Sgarbi debutta su Rai uno e fa flop
 











I dati bocciano il critico: la trasmissione registra appena l’8,27% di share. Un flop. Il sindaco di Salemi ha utilizzato la puntata per rispondere all’inchiesta della magistratura di Trapani che ha sequestrato 35 milioni di euro in beni a Giuseppe Giammarinaro, ex notabile dc, che avrebbe condizionato i lavori della giunta di Salemi. Tutto il resto è noia, in un programma da un milione e mezzo a puntata
Debutto imbarazzante di Vittorio Sgarbi che in prima serata ieri su Raiuno ha raccolto davanti alla tv appena 2,064 milioni di telespettatori, pari all’8,27% di share. Non un flop, di più. La trasmissione costa 1,5 milioni a puntata. Chi l’ha visto, che ne costa 85mila, ha registrato il doppio dello share: più del 16%.  Cinque puntate di Sgarbi costano alla Rai otto milioni di euro. Per raggiungere la stessa cifra si devono sommare 30 puntate di Ballarò (81mila euro ciascuna), 40 di Chi l’ha visto e 18 di Report (111mila euro). Ma Sgarbi fa
flop. E a guardarla, la prima puntata di Sgarbi, qualche dubbio che non potesse essere un successo si aveva.
Vittorio Sgarbi ha bisogno di un’oretta per ambientarsi sul palco di Rai1, durante un’introduzione infinita su se stesso, prima di sferrare l’annunciato attacco al Fatto Quotidiano: “Arriverà la mia vendetta, falsari!”. Il critico d’arte era furioso per l’articolo di ieri che spiegava l’influenza a Salemi di Giuseppe Giammarinaro, un politico locale con interessi nella sanità e amicizie pericolose: Pino terremoto ordina, Sgarbi esegue e la mafia ringrazia. Storie di terre sottratte a Cosa nostra, che il puparo voleva togliere a “quelli di don Ciotti”, storie di un controllo sul Comune amministrato da Sgarbi, che racconta l’ex assessore Oliviero Toscani. Ecco, preso a celebrare il suo mito, Sgarbi sovviene: “Non consentirò di umiliare Salemi dai magistrati”. E chi ha sequestrato 35 milioni di beni a Giammarinaro: “Cose vecchie, chiarite. Quei terreni andranno a Slow Food e
Toscani ha poco senso dell’amicizia”.
Ecco, il sindaco di Salemi che si mostra a un pubblico entusiasta con politici e giornalisti: Anna Maria Bernini del Pdl, Ida Colucci del Tg2, Anna Falchi.  E invece il sontuoso programma di Sgarbi, 1,4 milioni di euro a sera, è proprio una collezione di filmati vecchi con un unico protagonista: Sgarbi medesimo. Dopo l’opposizione di viale Mazzini su dio, il tema era il padre, ma il sindaco è insieme padre, figlio, sorella. Tutto. C’è solo lui. Che racconta ai telespettatori, chissà quanto interessati, perché il regista Martinez l’ha mollato, perché il titolo è diverso: non è più “Il mio canto libero” in onore di Lucio Battisti, forse la vedova non avrebbe apprezzato.
Guai a cambiare canale, passano sempre immagini di repertorio, sembra una caricatura di Blob eppure, parole sue, “c’è dietro un lavoro di sei mesi”. Il programma non inizia mai: non esistono tempi o scalette, solo improvvisazione. Creatività, certo. Quella con Sgarbi che
inneggia al suo egocentrismo e, pur cercando di aspettare un briciolo di senso, le palpebre si chiudono. Ecco, l’effetto del tanto costoso ritorno in televisione del critico in televisione: l’effetto sonnifero. Una noia micidiale a suon di milioni di euro (pubblici).
Anche Nichi Vendola finisce nel tourbillon generato dal flop televisivo di Vittorio Sgarbi, che ieri durante il programma è ritornato sullo "scempio", a suo dire, in atto della Regione con fotovoltaico ed eolico che aveva attaccato solo due settimane fa durante la sua visita a Bari, rimediando una querela da parte del governatore pugliese. "Ho chiamato tante volte Vendola - ha detto Carlo Vulpio, giornalista tra gli autori del programma - ma non è mai venuto. Perché volevo Vendola? Perchè la Puglia è la prima regione in Italia nel fotovoltaico, questo business veramente mafioso. Ad Annozero invece Vendola va, perché gli costruiscono le trasmissioni addosso, come un cavallo sul quale puntare". Durante la trasmissione è
stato mostrato anche il video di un grifone colpito dalle pale eloiche. Pale che avevano ’impressionato’ Sgarbi arrivando a Bari, come aveva poi raccontato.
Il fotovoltaico, ma anche l’eolico e le politiche sull’energia verde della Puglia era stati il terreno di scontro tra il critico e il governatore in occasione della presentazione degli artisti pugliesi alla Biennale. Sgarbi aveva duramente attaccato Vendola definendolo "il più fascista dei fascisti, peggio dell’altoatesino Durnwalder". Lo scontro era partito dall’assenza della Regione Puglia come istitutizione alla 54/a edizione della manifestazione, ma si era spostato su terreno della green economy e degli interessi mafiosi che girerebbero attorno alla cannibalizzazione del territorio. Sgarbidisse del presidente: "una personalità di rilievo né nazionale né regionale, un poeta locale con una sua dolcezza che però ha trapanato la Puglia di pale eoliche. Io mi ritirerei - ha concluso - andrei in campagna a fare poesie". Parlando
di mafie aveva spiegato: "Nel padiglione di Venezia sarà allestito il museo della mafia che avrà al centro un’intera stanza conto la mafia dell’eolico: sarà una denuncia molto grave. E sono molto felice che la Regione abbia deciso di non partecipare alla Biennale, l’unica a non partecipare. Sono felice di non aver a che fare con chi ha voluto questo scempio".Vendola, ha risposto con una querela.
L’ufficio stampa della Rai annuncia la sospensione del programma. «La decisione - si legge nel comunicato - è stata indirizzata al Professor Sgarbi ». La sospensione del programma è legata esclusivamente ai bassi ascolti ottenuti mercoledì sera nella puntata di esordio. È questa la motivazione che viene fornita in ambienti aziendali. Si sottolinea inoltre, apprende l’Agi, che la sospensione in realtà, riguarda una sola puntata perché ne erano previste due in questa fase, per poi ripartire a settembre con altre quattro. Il risultato di mercoledì è fortemente penalizzante per la Rete
ammiraglia rispetto al trend del periodo di garanzia (di solito almeno il doppio, ndr). Di qui la decisione di sospendere subito il programma.