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Libia, Prima consegna petrolio ribelli, vendita a Usa |
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I ribelli libici hanno concluso la vendita di 1,2 milioni di barili di petrolio a una ditta statunitense, la Tesoro. Lo scrive la Cnn citando un comunicato del dipartimento di Stato statunitense, che non precisa il valore economico dell’accordo. La Tesoro, si legge nel comunicato del dipartimento di Stato, ha siglato l’intesa il 25 maggio a Bengasi con il consiglio nazionale transitorio (Cnt). Il carico sarebbe già arrivato ieri a destinazione, a bordo della MT Equator, in un porto delle Hawaii. "Il sostegno americano per ulteriori vendite da parte del Cnt continuerà per significa sostenere maggiori introiti per il popolo libico", si legge nel comunicato del dipartimento di Stato. L’annuncio arriva nello stesso giorno in cui si apre negli Emirati Arabi uniti il terzo vertice del gruppo di contatto sulla Libia. Gli Usa saranno rappresentati dal segretario di Stato Hillary Clinton. Washington non ha ufficialmente riconosciuto il Cnt, ma fonti dell’amministrazione precisano che il caso è ancora in fase di valutazione, e che "non c’é ancora una decisione finale". OGGI AD ABU DHABI TERZA RIUNIONE GRUPPO CONTATTO - Si tiene oggi ad Abu Dhabi la terza riunione del Gruppo di contatto sulla Libia. Il ministro degli esteri, Franco Frattini, aprirà, dopo un pranzo di lavoro, i lavori insieme al collega degli Emirati Arabi, Abdallah Bin Zaied Al Nahyan. La riunione dovrà discutere dei meccanismi di finanziamento al Consiglio Nazionale Transitorio dei ribelli libici (Cnt) per l’assistenza umanitaria e l’amministrazione e l’amministrazione dei territori controllati dagli insorti, ma anche del futuro della Libia nel dopo conflitto. Per la Farnesina, "la Comunità internazionale deve farsi carico dello scongelamento, almeno parziale, degli asset libici per consentire l’afflusso di beni di prima necessità al Cnt". Poche ore dopo il nuovo monito di Muammar Gheddafi, "rimarrò a Tripoli, vivo o morto", un altro diluvio di bombe è piovuto sulla capitale libica, con i jet della Nato che hanno sganciato nel complesso oltre 80 ordigni nelle ultime 24 ore, la gran parte nell’area del compound di Bab el-Aziziya che ospita la residenza del rais. La risposta militare di Tripoli non si è fatta attendere, e stamani all’alba i soldati di Gheddafi hanno lanciato una imponente offensiva contro Misurata, la città martire tornata sotto un intenso bombardamento di artiglieria e missili Grad che hanno provocato oltre 10 morti e decine di feriti tra i ribelli. Secondo il New York Times, i raid Nato di queste ore, probabilmente a colpi di bombe a penetrazione anti-bunker, hanno devastato un’area di circa un ettaro all’interno del compound, distruggendo sei o sette edifici principali. Il regime ha denunciato 31 vittime civili, ma i reporter stranieri, portati sui luoghi dei bombardamenti, hanno verificato solo una vittima ’civile’, un cadavere rinvenuto tra le macerie. All’alba di oggi intanto, a circa 200 chilometri a est dalla capitale, le forze del rais hanno tentato un attacco in grande stile contro Misurata. Un intenso bombardamento, con razzi e artiglieria, "é iniziato alle 5 del mattino", ha raccontato al Guardian uno dei ribelli feriti nei combattimenti nelle strade della città. Un’ora dopo l’inizio del lancio di razzi, tra i 2.000 e i 3.000 soldati del rais hanno scatenato un’offensiva di terra, riuscendo ad avanzare per quasi tre chilometri verso l’interno della città a bordo di pick up e altri mezzi. Poi sono stati fermati dalle armi. Secondo i ribelli, le forze di Gheddafi hanno patito numerose perdite: "Abbiamo sparato molto, ho visto almeno 70 corpi a terra", racconta un ribelle reduce dal fronte, che si trova a un paio di chilometri dal porto di Misurata. La pioggia di proiettili di artiglieria e mortai è andata avanti fino al primo pomeriggio, con le esplosioni delle bombe che si "mescolavano alle preghiere degli imam nelle moschee che invitavano a tenere il morale alto". Alla fine, l’ospedale Hikma della città ha registrato almeno 10 morti e 26 feriti. Secondo gli osservatori si tratta dell’attacco di fanteria "più imponente delle ultime settimane", ma le forze del rais sono apparse carenti in coordinamento, anche per guidare l’artiglieria, mentre appare oramai chiaro che i soldati di Tripoli non possano più contare su carri armati o altri mezzi pesanti. E i ribelli chiedono ora a gran voce l’intervento degli elicotteri da combattimento britannici e francesi. NATO: FINIREMO MISSIONE, PIU’ SOSTEGNO - I ministri della Difesa della Nato si sono impegnati "a provvedere ai mezzi necessari e la massima flessibilità operativa" per sostenere gli sforzi militari in Libia "ed accolgono con favore i contributi aggiuntivi ai nostri sforzi congiunti". Lo affermano in una dichiarazione approvata oggi a Bruxelles in cui esprimono "determinazione" per concludere con successo la missione. "Abbiamo intensificato i nostri sforzi, anche attraverso il dispiegamento di elicotteri di attacco, e siamo determinati a proseguire le operazioni a protezione del popolo libico finché sarà necessario", dichiarano i ministri, che stamattina hanno approvato il prolungamento di Unified Protector per altri 90 giorni. "Siamo risoluti a mettere in campo i mezzi necessari", assicurano i 28, ribadendo i tre obiettivi definiti a Berlino: cessate il fuoco contro i civili, ritiro verificabile di tutte le truppe di Gheddafi, pieno accesso degli aiuti umanitari. "Il tempo sta lavorando contro Gheddafi che ha chiaramente perduto la propria legittimità e che perciò deve andarsene", dichiarano i ministri. "Non c’é futuro per un regime che ha sistematicamente minacciato e attaccato la propria popolazione". |
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