Afhganistan, Obama mantiene l’impegno: "Via entro il 2012"
 











Barak Obama

Trentatremila soldati americani di stanza in Afghanistan torneranno a casa entro l’estate del prossimo anno: lo ha annunciato nella notte il presidente Usa, Barack Obama, e sara’ il primo passo verso la fine della lunga, cruenta e costosa guerra; una conclusione -ha detto- che punta a rilanciare il ruolo dell’America e a risollevare le sorti della sua economia. "Questo e’ l’inizio, non la fine, del nostro sforzo per metter fine alla guerra", ha detto dalla Sala Est della Casa Bianca, in piedi dietro a un podio. Gia’ il prossimo mese comincera’ il ritiro dei primi soldati, 10mila uomini rientreranno entro la fine dell’anno e ne seguiranno circa 23mila entro la fine della prossima estate. Il resto tornera’ a casa a poco a poco, per completare il rientro nel 2014, la data concordata nel vertice della Nato dello scorso novembre a Lisbona. Obama ha promesso che gli Stati Uniti, a un punto cruciale della loro politica - che faticano a recuperare l’immagine all’estero, a risanare l’economia e ad abbassare il tasso di disoccupazione- mettono fine in tal modo al decennio di avventure militari, messo in moto dagli attacchi dell’11 settembre 2001. Washington non cerchera’ piu’ di costruire un "perfetto" Afghanistan da una nazione traumatizzata da una storia sanguinaria, ha detto il presidente in un discorso di 13 minuti trasmesso in primetime, ma si dedichera’ invece al fronte interno: "America -ha detto- e’ tempo di concentrarsi sul costruire una nazione a casa".
I documenti recuperati nella villa-bunker dove e’ stato ucciso Osama bin Laden dimostrano come al Qaeda sia in grave difficolta’ ed "incapace di sostituire in modo efficace" la leadership della rete terroristica. Lo ha detto il presidente Usa, Barack Obama. "Le informazioni che abbiamo raccolto dalla villa di bin Laden dimostrano che al-Qaeda soffre enormemente", ha affermato il presidente Usa. Tali documenti -ha spiegato- mostrano come bin Laden era "preoccupato" del
fatto che al-Qaeda "non fosse in grado di sostituire i capi uccisi e il fatto che non fosse riuscito a rappresentare gli Usa come una nazione in guerra contro l’Islam. Al-Qaeda rimane "pericolosa", ha concluso Obama chiedendo di mantenere alto l’allerta, ma "siamo sulla strada che porta alla sua distruzione e non ci fermeremo fino a quando il lavoro non sara’ fatto".
I TALEBANI - I talebani liquidano come un mero "passo simbolico" l’annuncio del prossimo ritiro delle truppe statunitensi dall’Afghanistan e definiscono "privi di fondamento" gli asseriti progressi annunciati dalla Casa Bianca nel tormentato Paese. La nota diffusa a Kabul, a commento del discorso pronunciato dal presidente Usa, Barack Obama, accusa l’amministrazione Usa di "dare continuamente false speranze alla sua nazione sulla fine della guerra e di parlare di ’vittoria’ senza alcun fondamento". Il popolo americano dunque, e’ il monito del movimento fondamentalista, dovrebbero dunque attivarsi per fermare l’inutile
bagno di sangue.
CAMERON - Il premier britannico, David Cameron, si e’ detto "pienamente d’accordo" con il presidente Usa, Barack Obama, sulla necessita’ di mantenere "una pressione continua" sui ribelli afghani, nonostante la riduzione delle truppe. Obama ha telefonato a vari leader internazionali mercoledi’ per comunicare la sua decisione di riportare a casa, entro l’estate 2012, 33mila soldati statunitensi dall’Afghanistan. Oltre a Cameron, Obama ha telefonato al presidente afghano, Hamid Karzai e a quello pakistano, Asif ali Zardari, al segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen; al presidente francese, Nicolas Sarkozy, e al cancelliere tedesco, Angela Merkel. "Il primo ministro si e’ detto pienamente d’accordo con la valutazione del presidente, riguardo ai buoni progressi realizzati sul fronte di una transizione sicura", ha fatto sapere un comunicato di Downing Street: entrambi sono concordi che "al momento, i progressi nella transizione permetteranno di esercitare
una pressione continua sull’insurrezione, pur consentendo una graduale riduzione delle forze Isaf".
militare morto in afghanistan
GERMANIA - Il ministro degli Esteri tedesco, Guido Westerwelle, ha apprezzato il discorso con il quale il presidente Usa, Barack Obama, ha annunciato un’ampia riduzione del contingente di truppe in Afghanistan e ha confermato che la Germania comincera’ a ridurre le proprie dalla fine di quest’anno. "La prospettiva del ritiro e’ ora concreta: vi ha lavorato faticosamente la comunita’ internazionale e noi stessi da piu’ di un anno", ha detto Westerwelle in una nota diffusa dal suo ufficio. Il ministro ha aggiunto che il discorso di Obama e’ "un chiaro riconoscimento degli Stati Uniti alla strategia internazionale attuata in Afghanistan che punta a cedere la responsabilita’ della sicurezza dell’Afghanistan all’Afghanistan e ad approfittare degli spazi aperti per una riduzione della presenza internazionale delle truppe". "Come gli Stati Uniti anche la
germania dara’ il suo apporto alla responsabile applicazione della strategia internazionale. Ed e’ nostro obiettivo cominciare a ridurre per la prima volta alla fine di questo anno il nostro contingente di truppe". Westerwelle loda anche il fatto che Obama "abbia sottolineato di nuovo la necessita’ di un processo politico in Afghanistan. Il governo federale e’ d’accordo con i nostri alleati statunitensi: senza un fruttuoso processo politico e la riconciliazione tra gli afghani non si potra’ arrivare alla stabilizzazione dell’Afghanistan".
FRANCIA - Il presidente francese, Nicolas Sarkozy, ha annunciato un ritiro delle truppe dall’Afghanistan "in maniera proporzionale e con un calendario comparabile" a quello degli Stati Uniti: lo ha reso noto l’Eliseo, con un comunicato diffuso poche ore dopo l’annuncio del presidente Usa, Barack Obama di una riduzione, entro l’estate 2012, di un terzo delle truppe statunitensi stanziate in Afghanistan. Sarkozy, che non ha ipotizzato numeri, aveva
parlato mercoledi’ con Obama, poco prima che questi annunciasse i suoi piani. Il capo dell’Eliseo ha confermato che la Francia "rimarra’ pienamente impegnata con i suoi alleati a fianco del popolo afghano per completare il processo di transizione"; in questo senso, ha ricordatp che la transizione delle responsabilita’ alle autorita’ afghane sul terreno della sicurezza "continuera’ fino al 2014", secondo gli obiettivi fissati dal vertice della Nato, a Lisbona, nel novembre scorso. Attualmente sul suolo francese sono distribuiti 4.000 soldati francesi e, dall’inizio delle operazioni internazionali, alla fine del 2001, sono rimasti uccisi nel Paese 62 soldati (la maggior parte nella regione di Kapisa, vicino alla frontiera con il Pakistan). Il ritiro definitivo delle forze della coalizione in Afghanistan e’ previsto per l’estate 2014; ma la questione di un primo parziale ritiro delle truppe francesi si sta ponendo con forza anche in Francia, ad un anno delle presidenziali. Alcuni giorni fa, il ministero della Difesa ha ricordato che "l’obiettivo di un ritiro parziale nella seconda meta’ del 2011 rimane un’opzione aperta e studiata".