo palestinese, ma è certo che si tratta di una data della quale dovremmo tenere conto nei prossimi anni». Per Hilal «quello che sta accadendo nei paesi arabi credo sia proprio l’alba di una nuova era, in cui sta emergendo un nuovo medio oriente che si sta costruendo intorno ad una ristrutturazione fondata sulla democrazia. E l’equilibrio del potere sta cambiando sia nella nostra regione che a livello internazionale. Per esempio, l’Egitto sta tornando ad assumere un ruolo di leader nel mondo arabo con la creazione di nuove possibili alleanze. Insomma, questa area geografica sta conoscendo un momento di profonda trasformazione, di cambiamento continuo che non esclude il conflitto israelo-palestinese. E infatti la riconciliazione non è certo frutto di una ritrovata saggezza delle diverse leadership palestinesi, ma è il risultato di questo cambiamento che ha visto anche in questo caso protagonisti i giovani. Sono stati i palestinesi a chiedere la fine del conflitto e nuove elezioni. E sta prendendo corpo dentro di loro l’idea che la Palestina non è soltanto la Cisgiordania e Gaza, ma va ben oltre quei confini, e che il popolo palestinese è uno solo. Qualsiasi nuova strategia non potrà non prendere in considerazione questo fatto». Sari Nusseibeh si è chiesto come si sia arrivati a questa riconciliazione tra Hamas e Fatah e dove potrà condurre i palestinesi. «Dopo le rivoluzioni in Siria e in Egitto - dice il filosofo - Hamas e Fatah si sono trovati improvvisamente senza i loro principali alleati. E così le due leadership si sono trovate in qualche modo obbligate a trovare un terreno comune. La seconda spinta all’unità è invece arrivata dal basso in seguito alle rivoluzioni che abbiamo citato. Questa pressione chiedeva con forza la fine di una sciocca ostilità tra le due fazioni palestinesi. Detto questo - ha sottolineato Nusseibeh - non credo che questi eventi positivi influenzeranno un processo politico che di fatto non esiste. Non credo neanche che l’accordo che è stato firmato necessariamente durerà nel tempo. Credo, insomma, che il futuro sia assolutamente confuso. Una cosa è certa, però, e non è positiva: non si è arrivati all’accordo sul quale si è lavorato in questi ultimi anni e cioè la creazione dei due stati in base ai confini del ’67 con Gerusalemme est capitale della Palestina. E questo purtroppo è un fatto». Anche Pappé è dubbioso: «Quello che sta avvenendo tra le forze palestinesi non credo corrisponda esattamente alle richieste popolari, ma comunque è un punto di partenza. Dopo tutto - ricorda lo storico - l’obiettivo degli israeliani è sempre stato quello di frammentare l’unità palestinese, di minarla. E finché questa frammentazione continuerà ad esistere non ci sarà pace né la soddisfazione delle proprie richieste. Anch’io - ha detto Pappé - faccio fatica a prevedere ciò che accadrà. C’è però un elemento chiaro in questo pur incerto futuro: la politica di Israele». Non c’è insomma, dice lo studioso, alcun cambiamento nella politica dello Stato ebraico a prescindere da quello che è successo tra i palestinesi e gli altri popoli arabi. La sfida però è evidente: più gli arabi, palestinesi inclusi, decideranno di cambiare il corso della propria vita, pretendendo la democrazia, più difficoltà avranno gli israeliani ad esibirsi come l’unico paese democratico dell’area. Insomma il futuro sarà incerto ma un pizzico di ottimismo in più possiamo permettercelo.Vittorio Bonanni
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