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DOPO RAIOT LA RIVINCITA DI SABINA |
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di Matteo Bartocci
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«Viva Zapatero!» ha appena vinto il nastro d'argento 2006 come miglior documentario dell'anno. Lo hai presentato ai Festival di Rotterdam, Goteborg e al Sundance di Robert Redford. Come ti spieghi un successo così ampio per una storia che purtroppo è molto italiana? Nei cinema c'è sempre la fila e devo dire che la reazione del pubblico è sempre stata molto interessante. Ovunque è stato proiettato il film ha suscitato discussioni bellissime e molto partecipate. Anche all'estero, perché se è vero che altrove la realtà non è mai orrenda quanto in Italia il mio film viene vissuto come un thriller, un incubo che potrebbe realizzarsi anche in altri paesi. Non è un caso che di questo film i tg Rai non riescano proprio a parlare. Forse su RaiTre è andato qualcosa ma nemmeno io so a che ora né dove. Forse il momento più commovente del film è la folla incredibile fuori dall'Auditorium di Roma. Che cosa hai provato quella sera? Fuori c'erano 30mila persone. Nessuno si aspettava una cosa così. Io in quei giorni ero decisamente sotto pressione e per questo sul palco forse non sono andata benissimo. Era la domenica successiva alla chiusura del programma, contro RaiOt sui giornali c'erano tutti i giorni attacchi di ogni tipo, compresa l'accusa terribile di antisemitismo. Avevo litigato con Ferrara a La7, insomma, dovevamo rispondere su tutti i fronti. In più era ancora un periodo in cui pensavamo che saremmo tornati in onda, perché non ci eravamo ancora resi conto che la sospensione sarebbe stata definitiva. Per questo ero costretta ad andare a registrare le altre puntate negli studi della Dear. C'era un'atmosfera tristissima... ricordo ancora con terrore la registrazione di un Buttiglione dopo un'ora e mezzo di trucco e vi assicuro che è davvero difficile lavorare quando non sai se andrai mai in onda. Un altra perla del film è quando ti aggiri davanti la commissione di vigilanza Rai e cerchi di avere qualche spiegazione dai politici del centrodestra. C'è chi ti insulta e chi tira in ballo addirittura tuo padre, senatore di Forza italia. La piazza e il palazzo non potrebbero essere più distanti... Non è il mio mestiere fare domande ai politici e non è stato piacevole incontrare persone che ti detestano o ti disprezzano. E' stato umiliante, anche perché non davano nessuna risposta e spesso erano offensivi. Su tutte le facce si vedeva l'arroganza di chi pensa: «Fai quello che ti pare tanto tu in televisione non ci vai più». Per questo fare il film è stata una gran bella soddisfazione. Non ci pensavano nemmeno che un documentario come «Viva Zapatero!» avesse tutto questo successo. Nel film intervisti autori e attori satirici di mezza Europa. Qual è l'esperienza che ti ha colpito di più o che vedresti bene nel nostro paese? In Italia ci sono molti «satiristi» e comici fortissimi. Perfino più di quelli che ci sono all'estero. Se tornassimo a un grado di civiltà accettabile è una base di partenza invidiabile. Secondo me la censura ha aumentato la consapevolezza in quello che facciamo. Prima della chiusura di RaiOt io tante domande sulla satira non me le ero mai poste. E invece quando cominci a ragionare sul tuo lavoro le prospettive si allargano. Se penso all'estero invidio quello che fanno in Francia i Guignols. E' un lavoro magnifico dietro il quale c'è una struttura produttiva e professionale che nelle nostre televisioni non si è mai vista: 49 marionettisti, 16 autori, una redazione incredibile. In Francia è un'istituzione che va avanti da decenni. Da noi nessuno investirebbe così a lungo termine. Al massimo fai otto puntate e via. Nessuno permette alle persone capaci di migliorarsi. 1996-2006. Di nuovo Prodi-Berlusconi. L'Italia sembra immobile... Magari fosse immobile. I protagonisti sembrano gli stessi ma non è vero. Berlusconi ormai è un alieno, una macchina. Ha una cattiveria e una determinazione che fanno molta più paura di dieci anni fa. E poi è enormemente più ricco e quindi ha una motivazione fortissima. Un politico «normale» ha motivazioni «normali», non è che se vince pensa di diventare il padrone del mondo. Per Berlusconi invece la posta in gioco è infinitamente più alta. Tra poco usciranno molti film su Berlusconi, quello di Deaglio, Moretti... Un documentario può decidere il voto? Berlusconi è senz'altro un personaggio da grande schermo ma le elezioni un documentario non le cambia davvero. Nemmeno la satira. Può cambiare le coscienze e perfino incitare alla resistenza ma le elezioni sono un'altra cosa. Chi accusa il cinema e la satira di fare propaganda politica lo fa in modo del tutto strumentale a una certa idea del potere, come chi vorrebbe far rientrare la satira nella «par condicio». Tanto per citare il film di Deaglio, com'è per te... l'Italia quando c'era Silvio? Sono stati anni duri ma sono anche cresciuta molto artisticamente. Mi sono presa molte responsabilità. E' diverso pensare solo a una storia che funziona dall'avere delle cose urgenti e forse utili da dire. Quando succede, per fortuna tutto l'artificio del cinema e dell'arte va a farsi fottere e questo è un vantaggio dal punto di vista artistico. E l'Italia? L'Italia fa piangere. Soprattutto se vai all'estero è una cosa straziante, provi vergogna e dolore nel dover raccontare quello che succede. L'Italia è triste. Dicevi di una nuova consapevolezza. Hai capito dove si scioglie il nodo tra informazione, satira e politica? Ma il nodo non esiste! La satira, in tutti i suoi generi e in tutte le sue forme, è e deve essere critica. E se si fa satira politica allora ci si basa per forza su date e persone con nomi e cognomi. Mezzo mondo è in fiamme per alcune vignette su Maometto. È il mondo che è un po' nevrotico o è la satira che ha sbagliato bersaglio? Quelle vignette non le ho ancora viste anche se mi hanno riferito che alcune sono di cattivo gusto. Penso però che la satira debba essere liberissima e soprattutto che fare satira sulla religione sia la cosa più urgente da fare. E' evidente che la reazione violenta in molti paesi non dipende dalle vignette ma da ben altro. La satira deve prendersela con i potenti e i musulmani per ora non mi sembrano tanto tali. Nessuna vignetta di per sé può costituire un pericolo. Non è da una vignetta che dipendono le sorti dell'economia o della nazione. Per me prendersela con le vignette significa solo voler limitare la libertà di espressione. Nient'altro. Perché dici che la satira sulla religione è la cosa più urgente? Bisogna assolutamente contrastare questo ritorno così diffuso al dogma e al fanatismo. Come si può sostenere che se uno si offende ha il diritto di reagire con la violenza, con la scomunica, con la censura? Penso che bisogna fare satira soprattutto sul cattolicesimo e sulla chiesa. A scanso di equivoci aggiungo che io sono religiosissima e che prego diverse ore al giorno. Però io per prima prendo in giro il mio credo religioso. So che la religione è una cosa fondamentale per milioni di persone ma come tutto nella vita ha degli aspetti oscuri o che possono generare azioni pericolose. L'umorismo è una terapia per tutto. E non fa male. Da Celentano hai puntato molto su Vespa. Su Repubblica lo hai definito «il simbolo della falsa democrazia e del falso dibattito». Eppure rischia di essere lui l'unico arbitro del «faccia a faccia» tra Prodi e Berlusconi. Fa tutto lui quindi non vedo chi altro potrebbe farlo... Chiunque sia mi sembra uno scenario terrificante. Berlusconi in questi giorni è ovunque, in diretta, in registrata, in replica. La politica ha superato la satira? La satira non è dire cazzate seppure importanti. La satira è critica, quindi non è che in una situazione estrema in cui se ne dicono di tutti i colori non si può più analizzare o prendere in giro. Il problema è che questo in Italia oggi non si può più fare. Il fatto che non ci siano obiezioni da parte di nessuno fa parte di un disegno autoritario. Quando chiusero RaiOt D'Alema disse che l'antiberlusconismo è «rovinoso, minoritario, suicida, e fa perdere le elezioni». Però poi il centrosinistra le elezioni le ha vinte tutte. L'Unione è stata poco antiberlusconiana o il Cavaliere, come dire, ha fatto tutto da sé? In «Viva Zapatero!» abbiamo messo dichiarazioni come quelle a confronto con repliche logiche e argomentate. Il risultato è che il pubblico o ride o piange. Quelle frasi da sole non hanno nessun significato. Nel 2001 Berlusconi ha vinto perché la sinistra gli ha consentito di conquistare il potere aggirando le leggi e la Costituzione. Cose così possono accadere perché non c'è nessuna possibilità di replica. L'unico motivo per cui Berlusconi va in giro a dire quello che dice è perché non c'è nessuno che gli risponde. Qual è il difetto del centrosinistra che metteresti in un tuo ipotetico spettacolo? Rimanderei le critiche a dopo le elezioni. Non vedo difetti nuovi, sono sempre quelli... ... Non mi dire anche tu: «Prima battiamo Berlusconi e poi si vede». Per esempio non credo che nel programma che presenteranno ci sarà una proposta sensata sulla libertà di espressione e di informazione. Con Tana de Zulueta e altri stiamo raccogliendo le firme per una proposta di legge che svincoli la televisione pubblica dal controllo dei partiti. Il mio film si chiama «Viva Zapatero!» proprio per la riforma spagnola della tv. L'Unione dovrebbe garantire che l'informazione sia un contropotere. E' da questo che dipendono gli altri diritti e il funzionamento della democrazia. Le prime due puntate di RaiOt erano sull'informazione e la giustizia (che non è andata in onda). Non ti sembra di aver sposato un versante facile o un po' giustizialista della critica al Cavaliere? Parlare di giustizialismo è un'aberrazione, per me se non c'è giustizia non c'è libertà. Il fatto che persone macchiate di reati gravissimi occupino cariche pubbliche è una ferita radicale alla politica. E poi sono rimasti così pochi gli intellettuali che difendono pubblicamente la giustizia. Secondo me non era affatto un argomento facile. Hai mai ricevuto pressioni dall'Ulivo per la tua satira? Mai. Però l'imitazione di Walter Veltroni fatta da tuo fratello Corrado è andata avanti solo per tre puntate... E' vero, ma non c'è stata alcuna pressione. In passato nessuno ci aveva mai detto: «O fate così o vi chiudo». Venimmo solo a sapere che quell'imitazione non gli era piaciuta. Tra parentesi, pare che un deputato attento ai problemi dell'informazione come Beppe Giulietti (Ds), sia stato escluso dalle liste elettorali.... La dice lunga su quali siano le intenzioni del centrosinistra. Ho firmato un appello per Giulietti perché è stato uno dei pochi che si è battuto veramente per la libertà di espressione e per gli epurati. Da cose così è evidente che sono dei malintenzionati quelli che dobbiamo andare a votare. Il 9 aprile quindi andrai a votare. A me non dispiace Prodi, anzi, lo voterò con piacere. Ho fiducia che lui abbia veramente l'intenzione di cambiare. Non so se ci riuscirà.da Il Manifesto
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